gay pride – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Tue, 28 Mar 2023 09:54:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Gay Pride 2.0: serve ancora sventolare bandiere e aggirarci in deshabillé? https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/gay-pride-2-0-serve-ancora-o-no https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/gay-pride-2-0-serve-ancora-o-no#comments Sun, 24 Apr 2016 01:57:44 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3159

I Gay Pride sono il simbolo universalmente riconosciuto dell’orgoglio gay, eccentriche sfilate a cavallo tra il frivolo Carnevale di Rio e una solenne sfilata contro le discriminazioni.

Se prendessimo una persona assolutamente a caso probabilmente alla parola “gay” collegherebbe immediatamente la parola gay_pride1pride”; anche se digitiamo su internet la parola “gay” le foto che troviamo sono quasi tutte inerenti a qualche pride.
I “Gay Pride” sono nati come manifestazioni dei gay per urlare al mondo l’orgoglio nell’amare altri uomini. All’inizio il loro intento era quello di sconvolgere, di impressionare, e i festoni, i cartelloni, i carri, i mille colori che tingono abiti e corpi certo avevano raggiunto questo scopo. Eppure se all’inizio la comunità gay, vissuta fino a pochi anni prima nell’ombra, sentiva la necessità di emergere, apparire, sconvolgere, c’è da chiedersi se ai nostri tempi abbia ancora senso una manifestazione del genere.

Che i gay siano orgogliosi della propria sessualità ormai nessuno dovrebbe più metterlo in dubbio: talmente tante persone sono uscite e ancora escono allo scoperto che lo stesso termine coming out è diventato demodé; in quasi tutto l’Occidente ci possiamo sposare, in alcuni Paesi possiamo addirittura adottare! Che senso potrebbe avere, dunque, nel 2016, scendere in piazza a sbandierare le proprie idee in modo così scenografico, così eccessivo?

Pride film stillQuando penso a Gay Pride penso al film Pride, un esempio stupendo e commovente di una lotta davvero coi fiocchi. I minatori, gli uomini virili per eccellenza, cazzuti e mascolini, che sfilano affianco ai gay, per molti versi gli antipodi. Forse sono solo uno stupido a sperare che un giorno, magari anche, qui in Italia potrà accadere una cosa del genere: gruppi totalmente opposti e antitetici schierati fianco a fianco nella marcia verso i diritti, qualsiasi essi siano. Lavoratori, esodati, cassaintegrati, disoccupati, donne, uomini, etero, gay, bianchi, neri, anche i gialli uniti mano nella mano per degli ideali, che siano questi il matrimonio o un posto fisso, la possibilità di adottare dei figli o uno stipendio sufficiente per mantenerli.

In una fase storica tanto importante, soprattutto per noi gay italiani impegnati in una vera e propria guerra contro i cattobigotti, non avrebbe forse più senso trovare nuovi alleati tra coloro che come noi ed anzi più di noi soffrono e si vedono privati di ciò che spetta loro di diritto? gay_pride_madridSfruttiamo le mille argomentazioni a nostro favore che ci derivano dalle lettere, dalla filosofia e dalla storia, invece che sventolare bandiere e aggirarci in deshabillé: solo così, io credo, potremmo dimostrarci non solo dei gran fustacchioni e degli eccentrici festaioli ma anche, come è giusto, uomini con degli ideali profondi, delicati e sacrosanti, attivi in una guerra che per molti aspetti è simile a quella dei lavoratori che ogni giorno, proprio come noi, manifestano per i propri diritti.

Lasciamo in armadio perizomi e striscioni (quelli ci torneranno utili quando dovremo festeggiare la vittoria), ora scendiamo in campo con la nostra arma migliore: in tutto il mondo noi italiani siamo famosi per le nostre chiacchiere, allora usiamole per rassicurare chi ci teme, convincere chi ci ignora e colpire chi ci attacca.

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Siamo ancora “froci”: senatori specchio dell’ignoranza italiana https://blogs.gay.it/senza-peccato/ancora-froci-senatori-specchio-ignoranza-italiana https://blogs.gay.it/senza-peccato/ancora-froci-senatori-specchio-ignoranza-italiana#comments Tue, 09 Feb 2016 15:20:22 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2655

Quando eravamo froci. Gli omosessuali nell'Italia di una volta - Andrea PiniA sentire certi discorsi dei senatori italiani sembra di essere tornati agli anni ’60, quando su settimanali e quotidiani venivano pubblicati articoli che parlavano di omosessualità come di malattia, vizio, scelta di perversione associata a reati quali prostituzione,droga e ricatti.

Era l’Italia perbenista e moralista del boom economico, che se progrediva a grandi passi sul fronte industriale e tecnologico restava ancora imprigionata ad un modello sociale clericofascista. Descrive bene quel periodo il libro di Andrea Pini “Quando eravamo froci. Gli omosessuali nell’Italia di una volta”, che attinge a documenti, pubblicazioni e raccoglie la voce dei testimoni.

Il più delle volte si nascondevano e vergognavano di una condizione percepita come sbagliata e da vivere solo di notte, con rapporti occasionali in ambienti sordidi e pericolosi. I pochi casi di persone che uscivano allo scoperto erano visti come eccentrici, folli da biasimare e non prendere troppo sul serio.

Sono passati decenni. Prima i movimenti giovanili del ’68, poi le leggi su divorzio e aborto e ancora di più la tragedia dell’Aids ha modificato la società e gli omosessuali stessi, che hanno preso coscienza di sé e, orgogliosi di una condizione diversa ma non inferiore a quella eterosessuale, hanno iniziato a reclamare uguaglianza giuridica. Proprio quei senatori che ascoltiamo discutere della legge Cirinnà dimostrano che questi anni di pride e manifestazioni pubbliche non hanno lasciato il segno come dovrebbero sulla coscienza civile. Dal Family Day, alle discussioni in tv di biechi personaggi mascherati da credenti, ai discorsi mal letti e neppure compresi di rappresentanti dei cittadini scopriamo un’Italia profondamente ignorante, incapace di osservare la società contemporanea, rispettare le differenze e accettare il principio di uguaglianza.

