Giovani – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Tue, 02 Nov 2021 13:56:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Trono gay: la banalità di una rivoluzione https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/trono-gay-la-banalita-di-una-rivoluzione https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/trono-gay-la-banalita-di-una-rivoluzione#respond Thu, 22 Sep 2016 17:21:24 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3337

Mercoledì scorso è andata in onda la prima puntata del Trono gay a Uomini&Donne, e non credo di esagerare dicendo che tutta Italia aspettava ormai da mesi di vedere come l’indiscussa regina della televisione avrebbe portato davanti alle telecamere il tabù dell’omosessualità. Noi giovani poi siamo particolarmente toccati dall’arrivo del trono gay, noi giovani che nonostante l’ipocrisia dei perbenisti amiamo Uomini&Donne, noi giovani che nel trash televisivo troviamo una distrazione da una società che ci dà sempre più doveri e ci toglie sempre più opportunità, noi giovani che dopotutto siamo i veri protagonisti del programma. Perciò non posso proprio io, nel mio blog, evitare di commentare la riuscita di questo Trono. Dopo il pollice alzato del web, dopo le lodi tessute da tutte le testate gay, dal canto mio io posso limitarmi semplicemente a ringraziare la De Filippi.
maria_de_filippiGrazie Maria, perché hai fatto conoscere la semplicità dell’amore tra due uomini anche alle più umili casalinghe; non hai provocato scandali, non hai dato spettacolo, hai scelto ragazzi normali alla ricerca di un amore normale. La stessa omosessualità del tronista come un velo, una leggera nebbia non ha oscurato la sua identità, anzi è venuta alla luce con delicatezza e semplicità, amalgamandosi all’intera descrizione senza attirare l’attenzione. Grazie Maria, perché hai capito che la sessualità non caratterizza una persona, ma è la persona, il suo carattere, il suo animo l’elemento più importante. La naturalezza, la delicatezza, l’eleganza con le quali è stato affrontato questo rivoluzionario passaggio nella televisione italiana sono virtù proprie di una grande conduttrice e di una grande donna.
Certo la novità, l’epocale cambiamento di cui tronista e corteggiatori si sono ritrovati a far parte deve aver influito: il sorriso forse troppo rigido di Claudio, un velo di insicurezza nei ragazzi, il non sapere se baciarsi o limitarsi ad una stretta di mano sono sintomi della consapevolezza di non star rappresentando solo se stessi, claudio_sonama di essere i volti di migliaia di ragazzi e ragazze che nel Trono gay vedono l’ennesima vittoria sull’oscurantismo e l’omofobia. E a questo proposito è proprio a tutti i corteggiatori ed al tronista che ora vorrei avanzare una personale richiesta: Maria ha scelto ragazzi ‘normali’, non ragazzi che nell’esasperato tentativo di apparire anticonformisti risultano pacchiani, quasi imbarazzanti; lei vi ha dato un’opportunità, a voi ora il difficile compito di mostrare al mondo chi sappiamo essere noi gay. Dovete dimostrare che anche se ci spogliamo sui carri ai gay pride, noi prima di tutto siamo uomini, come tutti gli altri, cittadini, lavoratori, figli, amici, mariti e padri, un giorno.
Anche se non sono un fan di Domenico Dolce, in questo caso sono d’accordo con quello che qualche anno fa ha dichiarato alle Invasioni Barbariche: l’eccesso, il voler essere stravaganti per forza, il voler sconvolgere oltre i limiti sono “il peggior modo per farsi accettare”. Un’esterna, un bacio, una storia portata avanti con banalità è la cosa più trasgressiva e più potente che possiamo fare.  Per molti è ‘TV spazzatura’, ma la storia ci insegna che non sono gli intellettuali, i ricchi, i potenti a fare le più grandi rivoluzioni, sono le persone comuni. In Parlamento fior fiore di politici si sono dannati l’anima per far passare una legge di cui già nessuno parla più; al contrario, ne sono certo, un programma di intrattenimento senza alcuna pretesa saprà fare quello che il diritto mai sarebbe riuscito ad attuare, convincere le persone ad accettare i gay, non costringerle, persuaderle ad allargare i propri orizzonti, non imporre una veste progressista a chi non appartiene. È un po’ lo stesso principio di “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”: il solenne obbligo imposto dall’alto di non discriminare gli omosessuali è solo una frase su un Codice stantio, di nessuna o pochissima importanza se messo a confronto con la spontanea, trasgressiva, bellissima indifferenza di una donna di fronte a due ragazze che si baciano al bar.

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L’eterocrazia è finita: cambiamo noi stessi per poter cambiare gli altri https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/eterocrazia-finita-cambiamo-noi-stessi-per-cambiare-altri https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/eterocrazia-finita-cambiamo-noi-stessi-per-cambiare-altri#respond Tue, 26 Jul 2016 13:13:42 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3323

