omosessualità – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Wed, 02 Sep 2020 10:13:01 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 L’eterna adolescenza gay https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/eterna-adolescenza-gay https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/eterna-adolescenza-gay#comments Mon, 02 May 2016 13:07:20 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3215

L’eterna adolescenza è un problema di molte persone che già non sono più tanto giovani, ma che continuano a comportarsi in modo adolescenziale. Questo è vero sia che si tratti di persone omosessuali che eterosessuali. In questo articolo riporto alcune riflessioni di Joe Kort, assistente sociale e psicoterapeuta statunitense, omosessuale, che egli fa nel suo libro, molto interessante, ed utile per uomini gay, intitolato “ 10 consigli basilari per l’uomo gay”.

Kort ci fa presente che fino alla pubertà, le persone che ci educano ci obbligano a rispettare ciò che ci si aspetta da noi. Poi, durante l’adolescenza, il nostro compito diventa quello di scoprire chi siamo veramente. Questa è la ragione, dice lo psicoterapeuta, per cui è così importante fare coming-out: essere se stessi!

E’ facile comprovare che colui che continua a rimanere nell’armadio vive ancora secondo le aspettative dei propri genitori. Non si è convertito nell’uomo che deve essere. Però, anche una volta fatto coming-out, si è soliti lasciare aperti interiormente altri problemi.

In un prossimo articolo, che sarà legato a questo tratterò più specificatamente le differenze nella maturazione e nella presa di responsabilità di uomini e donne eterosessuali e omosessuali e della dipendenza al sesso.

Qui, invece, voglio occuparmi delle difficoltà relazionali che hanno gli uomini gay nell’interagire fra di loro, diverse da quelle che possono avere persone eterosessuali e dovute a cause a volte simili altre differenti.

I valori eteronormativi sono stati inculcati in tutti i bambini e adolescenti, ci ricorda giustamente Kort. Di conseguenza, i gay e le lesbiche non sanno come relazionarsi tra loro socialmente e sentimentalmente in quanto mancano di esempi positivi. Così si vedono obbligati a sviluppare in solitudine il rispetto verso gli altri. Purtroppo  i genitori eterosessuali non hanno avuto l’educazione necessaria affinché possano accettare l’orientamento sessuale del figlio e spingerlo in una direzione positiva di maturità. Le persone eterosessuali che non hanno fratelli possono contare su molti esempi positivi, per esempio stelle della tv, adulti significativi, lettura di racconti e favole…
Noi omosessuali raramente abbiamo l’opportunità di vedere un bambino gay convertirsi in un adolescente gay ed infine in un adulto gay sano.

I gay bloccati nell’eterna adolescenza hanno, secondo Kort, alcune cose in comune: credono che quando arrivino tempi difficili, qualcuno sarà pronto a salvarli. Vogliono che qualcuno continui a prendersi cura di loro come quando erano bambini. E, come i bambini, non vogliono lasciarsi alle spalle questa epoca.

Abbiamo bisogno di andare avanti ed assumerci responsabilità da adulti.

Non è un compito facile, però tutti, gay ed eterosessuali dobbiamo metterci di fronte a questo compito un giorno o l’altro.

bearSeguire il cammino più facile ci servirà solamente a creare più problemi in futuro, a noi stessi e agli altri. Dice Kort riguardo ai suoi pazienti: “ quando escono, i miei pazienti che si trovano nella fase adolescenziale, vanno solo a bar in cui la maggior parte degli uomini sono molto giovani e cercano uomini ancora più giovani. Spendono soldi per fare viaggi a luoghi come Fire Island, Provincetown o Cyo Hueso ( noi potremmo dire Torremolinos, Sitges, Mykonos, le italiane Torre del Lago e Gallipoli, ecc ); spendono male tempo e denaro alla ricerca delle più variegate e lussuose feste che si celebrano tutti i fine settimana e in cui principali protagonisti sono il sesso e le drogheSe cercano un appuntamento in privato con qualche “amico del bar”, non c’è tra loro alcuna connessione. Preferiscono le relazioni superficiali, effimere e a distanza. Nel momento in cui le cose si fanno difficili, cercano addirittura qualcuno di un altro stato, di un altro paese. Questi uomini indossano vestiti giovanili e si giudicano gli uni con gli altri solamente per i pettorali e addominali e anche perfino per la macchina che hanno nel garage.. Per allontanare il fantasma della vecchiaia, consumano droghe e alcool sia che abbiano 30, 40, come 50 anni”.