I termini usati a Palazzo Madama, ma anche in prestigiosi salotti televisivi dai nostri politici denunciano FD5un odio viscerale e antico, una sequela di insulti di stampo omofobo e retrivo, indegni per un Europa che dovrebbe essere fondata sul rispetto delle differenze.

Non provano alcuna vergogna nell’offendere quella categoria di cittadini apertamente discriminata dalle leggi italiane, che finora hanno sempre scelto di ignorare le coppie GLBT in ossequio allo Stato estero del Vaticano. Anzi, i vari Salvini, Giovanardi, Formigoni, Meloni e per ultimo un ridicolo Scilipoti, vanno fieri dei loro insulti e dell’ignoranza che diventa una bandiera da sventolare con orgoglio al Family Day. Se in qualsiasi altro consesso europeo si pretenderebbero le dimissioni di questi soggetti, da noi diventano interlocutori affidabili, la giusta controparte per un dibattito basato su slogan omofobi, citazioni religiose e tanto pressapochismo.

Il clima di odio che è esploso anche in seguito ad un’atroce crisi economica che ha esasperato i cittadini italiani, i quali cercano capri espiatori per sfogare le frustrazioni, deriva dalla mancata educazione civica e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado.

Nelle scuole non si parla e non si può parlare di uguaglianza di genere, rispetto delle differenze, e di sesso. Ragazzi mantenuti nell’ignoranza saranno cittadini preda del fanatismo religioso, avversione verso tutto ciò che ai loro occhi apparirà diverso, e quindi minaccioso.

FD1I nostri politici lo hanno capito molto bene. Guardate Salvini e la miracolosa resurrezione di una Lega Nord che era già cadavere. Ha capito che doveva far leva proprio sull’ignoranza e sui pregiudizi di una consistente fetta di popolazione per accreditarsi come guida politica cui riporre fiducia. Immigrati ladri e assassini, omosessuali che minacciano i bambini e la famiglia altrui sono i cavalli di battaglia di una destra incapace di trovare argomenti validi e che possono contare sull’appoggio, talvolta esplicito, di una Chiesa connivente.

Come possiamo sperare che la scuola torni a insegnare ed educare a quei principi costituzionali ed europei se i nostri rappresentanti istituzionali sono i primi a disattenderli? Come proporre progetti e iniziative nelle scuole volte all’abbattimento di stereotipi di genere e alla conoscenza del corpo e dei suoi meccanismi sessuali se essi vengono strumentalizzati per essere oggetto di scandalo giornalistico, invettiva, menzogna e discredito, quando non di ritorsione violenza?

Il dibattito sulla Legge Cirinnà, un provvedimento insufficiente e che attesta una discriminazione tra eterosessuali che possono accedere al matrimonio e coppie omosessuali che possono solo contare su un istituto apposito, dimostra il grado di inciviltà dal quale l’Italia non riesce ad affrancarsi.
I continui riferimenti alla gente del Family Day, con i loro striscioni offensivi tutti uguali appositamente preparati da qualcuno e sventolati spesso da bambini inconsapevoli, sono una delle caratteristiche che rivelano il tentativo di costruire una base elettorale che possa garantire stabilità alla poltrona politica. Non importa nulla ai senatori italiani della legge Cirinnà. Molti di loro hanno dimostrato di non aver mai neppure letto il testo in discussione, non discutono di leggi che possano migliorare la vita dei cittadini e tirano in ballo la libertà di coscienza per travisarla in libertà di offesa.

La speranza è quella che l’approvazione della legge sulle unioni civili costituisca un punto di partenzaFD4 non solo per la piena uguaglianza civile tra tutti i cittadini, ma per abbassare i toni, zittire quei personaggi senza né arte né parte riciclatisi difensori della famiglia tradizionale e ricominciare a parlare di accoglienza, rispetto, civiltà e uguaglianza. Che una volta che anche i più facinorosi capiranno che se le coppie omosessuali sono tutelate la loro vita può continuare senza alcun trauma, si possa ragionare di educazione civica e sessuale nelle scuole.

E’ fondamentale che i bambini e i ragazzi imparino a rispettare gli altri e sé stessi attraverso la conoscenza e possano essere loro i fautori di una società del domani più giusta, che ci faccia dimenticare questa italietta uscita fuori dalle pagine consunte di una brutta rivista degli anni sessanta.

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No al presepe gender di Madrid: la svolta a destra del Corriere https://blogs.gay.it/diritti-e-rovesci/no-al-presepe-gender-madrid-paolo-mieli https://blogs.gay.it/diritti-e-rovesci/no-al-presepe-gender-madrid-paolo-mieli#respond Tue, 05 Jan 2016 10:53:10 +0000 http://www.gay.it/blogs/?p=2251

reinas-magas-madridNé con il preside di Rozzano, né con la sindaca di Madrid. Lasciate in pace i Re Magi, nella Betlemme di 2016 anni fa.

Il Corriere della Sera con un sorprendente editoriale d’apertura a due giorni dall ’Epifania che, notoriamente, tutte le feste porta via, torna invece sulla polemica a favor di presepe iniziata proprio, lo ricorderete, col periodo natalizio e il famoso, suo malgrado, dirigente scolastico lombardo che bloccò le recite coi canti di Natale e che pare debba concludersi addirittura guardando a Madrid dove la neosindaca, Manuela Carmena, eletta in quota Podemos, festeggerà l’arrivo della stella cometa a Betlemme con delle reinas magas, barbute regine nel ruolo che fu dei virili magi, che invece, nella versione madrilena, saranno in tutto simili alla cantante Conchita Wurst, già vincitrice dell’Eurofestival 2014.