Una speranza che diventa un desiderio; un desiderio che diventa un obiettivo; un obiettivo che diventa una conquista; una conquista che forse diventerà la comune vita di tutti i giorni. Direi che così possiamo riassumere gli ultimi anni di storia della comunità LGBT.
Un secolo fa eravamo tutti indistintamente ‘pervertiti’, poi, lentamente, siamo riusciti a farci riconoscere come individui uguali agli etero. Da clandestini, costretti a vivere ai margini della società ora possiamo finalmente vantare diritti fino a poco tempo fa inimmaginabili. Dopo tante battaglie anche in Italia finalmente la Legge ci riconosce come cittadini a tutti gli effetti, con tutti i doveri e tutti i diritti. Questo articolo però non vuole essere una celebrazione dell’approvazione del DDL Cirinnà perché, certo, sarebbe fuori tempo massimo. No, questo pezzo vuole essere un’esortazione a portare avanti con ancora più forza la lunga lotta per la totale ed indiscriminata accettazione degli omosessuali, ed anche un invito a non piangersi più addosso.
Il tempo in cui potevamo lamentarci di quanto crudele fosse stata con noi la natura nel farci ‘sbagliati’ è finito, ed è finito anche il tempo del vittimismo: non siamo più vittime indifese in una società eterocratica; gli enormi passi avanti fatti sono la prova che è arrivato il momento di sentirci noi stessi ‘normali’. Come potremo mai essere perfettamente amalgamati al resto della società se noi stessi ci costruiamo realtà ghettizzanti e esclusive, come gruppi di amici o locali. Sembra di essere passati dall’estremo dell’esclusione da parte degli altri all’estremo opposto in cui noi stessi ci autoescludiamo. In una società ideale non esisterebbe nulla di tutto ciò, non si saprebbe nemmeno cosa sia il coming out tanto dovrebbe essere normale l’omosessualità. Certamente questi sono stati mezzi fondamentali per la nostra autodeterminazione, io stesso quando stringo amicizia con qualcuno sento la necessità di ‘confessare’ subito la mia sessualità, ma è proprio perché anche io faccio questi errori che ne colgo l’illogica assurdità. Ora che lì fuori, tra gli etero, i nostri problemi sono diminuiti credo che sia giusto iniziare a lavorare anche su noi stessi. Per il futuro mi auguro una palingenesi dell’intera comunità LGBT ed in essa mi inserisco anche io: sarebbe fantastico se smettessimo noi per primi di sottolineare il confine che corre tra etero e gay, nella speranza che anche gli altri seguano il nostro esempio.
Pensate quando siete voi gay da soli in un gruppo di ragazze e di fronte ad una ragazza oggettivamente bella vi scappa un apprezzamento: le vostre amiche molto probabilmente vi guarderanno stranite. La stessa cosa succede se siete in mezzo ad altri ragazzi a guardare la partita e sottolineate la prestanza fisica di un giocatore, i vostri amici vi guarderanno storto. Se invece non ci fosse la malizia, se non ci venissero insegnate tutte quelle odiose differenze tra esseri umani forse nessuno ricollegherebbe ogni vostro gesto o parola alla sessualità, prenderebbero un complimento ad una ragazza o ad un ragazzo come una banale osservazione. È questo il mondo che sogno io, un mondo in cui le differenze ci siano ma non ne si tenga conto.
Ed è proprio questo il momento di agire: ora che il Diritto è cambiato è tempo di far cambiare anche la più profonda coscienza degli uomini. Anche se gli etero ci accettano in cuor loro permane la consapevolezza di essere diversi: noi dimentichiamoci di queste differenze così che anche loro se ne dimentichino. In particolare a tutti noi giovani, a noi che nel rosa vediamo solo un colore, a noi che non ci stupiamo di una borsa da uomo, a noi che guardiamo con genuino disinteresse alla fluidità sessuale, a noi viene dato questo pesante compito a cui in parte però già stiamo adempiendo. I nostri genitori erano più moderni dei nostri nonni, e così noi siamo più moderni dei nostri genitori, ma come sempre accade, contro ogni logica temporale, le novità influenzano non solo le nuove generazioni ma anche, paradossalmente, le vecchie. Diamo noi il primo esempio così che la nostra visione delle cose dilagando finisca per contagiare chi ci circonda.

LEGGI ANCHE: Disturbiamo la società etero-normata per rivoluzionarla! > >

 

 

 

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Gay Pride 2.0: serve ancora sventolare bandiere e aggirarci in deshabillé? https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/gay-pride-2-0-serve-ancora-o-no https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/gay-pride-2-0-serve-ancora-o-no#comments Sun, 24 Apr 2016 01:57:44 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3159

I Gay Pride sono il simbolo universalmente riconosciuto dell’orgoglio gay, eccentriche sfilate a cavallo tra il frivolo Carnevale di Rio e una solenne sfilata contro le discriminazioni.

Se prendessimo una persona assolutamente a caso probabilmente alla parola “gay” collegherebbe immediatamente la parola gay_pride1pride”; anche se digitiamo su internet la parola “gay” le foto che troviamo sono quasi tutte inerenti a qualche pride.
I “Gay Pride” sono nati come manifestazioni dei gay per urlare al mondo l’orgoglio nell’amare altri uomini. All’inizio il loro intento era quello di sconvolgere, di impressionare, e i festoni, i cartelloni, i carri, i mille colori che tingono abiti e corpi certo avevano raggiunto questo scopo. Eppure se all’inizio la comunità gay, vissuta fino a pochi anni prima nell’ombra, sentiva la necessità di emergere, apparire, sconvolgere, c’è da chiedersi se ai nostri tempi abbia ancora senso una manifestazione del genere.

Che i gay siano orgogliosi della propria sessualità ormai nessuno dovrebbe più metterlo in dubbio: talmente tante persone sono uscite e ancora escono allo scoperto che lo stesso termine coming out è diventato demodé; in quasi tutto l’Occidente ci possiamo sposare, in alcuni Paesi possiamo addirittura adottare! Che senso potrebbe avere, dunque, nel 2016, scendere in piazza a sbandierare le proprie idee in modo così scenografico, così eccessivo?

Pride film stillQuando penso a Gay Pride penso al film Pride, un esempio stupendo e commovente di una lotta davvero coi fiocchi. I minatori, gli uomini virili per eccellenza, cazzuti e mascolini, che sfilano affianco ai gay, per molti versi gli antipodi. Forse sono solo uno stupido a sperare che un giorno, magari anche, qui in Italia potrà accadere una cosa del genere: gruppi totalmente opposti e antitetici schierati fianco a fianco nella marcia verso i diritti, qualsiasi essi siano. Lavoratori, esodati, cassaintegrati, disoccupati, donne, uomini, etero, gay, bianchi, neri, anche i gialli uniti mano nella mano per degli ideali, che siano questi il matrimonio o un posto fisso, la possibilità di adottare dei figli o uno stipendio sufficiente per mantenerli.