Ovviamente non approvo, come neanche Kort, l’uso delle droghe, e, però, non vi è niente di male nelle feste o godere della compagnia di uomini più giovani, ma prima o poi la festa finirà. Vi sarà un ritorno obbligatorio alla realtà, come Cenerentola alla mezzanotte. Purtroppo sono tanti, troppi, i gay che continuano montandosi la testa e a non saper rinunciare al sesso, prima tappa di sperimentazione “normale” per qualsiasi adolescente, e a ciò che era importante per loro una volta fatto coming-out. Molti continuano ad attribuire ai propri genitori e alla società, ma non a se stessi, la responsabilità di emendare gli errori. Maturare significa guardare con realismo il mondo che ci circonda e ci obbliga a comprendere ed accettare che non sempre le cose sono giuste. E’ più facile fare la vittima e lamentarsi perché non si può esercitare il controllo su un mondo che non vuole accettarci. E’ più facile continuare a cercare l’amore incondizionato che non abbiamo ricevuto dalla famiglia e evitare le relazioni a lungo termine che esigono che noi maturiamo.relazioni gay

Riguardo a ciò vorrei sottolineare che ai nostri giorni abbiamo molte opzioni per conoscere altri gay, che non siano solo bar, feste, discoteche, saune ecc.. Per esempio: “ Perché non offrirsi come volontario in una associazione gay in cui conoscere gente responsabile?”. Ci sono eventi teatrali, cinematografici, politici, seminari… perché quando ci sono questi eventi le sale sono sempre quasi vuote di giovani, ma anche di più “maturi” di età rispetto a quanti ce ne siano nelle feste?

Per chi non ha fatto ancora coming-out, la maggioranza oltretutto sposati con una donna, la spiegazione è che cercano sesso clandestino. Anche se non giustifico, d’accordo con Kort, gli incontri sessuali anonimi in parchi o parcheggi ecc, credo che questi siano tanto abbondanti perché la cultura gay è stata emarginata in tanti aspetti.

Ma senza dubbio, nello scegliere la via più facile ci si perde la ricchezza e la bellezza che ci può offrire la vita.

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A o P: esistono davvero i ruoli attivo e passivo nel sesso? https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/attivo-o-passivo-ruoli-sessuali https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/attivo-o-passivo-ruoli-sessuali#comments Tue, 05 Apr 2016 13:31:54 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3091

A o P? Questa è la domanda che più o meno tutti gli omosessuali maschi hanno almeno una volta nella vita ricevuto o fatto. Soprattutto a chi è avvezzo all’utilizzo delle chat d’incontri gay questa non suonerà affatto una domanda nuova o “strana”.  Ma cosa vuol dire essere A o essere P?

Attivo_o_PassivoEssere A è utilizzato come sinonimo ed indicatore di mascolinità e, quindi, anche vari altri aggettivi che culturalmente sono riferiti, ma non riferibili solamente all’essere di sesso maschile come: forza, virilità, intelligenza, indipendenza ecc. Le caratteristiche di chi invece è P vengono, spesso erroneamente, pensate come più tipicamente femminili, come: sottomissione, dipendenza, facile nel concedersi sessualmente.

Insomma anche gli omosessuali non sono esenti dagli stereotipi e pregiudizi culturali riferiti all’uomo e alla donna e a ciò che è considerato maschile e ciò che è considerato femminile.  Anzi, gli stereotipi sono talmente tanti che spesso si legge su vari profili delle chat d’incontri gay cose come: “solo maschili”, “no checche”, “no effeminati” e via dicendo. La stessa parola “passivo” viene spesso utilizzata dagli stessi omosessuali in termini negativi, in quanto richiamante le caratteristiche femminili. Si suppone che l’essere passivi sessualmente sia qualcosa di sbagliato, di negativo.

Questo non fa altro che confermare i pregiudizi nei confronti delle donne e della femminilità esistenti nella nostra società, una società maschilista ed eterosessista, in cui è iper valorizzato il maschio ed il maschile e si sottovaluta ancora troppo spesso la donna ed il femminile. Le persone LGBT che tanto combattono i pregiudizi e gli stereotipi, non riescono però comunque a mettersi in salvo da essi. Quante volte tu che stai leggendo hai utilizzato uno dei seguenti termini in modo dispregiativo per riferirti ad un altro omosessuale maschio?


“Passivaccia”, “troia”, “checca”, “checca isterica”, “sfranta”, “ciucciona”, “donna”, “femmina”….