paolo-mieli-corriereCi torna, il Corriere, con un lungo fondo firmato dall’ autorevolissimo, già due volte direttore, Paolo Mieli intitolato “L’offensiva dei troppo corretti” che, mirando alla prima cittadina della capitale spagnola, vuole essere un attacco a più ampio raggio al pensiero, da diversi decenni radicato a sinistra e da più parti definito con aggettivi quali “buonista” o simili, poiché intende ammorbidire, cambiare, smussare tutti gli spigoli culturali, per lo più espressioni di uso comune, finiti nei secoli inevitabilmente dentro opere d’arte, di letteratura soprattutto ma anche di teatro, cinema e divulgazione . Un perbenismo mirato al cosiddetto politically correct che in realtà – ha ragione Mieli nella sostanza – sta diventando, una vera e propria offensiva in realtà per niente buonista, semmai moralista che – ci prendiamo noi la licenza – somiglia più ai mutandoni e alle orrende foglie di fico che tra il Quattrocento e il Seicento (ma in realtà anche dopo) hanno depurato e deturpato opere d’arte, persino il Giudizio Universale di Michelangelo, da naturali nudità che all’ epoca erano ritenute scandalose. Il tutto, anche allora, all’insegna del pollitically correct sia pure, apparentemente, nella direzione assolutamente opposta a quella che guida oggi la sindaca di Madrid, animata dal sacro fuoco delle pari opportunità, capace persino di arrivare a snaturare il gender dei primi testimoni dell’Epifania di Gesù Bambino.

corriere-della-seraL’editoriale d’inizio anno di Mieli sul Corriere della Sera che – non a caso – cita sull’ argomento anche uno dei commentatori di punta di via Solferino, Sergio Romano, già opinion leader d’ambito liberalconservatore, potrebbe segnare una nuova scelta di campo del giornale ammiraglio di casa Rizzoli, in un periodo storico-politico italiano che è di riposizionamento attorno alla figura centrale di Matteo Renzi, del suo Governo e della sua versione del Pd, sempre più in ottica “partito della nazione” e attorno al quale anche i principali organi di informazione stanno procedendo.

gay-pride-eccessiLegittimamente il quotidiano milanese, da sempre voce della borghesia laica e moderata, esplora anche l’area a destra del presidente del Consiglio, un tempo tenuta in pugno da Silvio Berlusconi e oggi del tutto priva di rappresentanza e di voci, anche dal punto di vista editoriale.

Una fascia ampia di popolazione che non va né al Family Day né al Gay Pride proprio perché infastidita dagli eccessi che domani, certamente, non amerà la versione madrilena e un po’ transgender dei Re Magi sui quali l’editoriale di Mieli conclude stravolgendo a suo favore il celebre detto del poeta messicano Francisco de Icaza al cospetto dell’Alhambra e del Palazzo della Madraza dei quali disse: “Nella vita non vi è pena maggiore dell’esser cieco a Granada”.

“Sacrosanto” conclude Mieli “Anche se consideriamo una sofferenza più afflittiva dell’essere ciechi a Granada, quella di godere di una buona vista a Madrid. Quantomeno domani sera (oggi n.d.r.) quando sfileranno le regine barbute di Manuela Carmena.

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Je suis Krancic: quando la satira colpisce i gay https://blogs.gay.it/diritti-e-rovesci/je-suis-krancic https://blogs.gay.it/diritti-e-rovesci/je-suis-krancic#comments Thu, 03 Dec 2015 08:00:19 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2046

alfio-krancic“L’Europa culattona dei gay pride e delle teorie gender non sa rispondere con la dovuta forza alle minacce dell’Isis“, profetizzava a giugno, con grezzi tratti di salace satira, il vignettista irregolare di destra Alfio Krancic. Uno ruvido, Alfio, ma anche geniale e non bacchettone. Uno che sa farti incazzare, riesce a suscitare le ire con la sua matita aguzza come il suo cognome. Ma tant’è. Esule fiumano, già collaboratore de La voce della fogna, provocatoria storica pubblicazione della destra anni Settanta, da oltre vent’anni è la vignetta quotidiana de il Giornale fondato da Indro Montanelli. Su L’Indipendente come sul Secolo d’Italia, testate che ci hanno accomunati nelle nostre andature, entrambe controcorrente e fuori da ogni schema, c’è stato spazio per la mia piccola penna e per la sua matita esperta che mai ha smesso di essere ribelle.

Vignetta_KrancicOggi la vignetta coi culi e i culattoni finisce all’indice di Vanity Fair sotto gli strali, le urla, dell’attore Carlo Gabardini. E Alfio si schernisce come chi sa di averla fatta grossa ma parlando con me mi racconta due pezzi di verità, purché non suonino come una giustificazione. La vignetta è di molto precedente ai tristi fatti di Parigi e quindi, per quanto il disegno possa essere urticante (e lo è) non si può incolpare l’autore di una allusione retroattiva. I vignettisti, d’altra parte, sono pur sempre giornalisti, disegnatori di cronaca che, da che mondo è mondo, si scrive o si disegna dopo che gli avvenimenti hanno terminato il loro corso, impossibile farlo prima. A Krancic, tuttavia, non serve né interessa una difesa d’ufficio. Era fatta per provocare e mettere alla berlina i gay pride che restano “cialtronerie” secondo l’artista fiumano.

rohm-gayPiù che altro io decido di disturbarlo per annunciargli che proprio a lui – che in una recente intervista ebbe a dire che nessuno per lui avrebbe mai dichiarato “Je suis Krancic” – avrei voluto dedicare il primo post di un blog sul più importante portale d’informazione gay in Italia. Quindi lo saluto, non senza avergli ricordato prima che di culattoni per niente checche nella Storia, anche militare, d’Europa e del mondo ce ne sono stati un fracco. Dai tempi di Leonida re di Sparta con le sue mitiche falangi che hanno difeso la Grecia dall’assalto dei persiani, soldati pederasti che praticavano l’omofilia sui più giovani addirittura come valore pedagogico. Altro che fantomatica “teoria gender“, pratica piuttosto. Alfio mi dà ragione, non senza ricordarmi che in effetti pure il generale Röhm e le truppe naziste delle SA sterminati nella Notte dei lunghi coltelli a frociaggine non scherzavano. Eppure erano gente tosta.