In una fase storica tanto importante, soprattutto per noi gay italiani impegnati in una vera e propria guerra contro i cattobigotti, non avrebbe forse più senso trovare nuovi alleati tra coloro che come noi ed anzi più di noi soffrono e si vedono privati di ciò che spetta loro di diritto? gay_pride_madridSfruttiamo le mille argomentazioni a nostro favore che ci derivano dalle lettere, dalla filosofia e dalla storia, invece che sventolare bandiere e aggirarci in deshabillé: solo così, io credo, potremmo dimostrarci non solo dei gran fustacchioni e degli eccentrici festaioli ma anche, come è giusto, uomini con degli ideali profondi, delicati e sacrosanti, attivi in una guerra che per molti aspetti è simile a quella dei lavoratori che ogni giorno, proprio come noi, manifestano per i propri diritti.

Lasciamo in armadio perizomi e striscioni (quelli ci torneranno utili quando dovremo festeggiare la vittoria), ora scendiamo in campo con la nostra arma migliore: in tutto il mondo noi italiani siamo famosi per le nostre chiacchiere, allora usiamole per rassicurare chi ci teme, convincere chi ci ignora e colpire chi ci attacca.

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Monogamia: non pervenuta https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/monogamia-non-pervenuta-coppie-aperte-gay https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/monogamia-non-pervenuta-coppie-aperte-gay#comments Sun, 03 Apr 2016 11:55:38 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3061

Qualche mese fa sulle chat gay di cui ormai sono diventato esperto ho incontrato un uomo che, inconsapevolmente, mi ha dato molti nuovi stimoli su cui riflettere.

Devo ammettere che l’attrazione sessuale nei suoi confronti si è dimostrata subito forte. Era un tipo molto affascinante: quel pizzetto e quelle spalle lo rendevano estremamente sexy, se poi ci mettiamo anche un garbo ormai introvabile e quel fascino da sugar daddy …. beh … diciamo che no n mi ha affatto dato fastidio conversarci. Abbiamo chiacchierato, ci siamo seguiti a vicenda sui social e, dopo un po’, raccontandoci di noi, viene fuori un dettaglio, a dir suo trascurabile, una sottigliezza che non avrebbe dovuto turbare un giovane come me abituato a cose ben più strane: uno si aspetterebbe che quell’uomo elegante fosse solo un maniaco alla caccia di prede, o magari un etero curioso incappato per un sadico scherzo della sorte sul vostro cammino … e invece no amici … era fidanzato.

coppia-gay
Sono impegnato, non sono disponibile a una conoscenza seria” mi ha detto. All’inizio non capivo cosa stesse a significare quel ”Sono impegnato”, ma lui, senza esitazioni, tranquillamente mi ha spiegato: aveva una storia stabile da molti anni ormai ed era in quella chat solo per cercare divertimento. E fin qui tutto a posto … più o meno. Le chat gay, dopotutto, servono anche a chi ha voglia di provare il brivido di cornificare il proprio compagno (o compagna), a quei fedifraghi alla costante ricerca di nuove esperienze. Nelle varie chat ne ho incontrati a bizzeffe di questi ‘fedelissimi innamorati’ quindi non mi sarei minimamente turbato … se subito dopo non avesse specificato che il suo fidanzato lo sapeva e, anzi, che lo avevano deciso insieme.
Gira voce che si facciano chiamare “coppie aperte”: sono quelle coppie che, di comune accordo, decidono di avere rapporti esclusivamente sessuali con altri partner, e ci tengo a sottolineare esclusivamente sessuali. Per loro ‘scopare’ con un altro non è tradimento, ma lo diventa quando il rapporto travalica il sesso quindi sentirsi, fare uscite romantiche: paradossalmente, rispetto al mio (forse ingenuo) punto di vista, è peccato più il pensiero che l’azione. Addio monogamia, insomma.monogamia
Da inesperto quale sono non oso nemmeno addentrarmi alla ricerca delle possibili motivazioni che spingano queste coppie ad abbandonare la monogamia: forse la noia a letto, irrefrenabili fantasie o forse, anche se sembra strano, forse una sicurezza l’uno per l’altro così forte che riesce ad abbattere ogni tabù, che riesce a superare la gelosia del corpo e la carnalità.
Una parte di me si sente in dovere di condannare questa violazione della vecchia e sana monogamia, un’altra parte invece mi fa vedere in queste coppie una nuova forma di amore, quasi un’avanguardia sessuale. Mi viene da pensare che le coppie aperte, forse, siano il giusto equilibrio tra fedeltà dell’animo, il sentimento vincolato ad una sola persona, e istinti più felini dell’essere umano, alla costante ricerca di desiderio e di passione.
Che sia amore 2.0, decadenza e trivialità, non ci resta altro da fare se non prendere questa nuova usanza delle coppie aperte come un dato di fatto, accettarlo e, se vogliamo, condividerlo: dopotutto noi gay siamo uno dei gruppi più trasgressivi della storia e nessuno come noi ha saputo violare le norme e i canoni, sfidare le convinzioni e i preconcetti. Viviamo in una società in continuo cambiamento, noi per primi abbiamo favorito alcuni dei cambiamenti più epocali: sarebbe stupido, adesso, fare i moralisti, nel tempo dei pansessuali e dei tatuaggi agli occhi.

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Coming out saga: come l’ho detto al mio migliore amico https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-come-ho-detto-sono-gay-al-mio-migliore-amico https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-come-ho-detto-sono-gay-al-mio-migliore-amico#respond Thu, 17 Mar 2016 09:11:04 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3018

Fare coming out è un passo difficile da compiere, soprattutto se si è alle prime esperienze: si ha difficoltà a dire, addirittura, a voce alta “Io sono gay” perché, magari, quelle parole non sono mai uscite dalle nostre bocche prima di quel giorno.

