Pride – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Tue, 28 Mar 2023 09:54:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Cari gay e lesbiche, c’è bisogno di sporcarsi le mani. Tutti. https://blogs.gay.it/dario-accolla/gay-lesbiche-pride-family-day https://blogs.gay.it/dario-accolla/gay-lesbiche-pride-family-day#respond Thu, 25 Jun 2015 08:03:52 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1300

gay_azione2Qualche giorno fa, uscendo dal bar, c’era un africano che chiedeva l’elemosina. Ho guardato nel portafogli – era mattina presto, temevo fosse affamato e mi sentivo male all’idea che io avessi preso cappuccino e cornetto e lui no – e gli ho regalato un euro. Taglio forse per qualcuno un po’ eccessivo (e non lo nego, anche per me), ma mi è venuto in mente il faccione di Salvini e ho pensato: e vaffanculo! E così ho fatto, mentre il ragazzo sgranava gli occhi e mi ringraziava.

Racconto questo aneddoto per introdurre un’altra questione, che è appunto quella della solidarietà tra minoranze. Nel mio caso, si è trattato di un’interazione gay-migrante. Immigrati, persone LGBT e rom sono le tre categorie maggiormente discriminate, a livelli sicuramente diversi tra loro, dalla società dei normati che si sentono “normali”. Una forma di solidarietà esterna, nel caso specifico. Poi ci sono forme di solidarietà interna, quelle tra persone appartenenti alle singole categorie.

Registro – ma è solo una mia impressione, per cui questo discorso ha il limite dell’opinabilità di ogni esperienza soggettiva – uno scarso appoggio dentro la stessa gay community. Partiamo dai soliti luoghi comuni, quali “le associazioni LGBT pensano solo ai soldi, a fare le feste e fanno schifo” conditi con un imprescindibile “gne gne gne” di sottofondo. Poi chiedi a chi pronuncia questi discorsi “Ma tu cosa fai per la tua comunità?” e la risposta classica è: gay_azione1“Sei arrogante e offensivo, addio!”. La fuga, quindi, rispetto a un’assunzione di responsabilità. Ci sono, ancora, le innumerevoli e immancabili critiche sui pride e sulle nudità, fino all’inclusione dei poliamoristi, ecc. E su questo punto si è discusso abbastanza e credo sia inutile tornarci, almeno in questa sede. Quindi il discorso, nella sua formulazione più quotidiana, si sposta sulla moralità delle associazioni, dipinte ora come uffici stampa per discoteche, ora come luoghi in cui si consumano interessi particolari che farebbero arricchire chi ci sta dentro. Una volta mi si disse che facevo il gay di professione e che mi ero arricchito a spese della comunità: peccato che io insegni (come precario) e percepisca un reddito di 1300 euro al mese. Da dove sia arrivata questa “accusa” di opulenza mi sfugge, ma temo che derivi dall’associazione mentale per cui se sei in Arcigay (o al Mieli o altrove) speculi su immaginarie ricchezze a discapito di una società intera. Riflesso, temo, di un certo moralismo a buon mercato che investe tutta la politica e che riduce in automatico l’impegno civile ad escamotage per fare affari, possibilmente loschi.

Mi sono domandato – anche sui social – dove sono tutti i “froci perbenisti” antipride ora che serve una mano dopo il Family Day. Ne è seguita la solita risposta contro le realtà politiche LGBT. Ho chiesto prova di impegno su quel versante – se pretendi una certa ottimalità, dovrai pur avere i titoli per esigerla, no? – e sono piovute le solite accuse gay_azione3di essere intolleranti con chi la pensa diversamente (e forse abbiamo capito da dove le sentinelle prendono in prestito certe perle argomentative). I più temerari, quelli che di giorno criticano le serate dove poi vanno a perdere la loro pretesa di dignità, se ne escono con: “non ho bisogno di voi, il mio pride lo faccio ogni giorno a lavoro e in famiglia”. E adesso buon per loro se vivono bene la loro identità nel quotidiano, ma a parte il fatto che poi bisognerebbe appurare quanto sia vera questa affermazione in termini concreti, c’è da chiedersi grazie a chi tutto questo, oggi nel 2015, è possibile. Forse per merito del lavoro di volontari e volontarie che, per tutto l’anno, organizzano dibattiti con i politici, fanno educazione alle differenze a scuola, campagne contro l’HIV, danno sostegno psicologico e legale, ecc. E si badi, tutto questo ha un costo e noi non abbiamo l’otto per mille dello Stato con cui le parrocchie poi pagano i pullman per piazza San Giovanni, per capirci. Quindi ben vengano le serate in discoteca che finanziano tutte queste attività.

E ritornando ancora al discorso dell’immigrato di cui sopra e del vostro pride personale e solitario: no, ragazzi miei, quegli atti non sono né pubblici né politici. Sono, appunto, piccole cose (e sicuramente molto importanti) che si esauriscono nel vostro mondo, ma che non necessariamente hanno una ricaduta sociale più ampia. Sarebbe come dire, quando fai l’elemosina, che contribuisci attivamente al problema dei rifugiati. E così non è. Ti fa sentire in pace con te stesso, e va benissimo. Ma sporcarsi le mani è un’altra cosa.