Je-suis-charlie-feature2Come vedete fa incazzare, Krancic, ma nel suo essere ribelle e politicamente scorretto riesce a essere più obiettivo di certa stampa patinata e di moda. Per questo io glielo regalo volentieri il mio voltairriano omaggio. E spero non ci siano troppi finti estimatori della satira che a gennaio dissero di essere Charlie, pronti oggi a scandalizzarsi di fronte al paradosso contrario: una satira che ride di noi gay. E bene sia. Nell’etica del vignettista tutto ciò significa solo una cosa: che abbiamo vinto o stiamo per farlo. Non siamo più oppressi da dark room, cessi, fratte e angoli bui ma frequentatori, ospiti invitati, dei salotti buoni. Gente, magari una comunità, che finalmente conta, o almeno ha i numeri per contare. Tanto da meritarci le pernacchie dei satiri più autentici che mai hanno avuto come obiettivo i poveri perdenti. Anche per questo, oggi più che mai, credo si possa, anzi si debba dire anche “Je suis Krancic“. Che ci piaccia o (meglio) non ci piaccia la sua ironia. È la stampa, bellezze.

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Noi siamo la storia che va avanti, il futuro che non si può fermare https://blogs.gay.it/dario-accolla/catania-pride-storia-futuro-famiglia-gay https://blogs.gay.it/dario-accolla/catania-pride-storia-futuro-famiglia-gay#respond Sun, 05 Jul 2015 14:41:55 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1351

catania_pride2Ho avuto il piacere di essere tra gli organizzatori del Catania Pride 2015, al quale ho contribuito sviluppando il tema di quest’anno, “L’io, il corpo e l’eros”. Sono stato chiamato sul palco, a un certo punto, dai miei amici che hanno voluto la mia testimonianza su quella piazza, di fronte alle migliaia di persone – eterosessuali e non – che hanno sentito il dovere di manifestare per i diritti delle persone LGBT. Confesso che non mi ero preparato nulla e ho deciso di lasciar parlare la mia anima. Proverò, adesso, a ricostruire l’ordito di quel discorso, donato al pride etneo, mettendo in gioco le grammatiche dell’istinto (politico) e della militanza.

“Buonasera a tutte e a tutti! Non posso fare a meno di vedervi e pensare che siete bellissimi/e. E come ogni anno sento il dovere di dire – e vi giuro che è qualcosa che provo davvero e non certo un complimento di circostanza – che oggi non dovete ringraziare solo l’organizzazione di questo evento, che ha indubbiamente dei grossi meriti, ma dovete fare un applauso a voi stessi/e, perché senza di voi il Catania Pride non sarebbe possibile. Per questa ragione sono io che dico grazie a voi, per esserci, come sempre. Perché il pride siete voi!

Oggi sono stati fatti molti ringraziamenti da questo palco, che condivido. Ma non posso non ricordare che questa piazza, poco fa, è stata varcata per prima dal gruppo delle Famiglie Arcobaleno. Credo che questo sia un simbolo catania_pride1importante, perché queste famiglie rappresentano, insieme a tutte le altre, una parte del futuro. Sono il nostro domani. I simboli sono importanti, ed è bellissimo che quella promessa di futuro sia stata la prima a prendersi questa piazza, oggi. Ed un applauso va fatto a queste splendide persone, per le loro scelte coraggiose.

Sento dire a volte, a questo proposito, che un bambino ha diritto ad avere un padre e una madre. Penso che un bambino abbia il diritto di avere genitori capaci e possibilmente felici. E bisogna far capire a quelle persone che dicono certe cose, che ogni volta che si pronunciano frasi quali “un bambino ha bisogno di un padre e di una madre” si sta affermando, implicitamente, che i figli e le figlie di noi gay e lesbiche non devono esistere e questa è una cosa che non possiamo accettare. Quei bambini hanno tutto il diritto di esistere, come chiunque altro, hanno la stessa dignità, ed è questo che dobbiamo ricordare a chi si oppone a questa realtà!

C’è un altro saluto che vorrei fare da qui: ad una comunità lontana da noi, che forse poco conosciamo o che non ricordiamo come dovremmo. Gli amici e le amiche LGBT di Istanbul, che la scorsa settimana nella più grande città trans_istanbuldella Turchia hanno fatto un pride e sono stati caricati dalla polizia. Li hanno colpiti con gli idranti, ma loro si sono rialzati e hanno ripreso a marciare. E l’acqua degli idranti, sui loro corpi, propagandosi intorno ha creato l’effetto dell’arcobaleno ed anche quello è un simbolo, un simbolo importantissimo! Rappresenta il fatto che noi non ci fermeremo mai, ci rialzeremo sempre e marceremo verso il raggiungimento della piena uguaglianza!

Questa piazza oggi ha detto sì – alzando i cuori tutti e tutte insieme, nel flash mob di prima – alla nostra dignità di persone LGBT. Quel sì è venuto anche da lontano. È venuto dall’Irlanda, col referendum di maggio. È venuto la settimana scorsa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha reso legale il matrimonio in tutto il paese. Noi siamo la storia che va avanti, noi siamo quel futuro che non si può fermare. Questo oggi è il Catania Pride: non ci fermeranno perché è questo che siamo qui, noi, oggi. Protagonisti e protagoniste di quel percorso verso il domani. Grazie a tutte e a tutti, grazie Catania!”

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Se Luca fosse grande gli spiegherei cosa succede in Usa e cosa qui https://blogs.gay.it/michele-giarratano/figli-matrimonio-gay-usa https://blogs.gay.it/michele-giarratano/figli-matrimonio-gay-usa#respond Thu, 02 Jul 2015 10:31:34 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1329

lostessosiLuca come ogni mercoledì sera che si rispetti è andato a dormire presto: forse continua a temere che in tv ci sia The Voice.
Stasera invece avrebbe sentito buona musica: dalle finestre di casa spalancate oltre ad un po’ di aria fresca arriva ben distinta la voce di Tiziano Ferro, impegnato in un mega concerto che visto il numero di omosessuali coinvolti si gioca senz’altro il titolo di evento gay dell’anno con il Pride.
Io intanto distrattamente penso agli eventi di questi giorni e fantastico su quanto sarebbe bello poterli già raccontare al mio piccolo nano, senza dover aspettare qualche anno.