Si ha paura, e purtroppo bisogna ammetterlo, del giudizio degli altri, tanto più se sono amici perchè abbiamo paura di perderli. Da un certo punto di vista è utile sempre ripetersi la solita frase “Se non ti accettano allora meglio non averceli come amici!” e andare avanti convinti di ciò, ma poi nei fatti il timore di non essere accettati c’è, eccome. Sarebbe una gran cosa poter affrontare con sovrano distacco momenti così difficili, quantomeno sarebbe di aiuto non prestare importanza al giudizio altrui, ma siamo tutti, in ogni caso, esseri umani e l’amicizia è un valore fondamentale a cui è difficile rinunciare.

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Ricordo bene quanto mi sudassero le mani quando ho fatto coming out con le mie compagne di classe … pensate che avevo creato un gruppo Whatsapp ad hoc per l’occasione. Sono ancora fresco di rivelazioni sulla mia sessualità, l’ultima delle quali risale a quest’estate, quindi so cosa si prova. Per me non è stato facile fare coming out, o meglio, diciamo che non è stato facile sopportare quei cinque minuti che hanno preceduto la fatidica frase. Ma se con le ragazze hai buonissime probabilità di esser accettato senza problemi, perché dopotutto è scientificamente provato che le donne sono molto più aperte a questo tipo di novità, fare coming out con altri ragazzi diventa una specie di all-in ad un sadico poker in cui in ballo c’è parte della tua vita.

 
amici_maschi_migliore_amicoIl primo ragazzo a cui ho detto di essere gay era, ed è tutt’ora, il mio migliore amico. Nonostante la sua aria a metà tra poeta maledetto e truzzetto con il risvoltino acqua alta-style, nonostante sia la prova vivente del luogo comune per cui gli uomini saranno per sempre degli eterni bambini e nonostante io non lo abbia mai preso molto sul serio, stranamente non ho mai avuto paura che lui la prendesse male. Forse solo un attimo, dopo aver detto la fatidica frase, solo in quel momento ho sentito un brivido al pensiero di ricevere una risposta “negativa” o,  addirittura, di non ricevere alcuna risposta. Invece anche con lui tutto è andato per il meglio: mi ha compreso e ha accettato la mia sessualità. Addirittura non ha nemmeno iniziato a farmi le solite domande che si fanno in queste situazioni del tipo “Ma non ti piacciono neanche un po’ le tette?” , o “Ma ti piace prenderlo da dove esce la cacca?” anzi, con assoluto rispetto, ha sorvolato su quelle che probabilmente erano le sue naturali curiosità e a cui io avrei dato senza problemi una risposta. Ho apprezzato soprattutto quel suo apparente “freddo disinteresse” (passatemi il termine).
Da quando credeva che fossi etero a dopo il coming out il nostro rapporto non si è raffreddato, anzi, è diventato

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ancora più forte, più forte perché più sincero. Continuiamo a cambiarci l’uno davanti all’altro, quando capita dormiamo nella stessa stanza, e ci aiutiamo a vicenda nelle faccende di cuore: dopotutto, da buon gay, di psicologia femminile ne capisco qualcosa in più di lui e da seduttore incallito lui, di corteggiamento, ne capisce certo più di me! Ci completiamo. Siamo semplicemente amici, né più né meno. Come lui è etero e convive senza problemi con me che sono gay, così io convivo e accetto lui, nonostante giochi allo sport che più odio al mondo! Se lui è il tuo migliore amico, davvero, ti capirà.
Alla fine è un circolo vizioso: il coming out e la sua riuscita dipendono dalle persone che hai davanti e se credi siano quelle giuste vuol dire che le hai scelte bene, e se le hai scelte bene allora devi fidarti di loro. Quindi, ragazzi, non abbiate paura di dirlo ai vostri amici maschi e, in particolare, al vostro migliore amico! Nella peggiore delle ipotesi rimarranno traumatizzati solo per qualche giorno nello sforzo di metabolizzare la scoperta.

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Il peso della bellezza in amore https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/peso-della-bellezza-amore https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/peso-della-bellezza-amore#respond Fri, 04 Mar 2016 02:39:21 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2872

Se c’è una comunità democratica è proprio quella gay! mi ha scritto qualche giorno fa il Direttore mentre discutevamo su un problema quanto mai attuale, quello del peso della bellezza tra gli omosessuali.

Quando ho letto il messaggio di Riccardo (il nome è inventato), nostro giovanissimo lettore preoccupato che il proprio aspetto gli impedisca di trovare un ragazzo, devo essere sincero, la mia prima idea è stata: “Ovviamente la bellezza è tutto!”.