Come si può vedere, anche termini come “donna” o “femmina” vengono spesso utilizzati in maniera offensiva. Le nostre mamme, le nostre donne e femmine così vengono offese, non gli omosessuali a cui vi riferite, perché nel termine donna e in quello di femmina sono presenti qualità che molti maschi, che si definiscono uomini, non avranno mai. La donna dà vita, la donna sa dare amore, la donna sa prendersi cura, la donna sa lavorare, faticare, la donna è intelligente tanto quanto un uomo e a volte di più; può essere assertiva se vuole e saper imporsi allo stesso tempo. Il linguaggio è importante nel modificare e cambiare quegli stereotipi e pregiudizi contro cui combattete, contro cui combattiamo. Non possiamo meravigliarci se le cose non cambiano quando siamo i primi a non fare nulla perchè ciò avvenga, se nel nostro agire e parlare quotidiano rafforziamo quegli stessi pregiudizi con il nostro modo di esprimerci!

Ma A e P, quindi, cosa significano?

A è inteso come “attivo”, cioè, a livello sessuale sarebbe il partner insertivo; mentre P è inteso come “passivo”, ovvero il partner ricettivo. Ma anche in questo senso esistono davvero nel sesso i ruoli dell’attivo e del passivo?

La sessualità umana, sia eterosessuale che omosessuale, è influenzata fortemente dalla cultura. Questa ha da sempre considerato l’importanza dell’orgasmo maschile, togliendo legittimità all’orgasmo ed al piacere sessuale femminile. Questo si spiega, in termini di importanza, per la procreazione: effettivamente, senza eiaculazione di sperma non vi può essere fecondazione, invece l’assenza di orgasmo nella donna non impedisce l’ovulazione.

In questo contesto la sessualità femminile si concepisce solamente come complementare, ausiliare, all’androcentrismo, cioè la situazione in cui l’uomo e i suoi bisogni sono al centro dell’attenzione, mentre la donna ed i suoi bisogni sono relegati alla periferia.

Ma essere recettivi, avere un ruolo recettivo a livello sessuale, non deve confondersi con passività. Il termine recettività, nell’accezione corrente significa accettazione, non sottomissione e tanto meno inferiorità.

Anche se la metafisica maschilista ha sempre dato maggior importanza sul piano sessuale al forte che al debole, al soggetto invece che all’oggetto, al dare piuttosto che al ricevere, il “ricevere” della donna, e nel nostro caso dell’uomo omosessuale passivo, equivale a collaborare e dare in cambio. Per questo la persona che ha un ruolo recettivo a livello sessuale non deve limitarsi a essere disponibile, ma ha invece il compito di corrispondere con segnali positivi, con azioni e reazioni, esercitando un ruolo di partecipazione attiva. In questo senso, si è arrivati ad utilizzare l’espressione “avere un orgasmo”, che richiama un’azione attiva che si contrappone alla forma passiva di “sentire un orgasmo”.

Bisogna cancellare l’idea sbagliata che il partner recettivo, che sia in rapporti omosessuali omosessuali o eterosessuali, non debba dimostrare che prova piacere o, addirittura, che non possa prendere l’iniziativa. Bisogna comprendere, per vivere a pieno una sana sessualità, che in una relazione sessuale non esiste “l’attivo” ed il “passivo”, e che la sessualità va scoperta insieme, con la stessa disposizione, la stessa libertà, con lo stesso impegno e con la stessa partecipazione.

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Weekend: analisi di alcune tipiche difficoltà nei rapporti omosessuali https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/weekend-film-gay-rapporti-omosessuali https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/weekend-film-gay-rapporti-omosessuali#respond Mon, 14 Mar 2016 15:33:09 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2971

Molti dicono che Weekend è un film d’amore, altri (leggi CEI) dicono che è un film che tratta di sesso e droga. Io non sono d’accordo né con i primi né tanto meno con i secondi.

Si sa, la CEI ha interessi omofobi, perché dietro alla storia di due ragazzi che si incontrano un venerdì sera e passano un weekend insieme a raccontarsi vicendevolmente se stessi e le loro storie di certo vi è poco di sessuale, se non una o due scene in cui i due protagonisti forse più che sesso fanno l’amore. É, forse, proprio l’amore omosessuale è ciò che scandalizza. Ma si tratta davvero di amore?

