Diritti Umani – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Wed, 14 Jul 2021 14:23:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 I (Soliti) Sospettabili https://blogs.gay.it/smalltownboys/i-soliti-sospettabili https://blogs.gay.it/smalltownboys/i-soliti-sospettabili#respond Tue, 08 Mar 2016 14:57:34 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2933

Parafrasando Aldo Busi in una delle sue ultime apparizioni televisive, anche noi vorremmo dire che “non c’è uomo più virile di colui che va in piazza (nell’agorà) e mostra fiero la propria identità“, compresa quella sessuale, senza nascondersi. In un certo senso, uno degli esseri più virili esistenti è l’uomo o la donna gay/trans dichiarati. Più coraggiosi degli altri semplicemente perché osteggiati dalla società di cui fanno parte.

Alcuni di noi (parliamo di gay maschi, ma lo stesso vale anche per le ragazze) non rispettano il ruolo di genere attribuito dalla società. Il ruolo di genere consiste in quell’insieme di comportamenti, desideri, inclinazioni, aspettative e possibilità che la società ci assegna automaticamente per il fatto di essere maschi o femmine. È una dimensione del costrutto multidimensionale rappresentato dall’identità sessuale. Ed è anche una dimensione sociale e storica. La condizione di chi non rispetta il ruolo di genere assegnatogli dalla società si può definire “atipicità di genere”. Non è una condizione né negativa né positiva; è la semplice divergenza dal dualismo uomo/donna che prevale nella nostra società.

La maggior parte delle persone, però, non sopporta l’atipicità: noi, i gay effeminati, siamo quelli “delicati”, “gentili”, ma anche quelli “superficiali” e “vanitosi”, sempre per definizione altrui. Ma vi siete mai fermati a pensare quanto coraggio ci vuole per essere come noi? Per essere ciò che “la gente adora odiare”?

I (Soliti) Sospettabili - latest?cb=20130419150603 - Gay.it Blog

Non è una cosa che abbiamo scelto. Il nostro coraggio ci è stato imposto dall’esterno. Siamo coraggiosi, per forza. Gli altri ci hanno affibbiato un ruolo sulla base della nostra atipicità, e non ce l’hanno comunicato con gentilezza, ma ce lo hanno urlato contro, sputato in faccia, scritto sui muri della scuola media. Questo continuo, obbligato, confronto con le nostre differenze rispetto agli altri ci ha sicuramente ferito in un momento, quello dell’adolescenza, in cui il desiderio di tutti è di trovare un gruppo di pari a cui omologarsi, in cui nascondersi e con cui essere un tutt’uno.

Noi, però, siamo stati tagliati fuori. Molti di noi, per fortuna, ne sono usciti rafforzati e anzi, hanno imparato a camminare sulle proprie gambe, a testa alta e borsetta in spalla.

Non tutti i gay sono visibili, ovviamente. E non tutte le persone considerate gay per come si comportano lo sono.

Ma noi, gay con atipicità di genere, e dunque visibili o sospettabili (chiamateci come volete), perchè non rispettiamo un ruolo di genere imposto, siamo orgogliosi di ciò che siamo! Non chiediamo mica che il mondo assomigli a noi. Ma non vogliamo assomigliare a nessun altro che a noi stessi. I nostri vestiti, i nostri modi di fare, le nostre parole, le nostre passioni: anche se non abbiamo scelto noi come essere, abbiamo scelto di esserlo liberamente. Ecco il nostro modo di autodeterminarci, contro l’omofobia della società e contro quella che affligge molti gay. Basti vedere gli annunci anti-effeminati sulle app di incontri (“masc per masc”, “bsx per bsx”, “solo veri uomini, solo maschili, no checche, no manine che si muovono troppo”); addirittura esistono nuove app che ci escludono a priori se non siamo maschili e muscolosi. Se non sembri etero, staiostentando”. Se sei femmineo allora sei o passivo … o passivo. Così non è. Il nostro comportamento è naturale e sociale quanto quello di un etero che urla davanti alla partita e parla di fica (sì, gli piacerebbe…) con i suoi amici.