peso_bellezzaSarà che alla mia età non si cerca il vero amore, quello di cui tanto scrivevano i poeti, e l’approccio è molto più immediato; sarà che sono anche un incorreggibile disfattista e sarà anche per il mio pessimismo patologico, ma credo che l’aspetto conti. Conta se sei DiCaprio o Pumba, conta il viso che hai, il corpo che sfoggi, i vestiti che indossi. Ai nostri giorni si pensa che un risvoltino sia in grado di raccontare la tua personalità, figuriamoci il tuo aspetto! È innegabile il fatto che, in una società conformista come la nostra, l’esteriorità sia il primo metro di giudizio, e questo, sotto un certo punto di vista, può anche andarmi bene in fondo. Dopotutto la faccia è la prima cosa che si vede, è il nostro bigliettino da visita, con lei ci giochiamo la prima fondamentale carta. Non per questo, però, intendo dire che noi brutti siamo senza speranza, eh, anzi! Io stesso sto iniziando ora ad avere le mie prime storie e, non essendo assolutamente bello, anche io mi faccio mille problemi. In questa fase della vita vogliamo tutti, chi più chi meno, la stessa cosa: divertirci. Tante volte vedo le mie amiche cambiare fidanzato ogni due settimane mentre io non posso farlo perché nessuno è attratto dal mio metro e settanta o dalla mia pancia o in discoteca nessuno ci prova con me, nessuno si gira a guardarmi.
D’altra parte chiacchierare con Alessio, il Direttore, mi ha fatto vedere anche un’altra faccia della medaglia. Pensiamo ad esempio ai ragazzi bear e a quanti tra noi li amano e a quanti adolescenti sognano di avere un daddy  maturo! bearBear e Daddy sono solo due delle tante categorie di persone che avrebbero buonissimi motivi per disperare in una relazione. Sì, è vero: la “democrazia sessuale” trionfa nei pride pieni di uomini grassi e nudi che sfilano orgogliosi come, allo stesso tempo, nessuno si disgusta nel vedere quel fusto che è Cristiano Ronaldo. Un ragazzo di sedici o diciassette anni non sta a guardare la capacità di conversazione: o meglio, sicuramente c’è chi lo fa, ma il loro numero è oggettivamente minimo. Non lo dico per semplice pregiudizio, ma perché io stesso, pur con i miei difetti, guardo prima i ragazzi belli, alti e muscolosi. La bellezza è relativa, sì, ma la bruttezza è assoluta. Nessuno a primo impatto flirterebbe con un ragazzo brutto se può optare per il figo di turno, perché, dopotutto, nonostante le belle parole che si potrebbero spendere a favore di noi brutti, i sensi arrivano sempre prima della razionalità. Però, attenzione, la speranza c’è perchè esiste altro oltre il mero aspetto fisico. Quella misteriosa alchimia del corteggiamento, quello che va oltre la bellezza: il fascino e il sex appeal. Si perchè il corpo non basta per conquistare qualcuno, si deve suscitare interesse, curiosità, desiderio!
In conclusione, quindi, caro Riccardo: oggi magari, devo dirtelo con il cuore, non verrai corteggiato da uno stuolo infinito di ragazzi affamati, ma in futuro ti accorgerai che il fisico e la bellezza perdono molta della loro importanza. Distinguiti dalla massa, sii originale! Di belli se ne vedono tanti, ma i ragazzi “stuzzicanti” ormai sono una specie protetta. E poi, come disse una volta un saggio uomo le cui parole oggi troppo spesso vengono male interpretate: ”Gli ultimi saranno i primi!”.

Io aggiungerei: ”E la vecchiaia prima o poi arriva anche per i fotomodelli!

Quindi, Riccardo, non disperare! La faccia è solo un vestito indossato molto spesso, quello che hai dentro è il tuo vero “volto” e la fortuna ha voluto che non si svaluti con le mode.

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Meglio soli che nell’oblio della Friendzone https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/meglio-soli-che-oblio-della-friendzone https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/meglio-soli-che-oblio-della-friendzone#respond Wed, 24 Feb 2016 11:51:34 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2820

principi_gayPer mia natura non sono mai stato un sentimentale, non ho mai sognato una romantica storia d’amore, uno di quei melodrammi alla “Romeo e Romeo”, non ho mai voluto fare la Cenerentola di turno …  tanto meno il Principe Azzurro!

Secondo il mio punto di vista, i tormenti d’amore facevano parte esclusivamente delle innumerevoli canzoni d’amore. “Con i ragazzi – dicevo a me stesso- ci farò solo sesso!”. E ad essere sinceri, questa mia illusione aveva retto per parecchio tempo! In un ragazzo guardavo poche semplici cose: il culo, il viso e il fisico. Chi era bello mi piaceva, chi era brutto non mi piaceva. Non c’erano fattori ignoti, non c’erano variabili di cui avere paura. Mai avrei pensato che, a distanza di pochissimo tempo, mi sarei fatto i film mentali tipici degli adolescenti!
Lui era un mio carissimo amico. Fin da subito avevo notato la sua bellezza ma, ingenuamente, non ci avevo dato più just_friendpeso di quello che ero abituato a dare all’attrazione fisica, dopotutto sono un uomo ed è risaputo quanto influente da un lato e passeggero dall’altro sia il nostro membro nei ragionamenti maschili. Insomma, me lo gustavo ben bene quando si spogliava davanti a me, non perdevo occasione per avere un contatto con lui, ma nulla di più anche perchè lui etero, io gay, e non vedevo in lui nulla di più di quanto non vedesse lui nelle ragazze. Tuttavia, come era prevedibile, ben presto per me quel ragazzo divenne molto più che un amico. Quasi senza farci caso ho iniziato a pensare a lui sempre più spesso, cercavo ogni pretesto per uscirci, messaggiavamo anche interi pomeriggi senza stancarci. Lui, ovviamente, era troppo stupido per capire quello che provavo per lui ed io non avevo certo intenzione di farglielo capire.  Se c’è una cosa che ho imparato è che in campo sentimentale nessuno ha vita più triste degli amanti, degli scopamici e dei gay innamorati degli etero. Sapevo che qualunque cosa avessi fatto sarebbe comunque andato tutto male quindi, nel tentativo di contenere i danni, ho preferito non raccontare mai al mio amico quello che provavo. Mi sono auto- friendzonato. Si, è cosi, ma almeno potevo averlo sempre con me senza imbarazzo o paura.
Friendzone_MemeCerto, raccontata così la mia prima cotta può effettivamente ricordare un melodramma quindi, per fugare ogni dubbio, vi dico subito che non ci sono stati pianti o serate passate ad abbracciare una sua foto. Con questo ovviamente non voglio dire di non esserci rimasto male, anzi, ci sono rimasto malissimo: ho sofferto parecchio, ma è anche vero che una cotta non porta alla depressione! Mi sono divertito a flirtarci un po’ insieme, ho portato avanti una fallimentare opera di auto convincimento ed alla fine …. alla fine mi piaceva ancora.

