Gay come personaggi di fantasy nella tv da circo mediatico: ora basta

Gay come personaggi di fantasy nella tv da circo mediatico: ora basta - ferilli chiambretti - Gay.it Blog

ferilli_chiambretti1Era una notte come un’altra di molti anni fa e Sabrina Ferilli, intervistata a Chiambretti Night, sentì l’esigenza di proferire una delle sue immani verità: «La sinistra sbaglia nel momento in cui una coppia gay viene messa al primo posto di una coppia eterosessuale, intesa come famiglia nel senso tradizionale, e noi il senso tradizionale lo dobbiamo rispettare… perché invertire delle tendenze che sono giuste e si appoggiano su fondamenti giusti? […] Alcune persone di sinistra, nel momento in cui appoggiano troppo un concetto sugli omosessuali, fanno diventare antipatici gli omosessuali».

Uso della lingua italiana a parte – basterebbe già solo questo a qualificare l’intervento della signora dei sofà – e al di là del recupero delle categorie freudiane dell’inversione, l’esempio è indicativo di un malcostume tutto italiano per cui, quando si parla di questione LGBT, i media seguono il solito, perverso, copione: si mettono in mezzo soubrette, calciatori o cantanti (meglio ancora se analfabeti di ritorno), si aggiunge un politico (di cui vergognarsi a prescindere, magari) e, visto che non ci facciamo mancare nulla, l’immancabile prete a dare la sua “benedizione”. Poi, siccome siamo politicamente corretti, non ce lo vuoi mettere pure un gay vero? E allora chi chiami? La macchietta in stile Vizietto oppure quello che ti fa aumentare lo share perché magari col prete ci litiga.

domenico_sigaliniFaccio questo preambolo perché l’imminente puntata di AnnoUno sembra aver recuperato tutti questi ingredienti che, se mescolati insieme, rischiano di riprodurre la solita maionese mediatica destinata a far impazzire la gay community. Migliaia di persone, cioè, costrette a vedersi rappresentate o come eccesso o come elemento di troppo di una società in cui vivono e operano come chiunque altro. Si spera, va da sé, che ciò non accada. Aspettiamo di vedere la puntata, per tirare un sospiro di sollievo. Ma l’informazione italiana ha molto da farsi perdonare, in merito.

Sembra infatti che per i media nostrani non si possa parlare di questione omosessuale senza collocarla nella sfera del gossip da bar (con il Cassano di turno nel ruolo di opinionista) e senza quell’occhio sociale intriso di pregiudizio e rappresentato, appunto, dall’istanza religiosa e politica. La narrazione sul tema si snoda, perciò, su una (bi)polarità opposta tra giornalismo scandalistico e pseudo-inchiesta. Ricordo per altro, visto che si parla di carta stampata (e delle estensioni on line), i famosi delitti maturati “in ambienti gay”, che stanno alla realtà delle cose e alla logica come gli attentati di mafia stanno alle “stragi etero”.

giovanardi_minacciaIn questo pendolo che oscilla tra noia e dolore (entrambi tutti nostri, per altro) raramente tv e giornali sanno fare quello per cui sono chiamati a esistere: una corretta informazione su tematiche specifiche. Perché diciamocelo chiaramente: anch’io, come chiunque altro, bevo acqua e pretendo che sia buona e pubblica, ma non ho nessun titolo per parlare di referendum sulla privatizzazione dei servizi comunali. E, vi stupirà saperlo, provengo da una terra a forte rischio sismico, ma dubito che sarei stato invitato a parlare degli effetti devastanti del terremoto di Fukushima. Rispetto a problematiche sociali o a temi peculiari si chiamano persone qualificate, scienziati, esperti del settore. Perché per portare conoscenza su un fenomeno occorre chi quel fenomeno stesso lo conosca e pure bene. O ribaltando la questione: prete a parte – già non sa cosa sia una famiglia “tradizionale”, cosa vuoi che sappia di quelle arcobaleno? – non è che siccome ad uno piacciono altri maschi, oppure fa tv spazzatura o siede in parlamento da sempre, è titolato a parlare di unioni civili, matrimonio egualitario, famiglie arcobaleno, ecc. Giusto per fare un discorso generale.

Sarebbe gradito, in altre parole, che i media osservassero un maggior rispetto, nella rappresentazione che fanno delle nostre vite, di ciò che siamo. Anche perché troppo spesso ci descrivono al pari di creature fantasy, nel bene e nel male, e questo non aiuta a depotenziare stigma e pregiudizio. Rispetto che passa, ad esempio, dall’invitare persone che sanno di cosa parlano perché si occupano di certi temi quotidianamente, e non personaggi da circo mediatico. Se ci si permette un suggerimento.

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