I (Soliti) Sospettabili - giphy downsized large - Gay.it BlogLe esagerazioni servono per provocare. Quei comportamenti “esasperati” di cui spesso ci accusano li abbiamo fatti nostri, fieramente. Come gli insulti. Finché una cosa dà fastidio, è doveroso sbatterla in faccia alla gente; che non per questo ci odierà di più, ma si abituerà. Ecco perché abbiamo bisogno delle Femen e dei loro seni e corpi nudi che infastidiscono così tanto le persone sessiste, spesso inconsapevoli di esserlo, e inconsapevoli pure del fatto che il seno non è un organo genitale. Finché il corpo nudo, il bacio gay, la camminata stile runway per il corso cittadino e i vestiti femminili su corpi maschili (o viceversa) saranno necessari. Non per puro gusto della provocazione (in fondo, non dimentichiamo che la provocazione può anche far riflettere), ma come necessità sociale per cambiare la percezione ristretta di molti. Prima si abituerà l’occhio, poi la mente. Perché le differenze fanno ancora così paura e spaventano buona parte della stessa comunità LGBTQI?

L’omologazione non è la soluzione. Chi dice che si debba essere identici per avere gli stessi diritti? Stessi diritti perché siamo differenti ma siamo uomini e donne. Gay effeminati o lobby gay, occhialuti, rotondi, magri, twink, asiatici, diversamente abili, immigrati. Che vi piaccia o meno!

[youtube id=”pd2Gzkkwe9Q” align=”center” mode=”normal” autoplay=”no”]

]]>
https://blogs.gay.it/smalltownboys/i-soliti-sospettabili/feed 0
Omofobi italiani e integralisti islamici: così lontani, così vicini https://blogs.gay.it/faccio-cose-vedo-gender/omofobi-italiani-integralisti-islamici https://blogs.gay.it/faccio-cose-vedo-gender/omofobi-italiani-integralisti-islamici#respond Sat, 02 Jan 2016 12:27:54 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2197

Omofobi italiani e integralisti islamici: così lontani, così vicini - isis quindicenne base - Gay.it BlogChe gli omofobi e gli integralisti cattolici non perdano occasione per sfruttare la qualunque nella loro quotidiana gara a chi la spara più grossa ormai lo sapevamo e ci eravamo abituati. Quello a cui invece non mi abituerò mai è la faccia tosta con cui alcuni di loro si mancino perfino a sfruttare i gay trucidati da ISIS o altre teicrazie islamiche contro i gay italiani.

Quando arrivano le drammatiche notizie di gay trucidati in qualche stato islamico di solito, come quella terribile di oggi del quindicenne buttato giù da un palazzo, omofobi e integralisti cattolici, si chiedono provocatoriamente “dove sono i gay? Perché non condannano i musulmani? Se la prendono solo con la chiesa cattolica?”.

Ma cari miei, dove volete che siano i gay italiani? Ci troverete dove siamo sempre stati: in prima linea a condannare con fermezza ogni barbarie perpetrata contro i cittadini LGBT ad ogni latitudine del globo terraqueo.

Omofobi italiani e integralisti islamici: così lontani, così vicini - sinodo famiglia - Gay.it Blog

La stessa cosa però non si può dire della Chiesa Cattolica. Anzi.

Prendete ad esempio il documento finale del recente Sinodo sulla famiglia. Il documento infatti contiene una grossa bugia tesa a coprire una scandalosa verità.
Nel documento si parla di omosessualità come “tendenza” e di aiuti per le famiglie che hanno bisogno di affrontare questo “problema”. Quindi, bontà loro, ho scoperto così di avere una tendenza problematica. Ma questo purtroppo è il meno. Veramente il meno.

I padri sinodali infatti hanno visto bene di scrivere nero su bianco una severa reprimenda alle democrazie occidentali colpevoli secondo loro di promuovere il matrimonio gay nei paesi più poveri e meno sviluppati in cambio dei soldi della cooperazione internazionale. Peccato che questa sia una colossale bugia. Nessuna democrazia occidentale promette soldi al Terzo Mondo in cambio del matrimonio gay. Nessuna. In realtà i paesi occidentali promettono fondi e aiuti ai paesi in via di sviluppo in cambio di una tutela più stringente dei diritti umani. Recentemente fra le richieste è stata inserita anche quella di decriminalizzazione dell’omosessualità in quei paesi dove essere gay è un reato severamente punito dalla legge, anche con la pena di morte.

gay-africaEcco, il documento del Sinodo sulla famiglia ha stabilito che la Chiesa Cattolica si schiera al fianco di quei governi, spesso dittature, spesso teocrazie islamiche, che puniscono con la galera, le pene corporali o la pena di morte l’omosessualità. La Chiesa cattolica si è schierata contro le democrazie occidentali che agiscono in favore del rispetto dei diritti umani e a favore della discriminazione, spesso per legge, dell’omosessualità.