All’amore non c’è rimedio! L’ho imparato a mie spese. L’unica cosa che, allora, mi aveva aiutato è stato il tempo. Ripetermi che era etero non sembrava essere una medicina efficace e pensare ad un modo carino per dichiararmi nemmeno. Nella società contemporanea non c’è tempo da perdere ed io, in particolare, non ne ho proprio quindi ho rivolto la mia attenzione altrove. Il primo periodo non è stato facile ma poi l’epicureo che è in me è riuscito a venir fuori. Questo mio amico ora è, appunto, solo un amico … o quasi. Diciamo che vederlo in spiaggia è ancora una dura prova per la mia forza di volontà, e probabilmente rimarrà sempre il mio sogno proibito … non per nulla si dice che la prima cotta non si scorda mai!

friendzone

Alla luce di ciò, dunque, non mi ritengo la persona più indicata a darvi consigli amorosi data la mia poca esperienza (di cui vi parlerò più avanti), ma in base alla mia storia personale un suggerimento posso darvelo: fuggite dagli etero come fossero la peste, sono dei diavoli tentatori! Gli etero sembrano rudi, troppo infantili, troppo amanti dei videogiochi ma poi, sarà il fascino del proibito o l’irresistibile amore per il rischio, riescono sempre a conquistarci.

State loro lontani, evitate i contatti: meglio soli che nell’oblio della friendzone.

 

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Cosa fare per vivere meglio come omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale#comments Tue, 23 Feb 2016 13:31:38 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2621

Molti studi hanno documentato l’impatto dell’ineguaglianza sociale sulla salute degli omosessuali e bisessuali.

I dati suggeriscono che lo stress sociale sia un fattore causale per lo sviluppo dell’ansia e della depressione, due disturbi di cui gli omosessuali soffrono maggiormente rispetto agli eterosessuali. Soprattutto l’ansia sociale ( che si riferisce alla percezione dell’ambiente sociale come minaccioso e alla paura delle interazioni con gli altri) esprime livelli più elevati nella popolazione LGB che in quella eterosessuale. Essa si svuluppa soprattutto in adolescenza, anni in cui un omosessuale ha un  compito evolutivo molto più complicato, ovvero quello di accettare e costruire un’immagine positiva di sé nonostante l’immagine dell’omosessualità sia denigrata a livello sociale.

Gli adolescenti omosessuali, ma anche coloro i quali arrivano a organizzare il proprio orientamento sessuale in età più avanzata, devono confrontarsi con gli stereotipi sull’omosessualità e con le reazioni degli altri sia emotive (disprezzo, disgusto, paura, imbarazzo, curiosità) che comportamentali (ridicolizzazione, discriminazione, linguaggio offensivo fino a maltrattamenti psicologici, bullismo, violenza fisica).  okGli omosessuali hanno, però, la possibilità di reagire e costruirsi un’immagine positiva e, in questo senso, hanno alcuni strumenti utili perchè essere gay, lesbiche o bisessuali, infatti, non ha solamente lati negativi.

Se si è vittima delle reazioni negative degli altri in quanto nero, arabo o ebreo si può trovare nella propria comunità o nella propria famiglia supporto e aiuto, mentre i gay, le lesbiche e i bisessuali potrebbero non aver fatto ancora coming out (cioè essersi dichiarati come omosessuali o bisessuali) o non essere stati accettati dalla famiglia e dagli amici, perciò diventa più difficile cercare supporto ed aiuto. “La differenza tra un omosessuale ed un nero- dice una frase su facebook che va di moda in questi giorni- è che se sei nero almeno non devi dirlo a tuo padre”.

Eppure il coming out è la miglior risposta a come vivere meglio come omosessuale!

L’invisibilità, celare la propria identità, in casa e negli ambienti sociali, rendono omosessuali e bisessuali ancora più vulnerabili e diventa ancora più difficoltoso per loro alleviare lo stress e trovare supporto sociale e familiare nella comunità di appartenenza.

Attraverso il coming out le persone si creano la possibilità di esprimere ciò che sono, condividere con gli altri le gioie e i dolori, raccontare le proprie relazioni. Al contrario, celare la propria identità induce al monitoraggio continuo delle informazioni che si vogliono inviare agli altri e all’evitamento sociale. Le ricerche segnalano quanto sia nocivo per l’equilibrio mentale nascondere la propria omosessualità o bisessualità soprattutto agli altri significativi. Ciò genera, infatti, una costante tensione emotiva ed un vivere continuamente in fase di allarme: “ho paura che mi scoprano”. Ma essere omosessuali non è assolutamente un crimine e la vita va vissuta per ciò che si è, ricordando che è una sola e non torna più indietro.

Eppure molti omosessuali continuano a non accettare sè stessi e ad utilizzare meccanismi difensivi per non far capire di esserlo: alcuni inventano una vita alternativa da raccontare agli altri e a volte anche a sé stessi ( ad esempio un gay che declina al femminile il racconto delle vicende con il proprio partner, oppure i single che inventano l’esistenza di finte/i fidanzate/i), oppure omettono le informazioni salienti ( per esempio raccontare gli episodi della propria vita non facendo riferimento al proprio partner o parlane e presentarlo/a come amico/a). Tutto ciò disconferma la propria vita affettivo-sessuale e, inoltre, toglie moltissime energie che potrebbero essere impiegate in maniera più propizie oltre a produrre una netta separazione tra vita pubblica (considerata rispettabile e rappresentabile) e privata, spesso vissuta clandestinamente e nel più completo anonimato.

Le ricerche hanno dimostrato che chi è dichiarato ha relazioni più stabili e durature!

imagesgEssere omosessuali ha, inoltre, aspetti positivi ed è su questi che le persone LGB dovrebbero maggiormente riflettere per vivere meglio con sé stessi in quanto omo/bisessuali.