(foto credit: Andrea Contieri, Roma Pride 2015)

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Si scandalizzano per i nudi ai pride, ma dei nudi etero, che dicono? https://blogs.gay.it/dario-accolla/si-scandalizzano-per-nudi-gay-pride-ma-dei-nudi-etero-che-dicono https://blogs.gay.it/dario-accolla/si-scandalizzano-per-nudi-gay-pride-ma-dei-nudi-etero-che-dicono#respond Wed, 17 Jun 2015 14:57:23 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1273

nudo_etero1Facciamo il punto della situazione. Da una parte abbiamo gli omofobi che passano il tempo a cercare foto di uomini nudi sul web per spacciarle come esempio di decadenza
morale dei pride. Dall’altra abbiamo l’ormai riconosciuta categoria del frocio perbenista, che invece di dire a questa gente di badare alla trave conficcata nei loro occhi – e talmente in profondità da non vedere gli eccessi che si consumano dentro le loro schiere, a cominciare dai vescovi che un giorno tuonano contro le coppie gay e l’indomani proteggono preti pedofili – cerca in tutti i modi di rassicurarli, sposando le loro argomentazioni e andando contro chi prova a lottare per i diritti di tutti e tutte.

nudo_etero2Sintetizzando, il pensiero di questi giganti dell’opinione preconcetta e non richiesta è il seguente: i pride sono manifestazioni oscene per le nudità e le allusioni sessuali di cui si fanno portatori. Il fronte omofobo reagisce a tutto questo con sdegno, al suono di “vogliono farci diventare un pugno di pervertiti”, mentre la pleiade frocio-perbenista reagisce con “non dobbiamo scandalizzarli, poverini!”. Or bene, per dirimere la questione, pongo una domanda da cui partire: come viene trattata, nel quotidiano, la rappresentazione dell’eterosessualità? Dove per eterosessualità si intende, appunto, l’esercizio dell’erotismo da parte di una categoria specifica e la sua “ostentazione”. Alle persone LGBT, infatti, si vuol negare la facoltà di rappresentare il proprio vissuto sessuale. Sia con le critiche ai pride, sia con censure di vario tipo: ricordate la storia del bacio in Brokeback Mountain? Ecco. C’è quindi una richiesta di negazione del corpo e della sessualità gay. L’interrogativo che dobbiamo porci è la seguente: l’eterosessualità è sottoposta alle stesse prudenze?

cirinna_emendamenti_cut3Provengo da una terra, la Sicilia, in cui una nota marca di latticini ha fatto una campagna, anche originale, in cui si vedeva il tipico dolce siciliano con la scritta “non fate cassate”. L’allusione alla parolaccia era chiara, il gioco linguistico funzionava. Era la pubblicità della ricotta. E fin qui nulla di male. Poi arriva quella delle mozzarelle. E le cose si complicano: due tette in primo piano e lo slogan “le cose belle dell’estate”. E vai di visibilio per migliaia di maschi etero che al supermercato possono vivere l’emozione di palpare formaggio e immaginare chissà quali peripezie con capresi e insalate. Contenti loro! Ma non è tutto. La stessa marca ha pubblicizzato il latte con un semplice “allattatevi”. Poi guardi il manifesto e pensi a una sessione di bukkake…

nudo_etero3E poiché non ci facciamo mancare nulla, ripensiamo allo spot di una famosa marca di colla, in cui una donna – ovviamente nuda – viene sigillata in un acquario. E che dire di una certa campagna sui salumi, in cui si vede un culo – stavolta maschile, ma di nero – e in cui si allude a un rapporto orale? Così come la nudità, sempre maschile, è stata associata a un manifesto razzista in cui un sedere bianco è mostrato insieme ad altri tre neri con accanto la scritta: “Marchiamo solo le pelli migliori”. Tutto regolare, quindi?

Ci troviamo di fronte a una quotidianità – gli spot sono continuamente sottoposti allo sguardo di chi vi incappa, senza filtri di sorta – che fa del corpo umano, nella sua dimensione sessuale, un oggetto commerciale. Si usano partidi noi (fondoschiena, seni, ecc) per vendere merci. Quale sia il legame tra un gluteo femminile e un prodotto chimico sfugge alla logica, ma per la maggioranza delle persone è evidentemente normale che ciò accada. Veicolare immagini in cui si allude al fatto che la donna sia prodotto di consumo o messaggi razzisti, è vissuto come fatto normale. L’uso politico del corpo, invece, se “esibito” in una manifestazione che reclama piena libertà sessuale – cioè in un contesto e in un giorno specifico – è invece visto come qualcosa di irricevibile e nudo_etero4scandaloso. Adesso, fossi un eterosessuale ci penserei due volte prima di criticare quanto avviene sull’altra sponda. Perché cari omofobi e perbenisti, non avete titoli per insegnare niente a nessuno.

Noi ci travestiamo per disvelare le vostre ipocrisie e ci spogliamo per riprenderci la nostra libertà di essere. Non è un carnevale, più semplicemente si attaccano i vostri fantasmi.
Capisco che è difficile da accettare, ma è l’unica risposta che vi si deve. Perché pretendete da un gruppo sociale una morale che voi stessi non possedete nemmeno. E un po’ di coerenza da parte vostra sarebbe opportuna. Sempre se volete essere credibili.

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