Gli “addetti ai lavori” non si stupiranno. La Chiesa Cattolica non è nuova a queste azioni. Molti infatti ben ricordano la ferma presa di posizione in sede ONU della Santa Sede contro la risoluzione per la decriminalizzazione dell’omosessualità, presentata come una “odiosa ingerenza nella politica interna degli Stati”.

Io sono cristiano, non sono cattolico, e sono omosessuale. Quindi, cari omofobi e cari integralisti cattolici, prima di chiedere dove siamo noi gay nella lotta contro le barbarie di ISIS date una controllatina a dove siete voi, ossia al fianco degli integralisti islamici.

]]>
https://blogs.gay.it/faccio-cose-vedo-gender/omofobi-italiani-integralisti-islamici/feed 0
Doc lgbt del 2014: “Ci chiamano diversi”, storie delicate e politiche https://blogs.gay.it/dario-accolla/doc-lgbt-del-2014-ci-chiamano-diversi-storie-delicate-e-politiche https://blogs.gay.it/dario-accolla/doc-lgbt-del-2014-ci-chiamano-diversi-storie-delicate-e-politiche#respond Tue, 30 Dec 2014 09:47:07 +0000 https://blogs.gay.it/?p=378

ci_chiamano_recensione1L’anno che sta per finire ci ha regalato, a livello di cinematografia a tematica LGBT, una serie di piccoli e grandi gioielli. Nella grande distribuzione un titolo tra tutti va ricordato: Pride. Non dirò le ragioni per cui questo film va visto. Un solo consiglio: recatevi al cinema e di lasciatevi estasiare dalla sua bellezza. E con questo passo ad altro. Ho già parlato infatti, riguardo la documentaristica, delle opere di Pecchioli e di Soldi, “Lei disse sì” e “Non so perché ti odio”. Su questo filone si colloca l’opera prima di Vincenzo Monaco, giovane film-maker siciliano che si è cimentato nella regia di “Ci chiamano diversi” (qui potete vedere il doc per intero), al quale per altro ho avuto il piacere di partecipare.

Quello di Monaco è un viaggio per l’Italia, come afferma lui stesso già dai primi minuti del suo documentario. Un viaggio che da Pinerolo, terra di don Franco Barbero, arriva fino al sud, nella Sicilia del Palermo Pride, passando dal nord al sud della nostra penisola per le storie di esponenti del mondo della cultura e dell’associazionismo LGBT e per quelle di persone più quotidiane, ma le cui scelte si rivelano altrettanto rivoluzionarie.

Come Gloria e Simona, che parlano della loro avventura: un matrimonio all’estero, gli ennesimi cuori in fuga e il desiderio di una famiglia normale. E ancora una casa col giardino, un cane dolcissimo, un progetto di vita che crea nuova vita… e mentre le guardi e le vedi così giovani, quasi fragili eppure così determinate nel raggiungere il loro scopo, ti ricordano che «essere se stessi non è mai sbagliato». E lì, nel loro sorriso pulito e libero, capisci dove sta la ragione e sai che risiede altrove la pazzia di questo mondo.

ci_chiamano_recensione2E tra quelle pagine fatte di immagini e di narrazioni delicate, emergono le figure di Lino e Laura Manfredi, membri dell’Agedo, che parlano della fierezza di avere un figlio gay: «Di che cosa dovremmo vergognarci? Si può vergognare un mafioso, un corrotto, uno che porta i soldi all’estero. Noi amiamo nostro figlio, lo abbiamo cresciuto con amore. Vergognarci di cosa?» E lo dicono, ancora increduli, ricordando una trasmissione televisiva che li voleva intervistare, oscurando il loro volto, per “proteggerli” dall’omosessualità del loro ragazzo.