Una ricerca (Rigale et al., 2008) ha provato, attraverso interviste on-line a persone LGB, quali sono alcuni degli aspetti percepiti come positivi (ne riporto solo alcuni per necessità di sintesi, ma ognuno può trovarne di altri nella sua esperienza quotidiana personale):

 

  1. Appartenere ad una comunità, come una grande tribù che può dare forte e positiva energia per migliorarsi e costruire una società migliore
  2. Creare una famiglia di scelta, soprattutto la rete amicale fatta di amici omosessuali
  3. Essere dei modelli di ruolo,una partecipante dichiarava “come lesbica dichiarata sul posto di lavoro ritengo di essere un buon esempio per tutte le persone gay e lesbiche
  4. Senso di sé e autonomia nel giudizio, “Essendo l’omosessualità ancora un tabù, ho dovuto decidere da me se era giusta o sbagliata, così ho un occhio critico e personale su altre questioni
  5. Empatia e comprensione degli altri, “Non sono giudicante perché so come gli altri facilmente mi potrebbero giudicare. Essere “altro” mi ha reso più sensibile rispetto alle altre minoranze e più consapevole dell’accettazione che deve essere costruita nel mondo
  6. Giustizia sociale ed attivismo, “mi piace lottare per i diritti umani”
  7. Relazioni egualitarie e libertà dai ruoli di genere, “Con la mia compagna non ci sono conflitti di potere: condividiamo tutte le incombenze domestiche

Dichiararsi, frequentare associazioni LGBT, crearsi una rete sociale amicale, poter essere liberi di viversi la propria omosessualità lottando per i propri diritti e quelli delle altre minoranze, impegnarsi ad essere di esempio a livello sociale, personale e familiare, liberarsi dai rigidi stereotipi e ruoli di genere sono tutte cose da fare per potersi vivere meglio come omosessuale.

Per quanto nella società permangano pregiudizi, stereotipi e non venga reso facile alle persone LGB viversi per ciò che si è, l’unica via è il coraggio. Coraggio di lottare per un mondo migliore, innanzitutto, a livello personale. Questo è possibile solo attraverso il contatto con l’altro, quindi meno chat, meno Facebook, meno social: c’è bisogno di recuperare il contatto umano con chi ci circonda.

 

 

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COMING OUT SAGA: la prima volta che ho detto di essere gay https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-prima-volta-che-ho-detto-di-essere-gay https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-prima-volta-che-ho-detto-di-essere-gay#respond Mon, 08 Feb 2016 11:09:17 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2649

Come promesso, oggi torno a parlare della mia lunga e non ancora conclusa avventura nel magico mondo del coming out. Nel precedente articolo della Saga vi avevo parlato del coming out con noi stessi, oggi vi racconto della prima volta in cui ho detto a qualcuno di essere gay. Devo confessare che i ricordi di quella fatidica sera sono un pò confusi, ma i punti salienti li ho ben chiari in testa.best_friend

La prima persona che ha saputo della mia sessualità è stata la mia migliore amica, la mia inseparabile compagna di banco del liceo. A dire il vero non la conoscevo da molto tempo, l’avevo incontrata alle superiori, e nonostante avessimo subito legato non era di certo la mia amica più stretta. Sarà stato il suo volto, che m’ispirava affidabilità, sarà stata l’atmosfera del liceo classico, sta di fatto che verso l’autunno decisi di dirglielo.

Sono sempre stato leggermente egocentrico e non mi sono mai risparmiato quando c’era da fare qualcosa di spettacolare, così dissi a me stesso che non potevo fare questo grande passo in un giorno qualunque: occorreva scegliere bene la circostanza, occorreva fare il coming out più importante nel giorno più importante, e quale giorno migliore dell’ultimo giorno dell’anno?

Così, il 31 dicembre del 2013, mentre mio padre mi stava accompagnando ad una festa, presi il mio cellulare e scrissi alla mia amica che dovevo dirle una cosa importante. E lei, prendendomi completamente alla sprovvista mi chiese così, dal nulla, se mi piaceva il ragazzo di cui le avevo parlato qualche mese prima. Lì per lì rimasi sconvolto. La prima cosa che pensai fu:

Ma come **** ha fatto a capire subito?

Subito ero quasi tentato di negare tutto, come d’altro canto avevo sempre fatto con tutti coloro che precedentemente mi avevano chiesto se ero gay, e come avrei fatto in futuro tante altre volte prima dell’ultimo, fondamentale, coming out. Poi però, (saggiamente), ci ripensai. Stavo per dirle tutto e lei mi aveva preceduto, quindi la “confessione” sarebbe stata addirittura più semplice del previsto! Feci un grande respiro, aprii la tastiera e le scrissi questo messaggio, messaggio che sarebbe poi diventato un modello per tutti gli altri miei coming out:

“Volevo dirtelo da un pò, ma avevo paura della tua reazione. Non è facile per me ma devo liberarmi di sto peso. Se non lo dovessi accettare ti chiedo solo di tenerlo per te. Comunque, penso tu l’abbia capito, sì sono gay

BEST_FRIENDSTutto sommato ero un bel discorsetto, breve, chiaro, coinciso: ero ancora spaventato dalle possibili reazioni altrui, quindi cercavo di anticipare anche le reazioni peggiori con un “se non lo accettassi ti prego di tenere il segreto“. Ripensando a quel messaggio mi viene da ridere: ero così ingenuo e insicuro, e si parla solo di due anni fa. Ora, invece, i tanti coming out che ho affrontato mi hanno sicuramente fatto crescere: ormai lo dico con una sicurezza ed una serenità che allora neppure potevo immaginare!

Dopotutto il coming out instaura un vero e proprio circolo vizioso: dalla timidezza iniziale si passa, amico dopo amico, ad avere una sicurezza sempre maggiore che ti spinge a dirlo a sempre più persone che, a loro volt,a aumentano la tua sicurezza; e avanti così. Alla fine, se ci penso bene, il coming out è come una droga, dopo la prima volta ne vuoi sempre di più! 

Dopo aver inviato il messaggio ammetto di essere andato in iperventilazione per l’ansia, ma la risposta della mia amica ha sorpreso ogni mia aspettativa e demolito tutta la retorica del mio “formale” coming out:

Sì lo avevo capito, ma io ti voglio tanto bene comunque. Non cambiare mai

Hai proprio ragione tesoro, il segreto è non cambiare mai!