Luca essendo nato negli Usa ha la doppia cittadinanza, americana ed italiana.
Se fosse più grande gli spiegherei che pochi giorni fa, in una delle due nazioni in cui ha la cittadinanza, la Corte Suprema ha riconosciuto con una sentenza storica il diritto costituzionale al matrimonio fra persone dello stesso sesso in tutti gli stati.

matrimonio_usa_figli2Gli spiegherei che questa decisione è stata presa anche e soprattutto nell’interesse di persone come lui, figli che crescono in famiglie omogenitoriali, perché (cito testualmente) “dando un riconoscimento e una struttura giuridica alla relazione tra i loro genitori, il matrimonio consente ai figli di comprendere l’integrità e l’unione della loro propria famiglia e la sua corrispondenza con le altre famiglie nella comunità e nelle loro vite quotidiane” conferendo anche “la permanenza e la stabilità che sono rilevanti per l’interesse superiore dei figli”. Secondo la Suprema Corte, inoltre, il mancato riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso, fa soffrire ai loro figli “lo stigma di sapere che le loro famiglie in qualche modo sono inferiori. Essi soffrono anche i significativi costi materiali dell’essere allevati da genitori non sposati, venendo relegati senza nessuna loro colpa a una vita familiare più difficile e incerta”. Le leggi che vietano il matrimonio fra persone dello stesso sesso, in definitiva, secondo la Corte Suprema “pregiudicano e umiliano i figli delle coppie omosessuali”.

matrimonio_usa_figli1Se Luca fosse più grande, sentendo queste cose, sarebbe fiero di essere anche americano, e meno fiero di essere cittadino di una nazione in cui non si riesce tutt’oggi ad approvare una legge che estenda il matrimonio a tutte e tutti, ed è tuttora in salita persino l’approvazione di una legge sulle unioni civili che includa la stepchild adoption e gli consenta di avere finalmente due genitori legali anche qui in Italia (perché negli USA, fin dalla nascita, Luca ha due papà anche legalmente).
Se fosse più grande forse Luca biasimerebbe chi è sceso in piazza a Roma per negargli i diritti che gli spettano, chi vuole condannarlo allo stigma di sapere che la sua famiglia, in questo paese, non ha tutele ed è in qualche modo inferiore, di serie B.

Ma quando Luca sarà più grande, forse, tutto questo sarà solo un lontano ricordo, un po’ come il divieto di nozze fra bianchi e neri, perché il progresso non si può fermare e questa sentenza mi conferma che siamo dalla parte giusta della Storia e che le cose presto cambieranno, proprio come mi ha “spiegato” qualche settimana fa una bambina, al parco. 🙂

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Trovare fidanzato prima delle vacanze: si o no? https://blogs.gay.it/liberte-egalite-beyonce/fidanzato-vacanze-spiagge-gay https://blogs.gay.it/liberte-egalite-beyonce/fidanzato-vacanze-spiagge-gay#comments Sun, 28 Jun 2015 11:21:29 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1308

Fra family day e fantascientifiche teorie gender, ci siamo dimenticati di discutere delle cose importanti tipo: fidanzarsi a ridosso dell’estate è giusto o sbagliato?

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Eh sì, perché tra un selfie in posa con un mojito ed una serata a ballare Raffaella Carrà in una discoteca di provincia della pianura padana, può anche scappare di incontrare qualcuno di interessante. Se fosse inverno, non avresti dubbi, inizieresti a stalkerizzare il suddetto muflone come Anna Oxa con i suoi contatti Facebook nella speranza di impalmarlo a primavera, ma siccome è estate dentro di te covi delle resistenze e dei dubbi antropologici. Fidanzarsi a luglio significa tirarsi fuori dalla stagione della vendemmia e dei saldi (letteralmente) come una modella che ingrassa a ridosso della settimana della moda di Parigi. Semplicemente non ha senso. Dall’altro lato, c’è la possibilità che questo muflone vi aggradi molto e che possibilmente sia l’uomo della vostra vita o almeno del vostro 2015. Dunque che fare?

 

Ecco una lista di 5 pro e 5 contro del fidanzarsi a ridosso dell’estate. Iniziamo dai contro:

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  • Dopo le fatiche che avete fatto in palestra per farvi spuntare un barlume di tartaruga sul ventre, non sprecherete tutta questa fatica per una relazione monogama. La monogamia fa ingrassare, ricordatelo.
  • Avere un fidanzato estivo significa riprogrammare tutta la stagione compresa la vacanza che avevate organizzato a Mykonos con i vostri amici gay del cuore. Siete sicuri che la speranza di un amore valga i 2000 euro già pagati con la carta di credito di vostra madre?
  • Siate onesti, la probabilità che voi rimaniate fedeli d’estate equivale a quella di Lorella Cuccarini che finalmente conduca un programma di successo. Un eventualità che non accade dal 1995.
  • Essere fidanzati d’estate, significa riprogrammare tutte le foto profilo di facebook. Niente più sguardo da pantera tipo Victoria Silvestedt arenata su una spiaggia californiana ma semmai dolci e suggestive immagini di voi innamorati che camminate al tramonto. Praticamente la bacheca di Silvia Toffanin. Che noia.
  • Bisogna stare atAFpage1(beach)tenti alla selezione. Si sa, al cuor non si comanda, ma chi è il pazzo che vuole una relazione seria estiva? Non vorrei che il vostro pretendente fosse uno squilibrato. Ed è un attimo che vi ritrovate accoppiati con il prete catecumenale Kiko. Quello che dice che è colpa delle donne il femminicido. Bisogna fare molta attenzione.