Glenn e Russell si incontrano in un locale gay, tra i due nasce subito una forte attrazione. Ma quello che sembrava solo un incontro occasionale per sesso, si trasforma in qualcosa di più.   weekendmashup3

Glenn è un omosessuale dichiarato e fiero di esserlo. Lui è uno di quegli omosessuali delusi dall’amore, tradito a ripetizione dal suo ex ragazzo, ormai disilluso riguardo all’amore. Anche se lui dice, forse negandolo, di non essere deluso, ma semplicemente di non crederci e di non cercarlo. Per lui il sesso è diventato qualcosa di quotidiano e fatto con estrema naturalezza, quasi dal non lasciargli più molte emozioni, e ne parla senza vergogna con tutti, amici e non, anche con eterosessuali conosciuti da poco. Da un punto di vista psicologico Glenn fa bene: mostrarsi per come si è, non vergognarsi di se stessi, è quanto di più maturo possa fare un qualsiasi essere umano. Egli vive con molta naturalezza ed orgoglio la sua omosessualità e combatte attivamente per sfatare i miti attorno al sesso omosessuale. E li combatte tanto da avere come progetto proprio quello di raccontare tutte le emozioni e le sensazioni provate dai suoi amanti dopo una notte di sesso: registra i loro racconti della notte appena trascorsa su un registratore per poi formarne delle storie che vorrebbe raccontare ad un ampio pubblico.

Perché Glenn ha capito che l’accettazione dell’omosessualità, come di qualsiasi cosa che non si conosce, passa attraverso la sua conoscenza. Gli omosessuali per primi sono chiamati a far si che questo avvenga non nascondendosi, questo è quello che pensa e cerca di fare Glen.

Ma sulla sua strada non incontra solamente persone chen come lui, si sono accettate e sono altrettanto aperte al mondo, a raccontarsi senza vergogna e a non avere risentimento e non sentirsi scherniti se chiamati “froci”, a sentirsi liberi di camminare mano nella mano, baciarsi in pubblico, parlare con i propri amici. No Russell non è così. Lui non ha dei genitori con i quali fare coming-out perchè è stato affidato a più famiglie e l’unico che è a conoscenza della sua omosessualità è il suo miglior amico, che conosce da quando avevano 12 anni. Bloccato nell’espressione delle emozioni, soprattutto quelle rivolte a Glenn, è timido, impacciato, vergognoso rispetto al proprio orientamento sessuale.

Non-voglio-più-essere-gayIn piscina, dove Russell lavora come bagnino, nessuno conosce il suo vero orientamento sessuale, così come in nessun altro posto. Neanche con il suo migliore amico in realtà ha mai parlato delle sue frequentazioni e avventure sessuali.

Una scena molto significativa racconta di due colleghi di Russell che molto liberamente parlano di una avventura sessuale avuta da uno dei due con una donna e non si preoccupano minimamente che Russell è li di fianco e può ascoltare tutto. Gli eterosessuali”, dirà Glen “parlano sempre di se stessi, ce li ritroviamo sbattuti sui telegiornali, film, riviste, ovunque”.

Ed è vero; questa società è eteronormata. Basata sulle regole di una sessualità considerata “normale” e rappresentata ovunque. Abbiamo esempi di eterosessualità ovunque, ma pochissimi di omosessualità. La mancanza di tali esempi, il non essere rappresentati è un danno che questa società fa a tutti gli omosessuali e a se stessa. Questa non rappresentazione della sessualità e dell’affettività è una delle cause della vergogna che gli omosessuali provano nel fare coming-out serenamente, nel dirsi omosessuali e vivere la propria omosessualità in modo sereno ed aperto, a mostrarsi per strada, a parlare di sé e delle proprie esperienze sia amorose che sessuali anche ai propri cari ed amici, spesso portandoli ad una forte solitudine soprattutto in adolescenza e spesso portandoli a ricercare solamente avventure sessuali per poi vivere, invece, alla luce del giorno false relazioni eterosessuali. Se l’eterosessualità è rappresentabile e riconosciuta, l’omosessualità purtroppo non lo è ancora totalmente, anche se la società sta migliorando e sta diventando sempre più inclusiva. Tuttavia, ultimi dati sul comportamento degli omosessuali in coppia ci dicono questo: tra i 18 e i 24 anni, il 72% degli italiani evita di tenersi per mano, il 49% di frequentare luoghi pubblici, il 43% di parlare del proprio orientamento sessuale in alcuni luoghi. Percentuali che variano di poco con l’aumentare dell’età.    

Gay male couple holding hands

E così Glenn e Russell si ritrovano a parlare di se stessi a capirsi, ma due persone così estremamente diverse tra di loro potrebbero durare più di un weekend?

Quanto a lungo andare sarebbero pesate a Glenn le difficoltà di Russell di uscire allo scoperto? Se la relazione tra di loro fosse durata a lungo Glen sarebbe stato capace di rispettare il volere di Russell di non parlare di loro, di non potersi baciare in pubblico, camminare mano nella mano ecc? Russell avrebbe da parte sua capito quanto, invece, queste cose fossero importanti per Glenn? Per la sua identità, che una volta venuta fuori sarebbe una estrema fatica rimettere dentro l’armadio. Sarebbe come rinnegare nuovamente se stesso. Quanto, davvero, una storia tra due omosessuali uno dichiarato e uno non dichiarato (o comunque non totalmente) è possibile nella realtà?