Non cambiare anche se un prete mi dice di farlo, non cambiare anche se un bullo mi sfotte, non cambiare anche se gli altri non capiscono. Grazie, grazie perché avertelo detto è stato più utile per me di quanto non sia stato per te sapere che sono gay.

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Unioni civili: meglio trasferirsi a ‘Frociolandia’! https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/unioni-civili-meglio-frociolandia https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/unioni-civili-meglio-frociolandia#respond Fri, 29 Jan 2016 11:55:54 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2561

In Italia i gay non si sposeranno. Certamente non nell’immediato futuro. O almeno spero che non si potranno sposare SOLO nell’immediato futuro

In questi giorni, più che in altri, la polemica sulle unioni civili sta dominando le testate e animando i dibattiti. Tutti hanno detto la loro, da Renzi a Paola Marella, per motivi che sinceramente mi sfuggono, sono magicamente diventati esperti in teologia, sociologia, antropologia. Tutti sanno cosa è giusto, tutti sanno cosa bisogna fare, tutti sanno cosa gli altri non fanno.

matrimonio_gay_unioni_civili

Noi gay ci lamentiamo perché non vediamo riconosciuti i nostri diritti, gli estremisti cattolici si lamentano perché vedono un mondo invaso dall’immoralità, i vecchi si lamentano perché il matrimonio gay è un abominio della Modernità, i giovani si lamentano perché siamo il Paese più arretrato dell’Occidente. Insomma, tutti si lamentano. E in una situazione drammaticamente instabile come questa, quel caro uomo di Maroni ha ben pensato che esprimere la propria idea con una intervista fosse troppo mainstream: meglio usare scritte monumentali su un grattacielo come canale di comunicazione. Il Papa, dal canto suo, sembra l’unica persona in questo Inferno a mantenersi calmo: è il capo della Chiesa cattolica e ha giustamente condannato le unioni civili. Anche contro di lui sono nate sterili polemiche ma, per quanto io non condivida la sua idea, apprezzo il fatto che almeno lui abbia un saggio motivo per rimanere sulle proprie convinzioni. Dopotutto è il capo della Chiesa: con centinaia di persone che invocano la punizione di Dio sugli omosessuali non può essere gay-friendly!

matrimonio-egualitario-gayChe possa piacere o no siamo in una guerra civile (spero gli amanti della Marvel apprezzino il riferimento) e, in un calderone spaventoso di idee, ritengo doveroso, in quanto gay e soprattutto in quanto italiano, dire anche io la mia sulle unioni civili. Premesso che l’etichetta “unioni civili” mi fa una tristezza incredibile, e premesso che non vedo un valido motivo per cui la parola matrimonio dovrebbe essere esclusiva per le coppie etero, devo essere sincero: a me, personalmente, dei matrimoni interessa ben poco. Ho 17 anni e, anche se può sembrare infantile, le nozze non sono il mio problema più grande. Semplicemente non ci penso o lo faccio di rado: nella mia vita ho ben altri problemi e questo non mi tocca … almeno per ora. Però prima o poi la questione matrimonio mi toccherà e, molto egoisticamente, mi piacerebbe, quando sarà ora, poter convolare a nozze senza tanti problemi potendo semplicemente raccogliere i frutti del lavoro e della fatica fatta da altri. Paradossalmente è proprio questo non voler fare fatica che mi spinge a dare tutto il mio sostegno a chi oggi sta lottando per il futuro di tutti gli omosessuali italiani.

Che se ne dica, noi ragazzi, anche se non sembra, siamo perfettamente informati su quello che sta accadendo. Ci informiamo attivamente, anzi, spesso veniamo a conoscenza delle cose ben prima di chi non è come ognuno di noi inserito nell’enorme cosmo della Rete. Le unioni civili le conosciamo fin troppo bene … in fondo chi non ha sentito parlare di queste benedette unioni civili!? Noi gay, ovviamente, ne siamo particolarmente interessati ma in questo momento l’attenzione di praticamente tutti i giovani è rivolta al ddl Cirinnà.

monica_cirinnàMonica Cirinnà, cara donna … Santa donna! Ha avuto la malsana idea di proporre al parlamento di questo Paese un testo di legge chiaramente non in linea con la mentalità comune. I politici italiani ci tengono alla propria reputazione e non possono permettersi di approvare una legge per la parità dei diritti eterosessuali e omosessuali. Siamo italiani dopotutto, e come per la pizza, il Colosseo e Al Bano, anche il perenne ritardo su certe faccende è un elemento che ci contraddistingue e dobbiamo difenderlo con orgoglio! Sono sicuro che sia la gelosia nei confronti della reputazione dell’Italia a tenere i lavori sulle unioni civili bloccati da mesi, non c’è altra spiegazione valida! O forse si?

Forse il problema è lo stesso ma andrebbe visto da un altro punto di vista: questa ostinata avversione al progresso non è altro che una sorta di reazione allergica, un ostinato rigetto nei confronti di tutte quelle cose in cui ci siamo fatalmente appiattiti da usanze provenienti dall’estero. Abbiamo assorbito le nuove parole inglesi, accettato il Babbo Natale della Coca-Cola ed Halloween, sostituito la Parmigiana il Mc Donald, non possiamo cedere anche sui diritti! Ok una zucca e qualche parola da snob ma i matrimoni gay no! Siamo pur sempre italiani!

Nel caso, dunque, anche il ddl Cirinnà si riveli un fallimento, non riuscendo a trovare una soluzione migliore, propongo un enorme esodo di omosessualità italiani all’estero: che l’Onu ci crei uno staterello tutto per noi da qualche parte, una “Frociolandia” in cui vivere per sempre felici e contenti. Così noi gay avremo i matrimoni e gli italiani potranno rimanere tranquilli e sereni nelle loro confortanti tradizioni. Tanto ormai di italiani che emigrano all’estero è pieno … potremmo valutare l’opzione di trasferirci anche noi. 

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