Adesso però è arrivato il momento dei pro:

 

  • Siamo onesti. Dovreste recarvi a Medjugorie e ringraziare chi di dovere se avete incontrato finalmente qualcuno che ve s’accolla. Invece di farvi mille pippe mentali dovreste reagire come le signore di settant’anni che vincono la lotteria Italia condotta da Antonellina Clerici: tachicardia, grida incomprensibili in clericiantichi idiomi pre-indoeuropei e sbalzi ormonali.
  • Vuoi mettere la differenza tra andare in spiaggia alla ricerca di carne fresca e andarci con un fidanzato bello e fico. Il fidanzato estivo è come il panino con la cotoletta portato da casa, vi risparmia l’ansia di cercare sotto il sole un chiosco decente per mangiare. Quanti ne vedo ogni anno di tipi da spiaggia single che affollano le spiagge gay con lo stesso sguardo famelico di Rocco Siffredi che non sfoga i propri istinti da sei mesi.
  • Il fidanzato estivo, tra le altre cose, può rendersi molto utile in spiaggia: porta le borse, va a comprare i ghiaccioli, spalma la crema sulla vostra schiena. Praticamente è come avere uno schiavo senza passare per schiavisti.
  • Siamo onesti. In certi pomeriggi d’agosto, col caldo infernale e l’afa cercare uno straccio di uomo è davvero faticoso. Il fidanzato estivo è come il cibo take away. Non devi fare lo sforzo di andarlo a prendere perché viene da solo.
  • Avere un fshutterstock_1151034551-490x320idanzato estivo apre mille possibilità. Per esempio, al mare potrete mangiare la parmigiana cucinata da vostra madre senza sensi di colpa. E godrete nel guardare i vostri amici single spiluccare una foglia di insalata asciutta nella speranza di un amore fugace. Grassezza ti accolgo, monogamia di benedico.
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Cari gay e lesbiche, c’è bisogno di sporcarsi le mani. Tutti. https://blogs.gay.it/dario-accolla/gay-lesbiche-pride-family-day https://blogs.gay.it/dario-accolla/gay-lesbiche-pride-family-day#respond Thu, 25 Jun 2015 08:03:52 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1300

gay_azione2Qualche giorno fa, uscendo dal bar, c’era un africano che chiedeva l’elemosina. Ho guardato nel portafogli – era mattina presto, temevo fosse affamato e mi sentivo male all’idea che io avessi preso cappuccino e cornetto e lui no – e gli ho regalato un euro. Taglio forse per qualcuno un po’ eccessivo (e non lo nego, anche per me), ma mi è venuto in mente il faccione di Salvini e ho pensato: e vaffanculo! E così ho fatto, mentre il ragazzo sgranava gli occhi e mi ringraziava.

Racconto questo aneddoto per introdurre un’altra questione, che è appunto quella della solidarietà tra minoranze. Nel mio caso, si è trattato di un’interazione gay-migrante. Immigrati, persone LGBT e rom sono le tre categorie maggiormente discriminate, a livelli sicuramente diversi tra loro, dalla società dei normati che si sentono “normali”. Una forma di solidarietà esterna, nel caso specifico. Poi ci sono forme di solidarietà interna, quelle tra persone appartenenti alle singole categorie.

Registro – ma è solo una mia impressione, per cui questo discorso ha il limite dell’opinabilità di ogni esperienza soggettiva – uno scarso appoggio dentro la stessa gay community. Partiamo dai soliti luoghi comuni, quali “le associazioni LGBT pensano solo ai soldi, a fare le feste e fanno schifo” conditi con un imprescindibile “gne gne gne” di sottofondo. Poi chiedi a chi pronuncia questi discorsi “Ma tu cosa fai per la tua comunità?” e la risposta classica è: gay_azione1“Sei arrogante e offensivo, addio!”. La fuga, quindi, rispetto a un’assunzione di responsabilità. Ci sono, ancora, le innumerevoli e immancabili critiche sui pride e sulle nudità, fino all’inclusione dei poliamoristi, ecc. E su questo punto si è discusso abbastanza e credo sia inutile tornarci, almeno in questa sede. Quindi il discorso, nella sua formulazione più quotidiana, si sposta sulla moralità delle associazioni, dipinte ora come uffici stampa per discoteche, ora come luoghi in cui si consumano interessi particolari che farebbero arricchire chi ci sta dentro. Una volta mi si disse che facevo il gay di professione e che mi ero arricchito a spese della comunità: peccato che io insegni (come precario) e percepisca un reddito di 1300 euro al mese. Da dove sia arrivata questa “accusa” di opulenza mi sfugge, ma temo che derivi dall’associazione mentale per cui se sei in Arcigay (o al Mieli o altrove) speculi su immaginarie ricchezze a discapito di una società intera. Riflesso, temo, di un certo moralismo a buon mercato che investe tutta la politica e che riduce in automatico l’impegno civile ad escamotage per fare affari, possibilmente loschi.

Mi sono domandato – anche sui social – dove sono tutti i “froci perbenisti” antipride ora che serve una mano dopo il Family Day. Ne è seguita la solita risposta contro le realtà politiche LGBT. Ho chiesto prova di impegno su quel versante – se pretendi una certa ottimalità, dovrai pur avere i titoli per esigerla, no? – e sono piovute le solite accuse gay_azione3di essere intolleranti con chi la pensa diversamente (e forse abbiamo capito da dove le sentinelle prendono in prestito certe perle argomentative). I più temerari, quelli che di giorno criticano le serate dove poi vanno a perdere la loro pretesa di dignità, se ne escono con: “non ho bisogno di voi, il mio pride lo faccio ogni giorno a lavoro e in famiglia”. E adesso buon per loro se vivono bene la loro identità nel quotidiano, ma a parte il fatto che poi bisognerebbe appurare quanto sia vera questa affermazione in termini concreti, c’è da chiedersi grazie a chi tutto questo, oggi nel 2015, è possibile. Forse per merito del lavoro di volontari e volontarie che, per tutto l’anno, organizzano dibattiti con i politici, fanno educazione alle differenze a scuola, campagne contro l’HIV, danno sostegno psicologico e legale, ecc. E si badi, tutto questo ha un costo e noi non abbiamo l’otto per mille dello Stato con cui le parrocchie poi pagano i pullman per piazza San Giovanni, per capirci. Quindi ben vengano le serate in discoteca che finanziano tutte queste attività.

E ritornando ancora al discorso dell’immigrato di cui sopra e del vostro pride personale e solitario: no, ragazzi miei, quegli atti non sono né pubblici né politici. Sono, appunto, piccole cose (e sicuramente molto importanti) che si esauriscono nel vostro mondo, ma che non necessariamente hanno una ricaduta sociale più ampia. Sarebbe come dire, quando fai l’elemosina, che contribuisci attivamente al problema dei rifugiati. E così non è. Ti fa sentire in pace con te stesso, e va benissimo. Ma sporcarsi le mani è un’altra cosa.