Purtroppo questa è un’altra delle numerose sfide a cui gli omosessuali vanno incontro quando cercano una relazione stabile: avere lo stesso o simile grado di coming-out. In molte storie, purtroppo, ciò non avviene, c’è molto spesso chi è più apertamente dichiarato e chi meno, e la persona (più) dichiarata deve riuscire a fare a meno di tante attenzioni che il proprio fidanzato non riesce a dargli, soprattutto se in pubblico. Ma non è facile, e spesso succede che quello che dei due è maggiormente dichiarato si senta meno amato ed apprezzato dal partner.

Perciò mi chiedo: quello che hanno vissuto Glenn e Russell non sarà una semplice empatia, e comprensione, di uno splendido weekend?

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La Bisessualità non esiste? https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/la-bisessualita-esiste https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/la-bisessualita-esiste#comments Fri, 04 Mar 2016 03:10:36 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2770

Quante volte le persone che rappresentano la B di LGBT si sono sentite dire che non esistono?

bisessuali_donne bisessuali_uomini

Purtroppo per loro, ciò è dovuto al comportamento di molte persone che per vari motivi si dichiarano bisessuali ma effettivamente non lo sono, che hanno semplicemente paura di vivere la loro reale sessualità, cioè quella omosessuale. Questo è spesso dovuto a varie cause come l’omofobia interiorizzata, la paura del pregiudizio e del giudizio della società, la paura della non accettazione della famiglia ecc. Tutti questi motivi non permettono alla persona omosessuale di accettare il proprio orientamento affettivo-sessuale e, quindi, per loro risulta meglio definirsi bisessuali o non definirsi affatto. E tutto ciò va spesso a discapito di tutti: sia di coloro che utilizzano questo “stratagemma”, sia di coloro che sono effettivamente bisessuali, sia degli omosessuali soprattutto quelli dichiarati ed orgogliosi di esserlo.

Il perché è presto detto: la negazione di sé stessi non porta mai al benessere personale né a quello relazionale. Il non essere sé stessi è turbamento sia per la persona che deve nascondersi continuamente, spendendo grosse energie a pensare come fare per esempio per “incontrare di nascosto un amante”; ed è turbamento anche per coloro che vivono delle relazioni con lui o lei: la mancanza di sincerità toglie veridicità ai rapporti, sia che essi siano rapporti amorosi-relazionali-sessuali, sia familiari ed amicali.

Bisexual man love

All’interno della comunità LGBT si finisce, così, per discriminare la categoria “bisessuale” in quanto molti omosessuali maschi e femmine si trovano spesso a dover interagire con persone che si dichiarano bisessuali per “convenienza”, cioè meglio apparire bisessuali (che in qualche modo non esclude una possibilità di relazione di tipo eterosessuale) che apparire totalmente come omosessuali. Questa presentazione come bisessuale spesso viene assunta come tale da persone già sposate e fidanzate che cercano sesso rapido e veloce con qualcuno omosessuale che spesso riceve le avance anche con un certo turbamento. Il turbamento è anche dovuto al fatto che dirsi orgogliosamente omosessuali in questa società è tuttavia un atto di coraggio e di affermazione di sé da lodare. Si, perchè fare coming out è un gesto che viene fatto ancora con enorme fatica nella maggior parte dei casi. Coloro che, invece, si dichiarano bisessuali vengono perciò tacciati di mancanza di orgoglio e di forza nell’affermare la loro “vera” natura, cioè quella omosessuale.

Tutto questo discorso se da una parte risulta essere vero, per molti altri sicuramente non lo è: perché la bisessualità esiste.bisessualit__

La bisessualità indica una responsività affettiva e/o sessuale a entrambi i sessi.

Molte ricerche rivelano che i pattern bisessuali dell’attrazione e del comportamento sessuale sono molto più comuni di quanto si pensi e che nelle donne risultano più frequenti  di quelli lesbici (Laumann et al., 1994).