La cifra culturale di questo film si può riassumere, a ben vedere, dalle parole di Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice che ha lasciato una sua testimonianza: «La lotta per i diritti non è: noi siamo uguali agli altri e dobbiamo avere gli stessi diritti degli altri. No! Noi dobbiamo avere gli stessi diritti perché noi siamo come siamo». Si rivendica – in questa sequenza di scene di vita, mentre si cerca di spiegare a chi poco ne sa cosa sono le cosiddette persone LGBT – la bellezza di essere ciò che si è. E che proprio per questo si vuole ottenere un riconoscimento. Non per rassicurare chi vorrebbe che non esistessimo, ma per dar voce e forza alle nostre reciproche identità.

ci chiamano diversiUn documentario, quello di Monaco, che si vede e si “legge” come una storia. Attraversa le violenze e le discriminazioni, ricorda le vittime di omofobia, i ragazzi che si sono uccisi per una parola di troppo – fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i discorsi dei politici che si possono sentire in apertura del film – per poi arrivare a un lieto fine, costruito con le scene di un matrimonio e, come si accennava prima, con quella nuova vita che nasce con i bambini e le bambine delle Famiglie Arcobaleno, che gridano all’unisono la loro gioia per essere venuti/e al mondo grazie all’amore e alla volontà di papà e di mamme che hanno deciso di averli.

Una narrazione delicata eppure pienamente politica. E, valore aggiunto a parer mio, uno sguardo senza sbavature e senza facili retoriche di circostanza. Aspetto poi non così scontato, quando si trattano certe tematiche. Vincenzo Monaco invece lo fa, anche lui, con fare limpido e pulito. Lo stesso che ha saputo tirar fuori dalle voci delle persone che ha conosciuto e delle quali ci ha regalato sogni e speranze.

]]>
https://blogs.gay.it/dario-accolla/doc-lgbt-del-2014-ci-chiamano-diversi-storie-delicate-e-politiche/feed 0
5 risposte da dare a chi dice no al matrimonio egualitario https://blogs.gay.it/dario-accolla/5-risposte-da-dare-a-chi-dice-no-al-matrimonio-gay-egualitario https://blogs.gay.it/dario-accolla/5-risposte-da-dare-a-chi-dice-no-al-matrimonio-gay-egualitario#respond Mon, 27 Oct 2014 09:00:07 +0000 https://blogs.gay.it/?p=167

risposte_omofobia1Niente, è più forte di loro. Funzionano in modo binario, in sequenze di 0 e di 1. Gli omofobi nostrani non riescono a concepire l’esistenza senza ridurla a una realtà che è tale (1) solo se ti toglie qualcosa a chi viene visto come soggetto da discriminare (0). Questo processo mentale, va da sé, è lo stesso che anima idee e pensieri di razzisti, sessisti, cattolici dall’edipo irrisolto, spose sottomesse e ogni altra categoria similare.

Gli spiriti più semplici di tale specie si accontentano di agitare i loro “no!” di fronte a qualsiasi cosa mandi in tilt il loro universo “giusto/sbagliato”. Ciò spiegherebbe cosa induce “sterminati” eserciti di decine di persone a leggere in silenzio, e per ore, le fatiche letterarie di Mario Adinolfi e Costanza Miriano. Ammesso che non sia un profondo sgomento a renderli zitti e immobili di fronte alla qualità letteraria delle opere che hanno scelto di tenere in mano. Ma questa è un’altra storia.

I più temerari, invece, si avventurano in audaci elucubrazioni mentali che variano dal “perché è così” all’ipse dixit di turno, con Bibbia sotto l’ascella e Levitico nel cuore. Ferventi supporter di suggestioni che rendono abominio tanto una fellatio quanto un cocktail di gamberi. Come salvarli da cotanta enormità? Perché va detto, noi siam buoni e a volte pure fighi e non ce la sentiamo che il male dilaghi nelle sue forme più oscene, fino agli oscuri meandri della stupidità. E allora, cari amici omofobi, vi sveliamo un paio di evidenze alle quali forse non avete mai pensato.

