Doc lgbt del 2014: “Ci chiamano diversi”, storie delicate e politiche

ci chiamano diversi

ci_chiamano_recensione1L’anno che sta per finire ci ha regalato, a livello di cinematografia a tematica LGBT, una serie di piccoli e grandi gioielli. Nella grande distribuzione un titolo tra tutti va ricordato: Pride. Non dirò le ragioni per cui questo film va visto. Un solo consiglio: recatevi al cinema e di lasciatevi estasiare dalla sua bellezza. E con questo passo ad altro. Ho già parlato infatti, riguardo la documentaristica, delle opere di Pecchioli e di Soldi, “Lei disse sì” e “Non so perché ti odio”. Su questo filone si colloca l’opera prima di Vincenzo Monaco, giovane film-maker siciliano che si è cimentato nella regia di “Ci chiamano diversi” (qui potete vedere il doc per intero), al quale per altro ho avuto il piacere di partecipare.

Quello di Monaco è un viaggio per l’Italia, come afferma lui stesso già dai primi minuti del suo documentario. Un viaggio che da Pinerolo, terra di don Franco Barbero, arriva fino al sud, nella Sicilia del Palermo Pride, passando dal nord al sud della nostra penisola per le storie di esponenti del mondo della cultura e dell’associazionismo LGBT e per quelle di persone più quotidiane, ma le cui scelte si rivelano altrettanto rivoluzionarie.

Come Gloria e Simona, che parlano della loro avventura: un matrimonio all’estero, gli ennesimi cuori in fuga e il desiderio di una famiglia normale. E ancora una casa col giardino, un cane dolcissimo, un progetto di vita che crea nuova vita… e mentre le guardi e le vedi così giovani, quasi fragili eppure così determinate nel raggiungere il loro scopo, ti ricordano che «essere se stessi non è mai sbagliato». E lì, nel loro sorriso pulito e libero, capisci dove sta la ragione e sai che risiede altrove la pazzia di questo mondo.

ci_chiamano_recensione2E tra quelle pagine fatte di immagini e di narrazioni delicate, emergono le figure di Lino e Laura Manfredi, membri dell’Agedo, che parlano della fierezza di avere un figlio gay: «Di che cosa dovremmo vergognarci? Si può vergognare un mafioso, un corrotto, uno che porta i soldi all’estero. Noi amiamo nostro figlio, lo abbiamo cresciuto con amore. Vergognarci di cosa?» E lo dicono, ancora increduli, ricordando una trasmissione televisiva che li voleva intervistare, oscurando il loro volto, per “proteggerli” dall’omosessualità del loro ragazzo.

La cifra culturale di questo film si può riassumere, a ben vedere, dalle parole di Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice che ha lasciato una sua testimonianza: «La lotta per i diritti non è: noi siamo uguali agli altri e dobbiamo avere gli stessi diritti degli altri. No! Noi dobbiamo avere gli stessi diritti perché noi siamo come siamo». Si rivendica – in questa sequenza di scene di vita, mentre si cerca di spiegare a chi poco ne sa cosa sono le cosiddette persone LGBT – la bellezza di essere ciò che si è. E che proprio per questo si vuole ottenere un riconoscimento. Non per rassicurare chi vorrebbe che non esistessimo, ma per dar voce e forza alle nostre reciproche identità.

ci chiamano diversiUn documentario, quello di Monaco, che si vede e si “legge” come una storia. Attraversa le violenze e le discriminazioni, ricorda le vittime di omofobia, i ragazzi che si sono uccisi per una parola di troppo – fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i discorsi dei politici che si possono sentire in apertura del film – per poi arrivare a un lieto fine, costruito con le scene di un matrimonio e, come si accennava prima, con quella nuova vita che nasce con i bambini e le bambine delle Famiglie Arcobaleno, che gridano all’unisono la loro gioia per essere venuti/e al mondo grazie all’amore e alla volontà di papà e di mamme che hanno deciso di averli.

Una narrazione delicata eppure pienamente politica. E, valore aggiunto a parer mio, uno sguardo senza sbavature e senza facili retoriche di circostanza. Aspetto poi non così scontato, quando si trattano certe tematiche. Vincenzo Monaco invece lo fa, anche lui, con fare limpido e pulito. Lo stesso che ha saputo tirar fuori dalle voci delle persone che ha conosciuto e delle quali ci ha regalato sogni e speranze.

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