Già nel 1948 Alfred Kinsey, biologo e sessuologo statunitense, attraverso 18.000 interviste concettualizzò l’orientamento sessuale come un continuum che va dall’eterosessualità esclusiva all’omosessualità esclusiva. Questa inchiesta statistica è il famoso rapporto Kinsey di cui sono stati scritti due volumi intitolati l’uno Il comportamento sessuale dell’uomo (1948) e l’altro Il comportamento sessuale della donna (1953), una documentazione statistica molto estesa e dettagliata sull’attività sessuale umana. Una delle sue elaborazioni teoriche più celebri fu la HeterosexualHomosexual Rating Scale, anche detta “Scala Kinsey”, una scala a sette punti di valutazione dell’orientamento sessuale di un soggetto.

scala k

Attraverso questa scala (che riporto sopra) si può vedere come, effettivamente, l’orientamento sessuale possa essere molto vario. Dalle ricerche dello studioso americano fu chiaro che la maggior parte delle persone NON si trovava ai poli della scala, cioè nell’eterosessualità esclusiva o nell’omosessualità esclusiva, ma piuttosto nel mezzo, così come non molti facevano parte della bisessualità esclusiva.

Ecco che, quindi, bisogna stare attenti a capire davvero l’altro e rispettarne l’orientamento affettivo-sessuale, qualsiasi esso sia.

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Cosa fare per vivere meglio come omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale#comments Tue, 23 Feb 2016 13:31:38 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2621

Molti studi hanno documentato l’impatto dell’ineguaglianza sociale sulla salute degli omosessuali e bisessuali.

I dati suggeriscono che lo stress sociale sia un fattore causale per lo sviluppo dell’ansia e della depressione, due disturbi di cui gli omosessuali soffrono maggiormente rispetto agli eterosessuali. Soprattutto l’ansia sociale ( che si riferisce alla percezione dell’ambiente sociale come minaccioso e alla paura delle interazioni con gli altri) esprime livelli più elevati nella popolazione LGB che in quella eterosessuale. Essa si svuluppa soprattutto in adolescenza, anni in cui un omosessuale ha un  compito evolutivo molto più complicato, ovvero quello di accettare e costruire un’immagine positiva di sé nonostante l’immagine dell’omosessualità sia denigrata a livello sociale.

Gli adolescenti omosessuali, ma anche coloro i quali arrivano a organizzare il proprio orientamento sessuale in età più avanzata, devono confrontarsi con gli stereotipi sull’omosessualità e con le reazioni degli altri sia emotive (disprezzo, disgusto, paura, imbarazzo, curiosità) che comportamentali (ridicolizzazione, discriminazione, linguaggio offensivo fino a maltrattamenti psicologici, bullismo, violenza fisica).  okGli omosessuali hanno, però, la possibilità di reagire e costruirsi un’immagine positiva e, in questo senso, hanno alcuni strumenti utili perchè essere gay, lesbiche o bisessuali, infatti, non ha solamente lati negativi.

Se si è vittima delle reazioni negative degli altri in quanto nero, arabo o ebreo si può trovare nella propria comunità o nella propria famiglia supporto e aiuto, mentre i gay, le lesbiche e i bisessuali potrebbero non aver fatto ancora coming out (cioè essersi dichiarati come omosessuali o bisessuali) o non essere stati accettati dalla famiglia e dagli amici, perciò diventa più difficile cercare supporto ed aiuto. “La differenza tra un omosessuale ed un nero- dice una frase su facebook che va di moda in questi giorni- è che se sei nero almeno non devi dirlo a tuo padre”.

Eppure il coming out è la miglior risposta a come vivere meglio come omosessuale!

L’invisibilità, celare la propria identità, in casa e negli ambienti sociali, rendono omosessuali e bisessuali ancora più vulnerabili e diventa ancora più difficoltoso per loro alleviare lo stress e trovare supporto sociale e familiare nella comunità di appartenenza.

Attraverso il coming out le persone si creano la possibilità di esprimere ciò che sono, condividere con gli altri le gioie e i dolori, raccontare le proprie relazioni. Al contrario, celare la propria identità induce al monitoraggio continuo delle informazioni che si vogliono inviare agli altri e all’evitamento sociale. Le ricerche segnalano quanto sia nocivo per l’equilibrio mentale nascondere la propria omosessualità o bisessualità soprattutto agli altri significativi. Ciò genera, infatti, una costante tensione emotiva ed un vivere continuamente in fase di allarme: “ho paura che mi scoprano”. Ma essere omosessuali non è assolutamente un crimine e la vita va vissuta per ciò che si è, ricordando che è una sola e non torna più indietro.