(foto credit: Andrea Contieri, Roma Pride 2015)

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Si scandalizzano per i nudi ai pride, ma dei nudi etero, che dicono? https://blogs.gay.it/dario-accolla/si-scandalizzano-per-nudi-gay-pride-ma-dei-nudi-etero-che-dicono https://blogs.gay.it/dario-accolla/si-scandalizzano-per-nudi-gay-pride-ma-dei-nudi-etero-che-dicono#respond Wed, 17 Jun 2015 14:57:23 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1273

nudo_etero1Facciamo il punto della situazione. Da una parte abbiamo gli omofobi che passano il tempo a cercare foto di uomini nudi sul web per spacciarle come esempio di decadenza
morale dei pride. Dall’altra abbiamo l’ormai riconosciuta categoria del frocio perbenista, che invece di dire a questa gente di badare alla trave conficcata nei loro occhi – e talmente in profondità da non vedere gli eccessi che si consumano dentro le loro schiere, a cominciare dai vescovi che un giorno tuonano contro le coppie gay e l’indomani proteggono preti pedofili – cerca in tutti i modi di rassicurarli, sposando le loro argomentazioni e andando contro chi prova a lottare per i diritti di tutti e tutte.

nudo_etero2Sintetizzando, il pensiero di questi giganti dell’opinione preconcetta e non richiesta è il seguente: i pride sono manifestazioni oscene per le nudità e le allusioni sessuali di cui si fanno portatori. Il fronte omofobo reagisce a tutto questo con sdegno, al suono di “vogliono farci diventare un pugno di pervertiti”, mentre la pleiade frocio-perbenista reagisce con “non dobbiamo scandalizzarli, poverini!”. Or bene, per dirimere la questione, pongo una domanda da cui partire: come viene trattata, nel quotidiano, la rappresentazione dell’eterosessualità? Dove per eterosessualità si intende, appunto, l’esercizio dell’erotismo da parte di una categoria specifica e la sua “ostentazione”. Alle persone LGBT, infatti, si vuol negare la facoltà di rappresentare il proprio vissuto sessuale. Sia con le critiche ai pride, sia con censure di vario tipo: ricordate la storia del bacio in Brokeback Mountain? Ecco. C’è quindi una richiesta di negazione del corpo e della sessualità gay. L’interrogativo che dobbiamo porci è la seguente: l’eterosessualità è sottoposta alle stesse prudenze?

cirinna_emendamenti_cut3Provengo da una terra, la Sicilia, in cui una nota marca di latticini ha fatto una campagna, anche originale, in cui si vedeva il tipico dolce siciliano con la scritta “non fate cassate”. L’allusione alla parolaccia era chiara, il gioco linguistico funzionava. Era la pubblicità della ricotta. E fin qui nulla di male. Poi arriva quella delle mozzarelle. E le cose si complicano: due tette in primo piano e lo slogan “le cose belle dell’estate”. E vai di visibilio per migliaia di maschi etero che al supermercato possono vivere l’emozione di palpare formaggio e immaginare chissà quali peripezie con capresi e insalate. Contenti loro! Ma non è tutto. La stessa marca ha pubblicizzato il latte con un semplice “allattatevi”. Poi guardi il manifesto e pensi a una sessione di bukkake…

nudo_etero3E poiché non ci facciamo mancare nulla, ripensiamo allo spot di una famosa marca di colla, in cui una donna – ovviamente nuda – viene sigillata in un acquario. E che dire di una certa campagna sui salumi, in cui si vede un culo – stavolta maschile, ma di nero – e in cui si allude a un rapporto orale? Così come la nudità, sempre maschile, è stata associata a un manifesto razzista in cui un sedere bianco è mostrato insieme ad altri tre neri con accanto la scritta: “Marchiamo solo le pelli migliori”. Tutto regolare, quindi?

Ci troviamo di fronte a una quotidianità – gli spot sono continuamente sottoposti allo sguardo di chi vi incappa, senza filtri di sorta – che fa del corpo umano, nella sua dimensione sessuale, un oggetto commerciale. Si usano partidi noi (fondoschiena, seni, ecc) per vendere merci. Quale sia il legame tra un gluteo femminile e un prodotto chimico sfugge alla logica, ma per la maggioranza delle persone è evidentemente normale che ciò accada. Veicolare immagini in cui si allude al fatto che la donna sia prodotto di consumo o messaggi razzisti, è vissuto come fatto normale. L’uso politico del corpo, invece, se “esibito” in una manifestazione che reclama piena libertà sessuale – cioè in un contesto e in un giorno specifico – è invece visto come qualcosa di irricevibile e nudo_etero4scandaloso. Adesso, fossi un eterosessuale ci penserei due volte prima di criticare quanto avviene sull’altra sponda. Perché cari omofobi e perbenisti, non avete titoli per insegnare niente a nessuno.

Noi ci travestiamo per disvelare le vostre ipocrisie e ci spogliamo per riprenderci la nostra libertà di essere. Non è un carnevale, più semplicemente si attaccano i vostri fantasmi.
Capisco che è difficile da accettare, ma è l’unica risposta che vi si deve. Perché pretendete da un gruppo sociale una morale che voi stessi non possedete nemmeno. E un po’ di coerenza da parte vostra sarebbe opportuna. Sempre se volete essere credibili.

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10 categorie di persone che si incontrano ai Gay Pride https://blogs.gay.it/liberte-egalite-beyonce/10-categorie-di-persone-che-si-incontrano-ai-gay-pride https://blogs.gay.it/liberte-egalite-beyonce/10-categorie-di-persone-che-si-incontrano-ai-gay-pride#comments Tue, 02 Jun 2015 09:32:14 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1212

Giugno è stagione di Gay Pride, la manifestazione gay più importante dopo l’Eurovision e il sinodo pontificio per eleggere il Papa. Come ogni anno in molte città italiane gay, lesbiche, transessuali, bisessuali ed etero scendono in piazza per chiedere uguaglianza, diritti e rispetto in un paese in cui Angelino Alfano fa il ministro dell’Interno invece che il custode all’Eurospin.