risposte_omofobia21. Dite: il matrimonio egualitario non risolve la crisi. E rilanciate: le unioni civili non sono una priorità. Ebbene, nemmeno non farle risolve disoccupazione, inquinamento, il traffico del lunedì e la lotta alla mafia. Risolve, tuttavia, i problemi di quelle persone LGBT che non sono tutelate e delle loro famiglie. Per cui, invece di pretendere che gay e lesbiche non si sposino, sperando che ciò riduca lo spread come per magia, cercate di pretendere che i governi si comportino bene. Abbiamo mille parlamentari, una parte di loro può pensare all’economia, l’altra può dedicarsi ai diritti civili. Vi stupirà saperlo, ma funziona così in tutte le democrazie degne di questo nome.

2. Come? La parola “matrimonio” contiene il riferimento alla madre, per cui non si può usare quel termine per indicare le coppie omosessuali? Se ci attacchiamo all’etimologia, potrei ricordarvi che il “patrimonio” contiene il riferimento al padre, e che nelle società arcaiche si dava in moglie la donna al maschio che ne assumeva la dote e gestiva l’economia familiare. Sicure, soprattutto voi signore dall’omofobia facile, di volere che vostro marito controlli i vostri soldi mentre voi state a casa a pulire il bagno e a stirare le tende? Perché se valgono certe regole, poi valgono per chiunque: Paola Binetti e Giorgia Meloni incluse.

3. Sulle adozioni: per crescere bene un bambino ci vogliono un padre e una madre. Ditelo ai figli dei Goebbels, se ne trovate uno ancora in vita. O a quei neonati lasciati nei cassonetti da donne abbandonate da padri biologici che, dopo aver depositato il seme, se ne vanno via che manco Marco nella canzone di Laura Pausini. E poi lo sapete quel detto: i figli non sono di chi li fa, ma di chi se li cresce. E i nostri, a sentire scienziati e psicologi, crescono bene. E, udite udite, adozioni o meno, siamo in grado di farceli da soli. Fate un po’ voi.

risposte_omofobia4. Ancora: se diamo la pensione al partner gay, aumenta la spesa pubblica. Sono perfettamente d’accordo. Ma allora facciamo che le nostre tasse, che vanno per le pensioni di milioni di eterosessuali, ce le teniamo in tasca noi. Altrimenti non si riesce a capire perché al momento del dovere siamo come il resto della popolazione ma quando si tratta di diritti, si fanno i soliti distinguo. Sicuri che vi conviene?

5. Infine: se si fanno i matrimoni o le unioni civili finisce il mondo, dite voi. No, non finisce un bel niente. Spagna, Olanda, Francia, Canada e molti altri paesi stanno esattamente dove li avevate lasciati prima che approvassero leggi in merito. Forse finiranno le scuse che trovate di fronte alle vostre coscienze per non vedere che quel mondo sta cambiando nella direzione di una maggiore giustizia sociale. Come già successo con neri, donne ed ebrei.

Poi per carità, liberi di essere quello che siete, siamo in democrazia. Ma magari in silenzio, nel vostro privato. Come già succede in quei paesi che, così facendo, sono diventati più civili. Di voi in particolar modo.

]]>
https://blogs.gay.it/dario-accolla/5-risposte-da-dare-a-chi-dice-no-al-matrimonio-gay-egualitario/feed 0
Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile https://blogs.gay.it/dario-accolla/il-flop-delle-sentinelle-in-piedi-la-protesta-della-societa-civile https://blogs.gay.it/dario-accolla/il-flop-delle-sentinelle-in-piedi-la-protesta-della-societa-civile#respond Sun, 05 Oct 2014 22:00:00 +0000 https://beta.gay.it/blogs/altro/il-flop-delle-sentinelle-in-piedi-la-protesta-della-societa-civile
Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile - sntinelle 100 piazze1 - Gay.it Blog

Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile Dovevano manifestare in migliaia in tutta Italia. Cento piazze scelte, da nord a sud dello stivale, isole comprese, per dire no al ddl Scalfarotto – che per altro marcisce in Senato poiché il suo partito, il Pd, dopo averlo fortemente voluto e riscritto secondo le direttive delle frange più omofobe del parlamento (Binetti, Buttiglione, Gitti) lì lo ha abbandonato – e, di conseguenza, per spezzare una lancia a favore dell’omofobia. Eppure la domenica di ieri si può registrare come una débâcle assoluta per le organizzazioni integraliste e antigay italiane. “Le 100 piazze annunciate in realtà erano 83 di cui 29 annullate. Fanno 54 piazze. Siete dei buffoni” tuona su Twitter @luci69dc. E il resto dei cinguettii non è meno implacabile. Come la realtà dei fatti, a ben vedere.

Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile - sntinelle 100 piazze3 - Gay.it Blog

Nelle piazze dove hanno manifestato erano in pochi, come si può constatare nelle immagini riportate dai vari giornali, e laddove erano presenti le Sentinelle sono state addirittura fischiate e ridicolizzate da studenti e studentesse, associazioni LGBT, da quella gente comune che pare aver capito che manifestare contro gay, lesbiche e trans e contro i loro affetti non è “libertà di pensiero” ma solo una forma di discriminazione. Su Facebook anche Saviano si schiera dalla parte dei diritti civili : “credo fortemente che vegliare contro una legge che riconosce e tutela il diritto di amare chi si vuole sia oscurantismo […] ho trovato queste manifestazioni un gesto – seppur assolutamente pacifico nei modi – di forte violenza culturale”.

Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile - sntinelle 100 piazze2 - Gay.it Blog

Un sentimento condiviso da chi, nelle stesse piazze in cui si manifestava contro una legge che dovrebbe tutelare le persone LGBT dalle discriminazioni e dalle violenze, ha ritenuto inaccettabile che venisse veicolato un messaggio di intolleranza contro la diversità sessuale. “Torino non è omofoba, vergogna” gridavano giovani e passanti in piazza Carignano . Stessa scena a Napoli , dove certe letture silenziose sono state accolte da fischi e coriandoli. A Bergamo un ragazzo – per altro denunciato per apologia di fascismo – si è travestito da Hitler , per ridicolizzare la manifestazione “i nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle in piedi”, recitava il suo cartello. Stesso inglorioso destino un po’ ovunque: a Siena, come a Pisa e Reggio Emilia, fino a Bari.

Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile - sntinelle 100 piazze4 - Gay.it Blog

La rete non è meno tenera: “Le #SentinelleInPiedi oggi pregano contro le unioni gay. Mai che pregassero per avere in dono un po’ di intelligenza” scrive @feverwyatt; “Che diritto ha uno sconosciuto di dirmi che non posso stare con chi amo e che non posso crearmi una famiglia?” si chiede @iamdavehumphrey; “La mia prima esperienza a una riunione delle #sentinelleinpiedi non è stata totalmente negativa. C’era moltissima gente a deriderli”, afferma sferzante @Epizeusi; “Le #sentinelleinpiedi si sono appropriate di un gesto bellissimo (la lettura di un libro) e l’hanno infangato con la propria imbecillità” è il
commento di @EsponjaRossi; “Le nostre sentinelle locali oggi si sono rintanate in casa per paura di un piccolo diluvio e io non ho potuto giocare con loro… sono molto delusa. Ma perché, stingono?” rincara @datomasino di Arcigay Palermo.

Il flop delle Sentinelle in piedi, la protesta della società civile - sntinelle 100 piazze - Gay.it Blog

Eppure qualcosa va riconosciuto alla manifestazione delle cento piazze, poi divenute manco novanta e poi ridottasi della metà: aver unito tutta quella società civile, fatta di realtà politiche, organizzazioni studentesche, associazioni LGBT e semplici passanti contro il pensiero omofobico. Tutte queste persone, infatti, hanno sentito la necessità di ricordare a chi guarda al medioevo, alla Russia o all’Uganda, che il nostro paese per quanto difficile
e controverso in materia di diritti civili non può permettersi il lusso di dare cittadinanza a chi scambia ancora oggi l’odio contro una categoria di persone per libertà di pensiero. Se non ci fossero state le Sentinelle, ieri in piazza, forse non lo avremmo mai saputo. E per questo non possiamo fare altro che ringraziarle.

]]>
https://blogs.gay.it/dario-accolla/il-flop-delle-sentinelle-in-piedi-la-protesta-della-societa-civile/feed 0