Eppure molti omosessuali continuano a non accettare sè stessi e ad utilizzare meccanismi difensivi per non far capire di esserlo: alcuni inventano una vita alternativa da raccontare agli altri e a volte anche a sé stessi ( ad esempio un gay che declina al femminile il racconto delle vicende con il proprio partner, oppure i single che inventano l’esistenza di finte/i fidanzate/i), oppure omettono le informazioni salienti ( per esempio raccontare gli episodi della propria vita non facendo riferimento al proprio partner o parlane e presentarlo/a come amico/a). Tutto ciò disconferma la propria vita affettivo-sessuale e, inoltre, toglie moltissime energie che potrebbero essere impiegate in maniera più propizie oltre a produrre una netta separazione tra vita pubblica (considerata rispettabile e rappresentabile) e privata, spesso vissuta clandestinamente e nel più completo anonimato.

Le ricerche hanno dimostrato che chi è dichiarato ha relazioni più stabili e durature!

imagesgEssere omosessuali ha, inoltre, aspetti positivi ed è su questi che le persone LGB dovrebbero maggiormente riflettere per vivere meglio con sé stessi in quanto omo/bisessuali.

Una ricerca (Rigale et al., 2008) ha provato, attraverso interviste on-line a persone LGB, quali sono alcuni degli aspetti percepiti come positivi (ne riporto solo alcuni per necessità di sintesi, ma ognuno può trovarne di altri nella sua esperienza quotidiana personale):

 

  1. Appartenere ad una comunità, come una grande tribù che può dare forte e positiva energia per migliorarsi e costruire una società migliore
  2. Creare una famiglia di scelta, soprattutto la rete amicale fatta di amici omosessuali
  3. Essere dei modelli di ruolo,una partecipante dichiarava “come lesbica dichiarata sul posto di lavoro ritengo di essere un buon esempio per tutte le persone gay e lesbiche
  4. Senso di sé e autonomia nel giudizio, “Essendo l’omosessualità ancora un tabù, ho dovuto decidere da me se era giusta o sbagliata, così ho un occhio critico e personale su altre questioni
  5. Empatia e comprensione degli altri, “Non sono giudicante perché so come gli altri facilmente mi potrebbero giudicare. Essere “altro” mi ha reso più sensibile rispetto alle altre minoranze e più consapevole dell’accettazione che deve essere costruita nel mondo
  6. Giustizia sociale ed attivismo, “mi piace lottare per i diritti umani”
  7. Relazioni egualitarie e libertà dai ruoli di genere, “Con la mia compagna non ci sono conflitti di potere: condividiamo tutte le incombenze domestiche

Dichiararsi, frequentare associazioni LGBT, crearsi una rete sociale amicale, poter essere liberi di viversi la propria omosessualità lottando per i propri diritti e quelli delle altre minoranze, impegnarsi ad essere di esempio a livello sociale, personale e familiare, liberarsi dai rigidi stereotipi e ruoli di genere sono tutte cose da fare per potersi vivere meglio come omosessuale.

Per quanto nella società permangano pregiudizi, stereotipi e non venga reso facile alle persone LGB viversi per ciò che si è, l’unica via è il coraggio. Coraggio di lottare per un mondo migliore, innanzitutto, a livello personale. Questo è possibile solo attraverso il contatto con l’altro, quindi meno chat, meno Facebook, meno social: c’è bisogno di recuperare il contatto umano con chi ci circonda.

 

 

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Omofobia ovvero paura, ignoranza e discriminazione https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/omofobia-paura-ignoranza-e-discriminazione https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/omofobia-paura-ignoranza-e-discriminazione#respond Mon, 08 Feb 2016 10:10:48 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2606

La nostra cultura, quella occidentale, è stata secolarmente impostata sul dualismo uomo/donna e maschile/femminile. Tutto ciò che non corrispondesse a tale norma è sempre stato visto e giudicato come strano e pericoloso. Le basi dell’omofobia sono quindi da ricercare ad un livello profondo culturale. Un livello di eteronormatività, in cui l’Uomo veniva considerato migliore della donna. Da qui il disprezzo verso gli omosessuali che non è l’unico ad essere stato creato da una certa cultura.

Non molto tempo fa nel Manuale Diagnostico delle malattie mentali (DSM) veniva considerato l’onanismo, ossia la masturbazione. Questa era inserita tra le malattie mentali non più di un secolo fa, ritenuta attività omosessuale e narcisistica, in quanto il piacere veniva ricercato e trovato attraverso se stessi e quindi attraverso un corpo del proprio stesso sesso.

Ma ovviamente tutto ciò che differiva e differisce dalla norma viene, purtroppo, ancora considerato non sano. Basti pensare che ancora oggi qualcuno inneggia ad una “donna sottomessa” al volere dell’Uomo.

Ma cosa significa omofobia? E di che paura soffrono le persone cosiddette omofobe?