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Detto questo, ho deciso di scrivere un post ironico sulle tipologie di persone che incontriamo ai gay pride. Prima che me lo scriviate voi nei commenti, lo dico io: non è un trattato di sociologia, ma un post scemo ed io non sono Maria Rita Parsi.

10 categorie di persone che si incontrano al Gay Pride:

  • Giacca e cravatta. Il gay in giacca e cravatta solitamente è di destra. Va al Gay Pride vestito elegante, tipo prima comunione di una bambina napoletana, perché dice che bisogna dare l’esempio. Che poi capisco se uno lavora in finanza a Londra, ma se fai il go go boys a Forte dei Marmi probabilmente in vita tua la giacca e cravatta  la metti solo al Pride e al matrimonio di tua cugina Esmeralda.marco-mengoni-look-quarta-puntata-by-ferragamo
  • La palla al piede. L’amica o amico etero (spesso un collega) che ti prega di portarlo al Gay Pride come se fosse una giornata allo zoo. Inizia a tartassarti sei mesi prima e il fatidico giorno si presenta vestito/a come Lady Gaga in Bad Romance. L’epilogo scontato per questa categoria di persone dopo una giornata a marciare per i diritti dei gay sono due: diventare omofobi o diventare gay.
  • L’attivista. L’attivista è una categoria adorabile. Indossa magliettine di cotone che provengono direttamente dal 1997 quando il lillà era un colore ancora in voga. Lo riconosci perché solitamente ha le ascelle pezzate per il caldo. Per lui il Pride è giustamente l’evento più importante dell’anno, è dunque un po’ ansioso a riguardo. Tutte le isterie però passano quando al corteo arriva Vladimir Luxuria, nostra signora dei gay italiani. L’attivista cade in una sorta di estasi mistica alla vista della grande Vlady alla quale chiederà di fare 365 foto in meno di mezzora.
  • Party people. Il party people è il gay che pensa che il Gay Pride sia una specie di carnevale di Rio per commessi di Zara. Non gliene frega una cippa lippa dei suoi diritti (probabilmente non sa neanche di averli), ciò che gli importa è semplicemente trovare la felicità ballando su un carro che suona Lorella Cuccarini, limonando forte il primo muflone che passa senza maglietta. Il party people vive di cose semplici: serate ai magayzzini, finti lavori da Prada, selfie su instagram dopo il work out con l’ashtag #workout, fidanzati palestrati che mangiano solo riso col pollo. Probabilmente lo rivedrai qualche giorno dopo in tv mentre fa la parte del gay discriminato in una puntata di Forum.forum_dallachiesa_bracconeri_senise
  • La sciura bon-ton. E’ quel tipo di sciura che sta ai lati del corteo vestita bene con lo sguardo sdegnato mentre tiene stretta la propria Birkin per paura che qualche Drag Queen immigrata gliela rubi. Il suo modello di donna è Daniela Santanchè. La signora ama gli omosessuali a convenienza, solo se sono parrucchieri, sarti, estetisti, stilisti. Non concepisce l’omosessualità se non associata alla sua bellezza. I gay, per lei, sono meravigliosi quando c’è da cotonare, rappezzare, botulinare, altrimenti sono esseri inutili, privi di alcun significato sociale e degni della peggiore punizione: lo shopping da Marina Rinaldi. La signora in questione probabilmente, cattolica praticante, non sa di avere molto in comune con la comunità LGBTI: per esempio frequenta lo stesso chirurgo delle transessuali brasiliane che guidano il corteo. Infatti a guardarle bene si somigliano molto. Praticamente lei e la trans Donascimienta sono due gemelle separate alla nascita                                        .67037
  • Il fascistello sentinello tavernello marcondirondirondello. Giustamente essendo in democrazia ad ogni Pride c’è il tizio che contesta e ci dice che andremo all’inferno. Quant’è arrabbiato. Quant’è schifato. Bisogna difendere la famiglia naturale. Incontrarlo qualche giorno dopo in una chat gay mentre chiede di essere trivellato come un pozzo di petrolio in Texas ti da la stessa soddisfazione della Russia che non vince l’Eurovision.
  • La frociarola impazzita. Il Pride diciamo la verità è la festa delle frociarole. L’unica giornata dell’anno in cui possono pubblicamente manifestare il loro amore per gli amici gay. E per questo che impazziscono. Si lanciano sui carri per ballare Madonna, limonano chiunque si dichiari gay (per solidarietà), urlano come ossesse. Praticamente sono indemoniate. Ad un certo punto bisogna portarle via perché comunque hanno delle famiglie a casa che guardano il TG2 e potrebbero vederle in topless che ballano la Isla Bonita con la  Donascimienta di cui sopra.     orlando_stefania_valletta_038_jpg_jtig
  • I fotografi etero. Dicono che i gay esagerano durante i Pride, peccato che tutte le immagini sono scattate da fotografi etero che inquadrano solamente tette e culi. Forse sono loro che c’avranno un problema, no?
  • Le bimbo minkia gay. Il mondo è pieno di bimbo minkia che ascoltano Emma e i One Direction e sognano di fare il pubblico ad Amici per cantare sei bellissimo a Luca Argentero. Si spostano sempre in gruppo come fossero una tribù: tutte sbarbate, tutte fonate, tutte col ciuffo. Quando le vedi ti viene voglia di chiamare l’Unicef per il disagio.
  • Il trasgressivo. Il cinquantenne gay trasgressivo è il pilastro della nostra comunità. Senza i suoi soldi e la sua onorata carriera, metà delle saune fra Bologna, Padova e Milano sarebbero chiuse da un pezzo e probabilmente Patty Pravo vivrebbe di stenti alla Stazione Termini. Lo riconosci subito nel corteo: indossa un completino di latex niente male che probabilmente appartiene ad un guarda roba di Cher del 1789.

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In conclusione, chiunque voi siate, chiunque voi amiate, andate al Pride e divertitevi, perché i Pride sono la festa di tutti e ognuno può con orgoglio essere se stesso. Unica preghiera, dato che è giugno e fa caldo, munitevi di deodorante. Baci stellari e buon Pride a tutte e tutti!

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