Nel succitato DSM, il più importante Manuale per le diagnosi psichiatriche arrivato alla sua quinta edizione, l’omofobia non compare tra le fobie riportate dallo stesso. Il termine, come nel caso della xenofobia (paura dello straniero), è solitamente utilizzato in un’accezione generica, riferita ai comportamenti discriminatori, e non clinica.

Il dibattito si apre quindi sul termine adeguato da utilizzare.

Il termine omofobia è un neologismo coniato dallo psicologo clinico Gorge Weinberg nel suo libro Society and the Healty Homosexual (La società e l’omosessuale sano)”, pubblicato nel 1971.

Con tale termine si definiscono l’avversione e la paura irrazionali nei confronti dell’omosessualità e di persone gay, lesbiche e bisessuali basate sul pregiudizio. Si indica quindi con tale termine un insieme di, pensieri, comportamenti e sentimenti ( ansia, disgusto, avversione, rabbia, disagio, paura) avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali.

L’omofobia è quindi un atteggiamento non una math (1)lattia. Patologizzarla significherebbe dare una scusante a chi ne sarebbe “affetto”; come a dire: “non è colpa sua se picchia un omosessuale, ma è malato poverino”. Invece deve restare ben chiaro che l’omofobia scaturisce dall’apprendimento di valori e norme culturali. 

In questo senso un altro termine utilizzato per definire l’avversione nei confronti delle persone lgb è quello di omonegatività. Tale termine è più adeguato in quanto include le componenti culturali e le radici sociali dell’intolleranza, riferendosi all’intera gamma di sentimenti, atteggiamenti e comportamenti negativi verso l’omosessualità e le persone omosessuali (Hudson, Ricketts, 1980).

Come si esprime l’omofobia?

Per esempio attraverso giudizi negativi nei confronti dell’omosessualità, scaturiti da convinzioni personali e sociali come: “ l’omosessualità è una malattia, è immorale, contro natura, socialmente pericolosa”. Ma anche attraverso la non condivisione dei comportamenti omosessuali e delle rivendicazioni sociali e giuridiche delle persone omosessuali. Attraverso le discriminazioni sul posto di lavoro, nelle istituzioni, nella cultura. Attraverso gli atti di violenza fisica e psicologica (percosse, insulti, maltrattamenti). Ed anche  attraverso la mancanza del riconoscimento dei diritti degli omosessuali ( unioni civili, matrimonio ed adozioni).

Inoltre attraverso la non protezione nel nostro paese con una legge contro l’omofobia.

In varie ricerche è stato riscontrato il fatto che tendono all’omofobia le  personalità autoritarie, rigide, insicure, che si sentono minacciate da “diverso da sé”. Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa. (E. Pugliese, 1993). In questo secondo senso l’omofobia può trarre nutrimento e soprattutto legittimazione da condanne ideologiche, religiose o politiche.

L’omofobia si evidenzia anche come paura di venire considerati omosessuali con conseguenti comportamenti evitanti gli omosessuali o situazioni associate ad essi.

L’omofobia infine consiste anche nel giustificare o scusare attith di violenza discriminazione perpetrati contro una personain ragione della sua reale o presunta omosessualità.

Le ricerche psicosociali mostrano quali sono le caratteristiche personali maggiormente legate all’omofobia: anzianità, basso livello di istruzione, avere idee religiose fondamentaliste, non avere contatti con persone gay o lesbiche, essere autoritari, provare sensi di colpa nei confronti del sesso, avere atteggiamenti tradizionalisti rispetto ai ruoli di genere (mascolinità/femminilità).

I giudizi negativi sull’omosessualità possono influenzare anche l’autostima delle persone omosessuali.

L’omofobia porta a nascondere l’omosessualità anche in televisione, e media vari. Tale invisibilità fa si che le persone lgb abbiano pochi esempi positivi in cui rispecchiarsi e attraverso cui prendere forza per costruire una propria identità positiva. Il bisogno dell’essere umano di ricevere stima, di essere strettamente connesso agli altri, è fondamentale, a partire dall’infanzia quando i bambini tendono a sviluppare quei tratti che vengono approvati e a ridurre quelli che vengono disapprovati. Ogni persona sviluppa un concetto di sé basato sui feedback ricevuti dagli altri significativi. Il processo secondo il quale costruiamo l’immagine di noi stessi attraverso le valutazioni degli altri continua durante tutto il ciclo della vita, anche quando abbiamo stabilito l’autonomia del giudizio.

Gli psicologi e gli operatori della salute in generale non possono sottovalutare tutto ciò e l’effetto che ha sui gay, lesbiche e bisessuali, sul loro benessere psicofisico, psicosociale e sulla loro autostima.

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