Coming out – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Tue, 02 Nov 2021 13:56:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 L’eterocrazia è finita: cambiamo noi stessi per poter cambiare gli altri https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/eterocrazia-finita-cambiamo-noi-stessi-per-cambiare-altri https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/eterocrazia-finita-cambiamo-noi-stessi-per-cambiare-altri#respond Tue, 26 Jul 2016 13:13:42 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3323

Una speranza che diventa un desiderio; un desiderio che diventa un obiettivo; un obiettivo che diventa una conquista; una conquista che forse diventerà la comune vita di tutti i giorni. Direi che così possiamo riassumere gli ultimi anni di storia della comunità LGBT.
Un secolo fa eravamo tutti indistintamente ‘pervertiti’, poi, lentamente, siamo riusciti a farci riconoscere come individui uguali agli etero. Da clandestini, costretti a vivere ai margini della società ora possiamo finalmente vantare diritti fino a poco tempo fa inimmaginabili. Dopo tante battaglie anche in Italia finalmente la Legge ci riconosce come cittadini a tutti gli effetti, con tutti i doveri e tutti i diritti. Questo articolo però non vuole essere una celebrazione dell’approvazione del DDL Cirinnà perché, certo, sarebbe fuori tempo massimo. No, questo pezzo vuole essere un’esortazione a portare avanti con ancora più forza la lunga lotta per la totale ed indiscriminata accettazione degli omosessuali, ed anche un invito a non piangersi più addosso.
Il tempo in cui potevamo lamentarci di quanto crudele fosse stata con noi la natura nel farci ‘sbagliati’ è finito, ed è finito anche il tempo del vittimismo: non siamo più vittime indifese in una società eterocratica; gli enormi passi avanti fatti sono la prova che è arrivato il momento di sentirci noi stessi ‘normali’. Come potremo mai essere perfettamente amalgamati al resto della società se noi stessi ci costruiamo realtà ghettizzanti e esclusive, come gruppi di amici o locali. Sembra di essere passati dall’estremo dell’esclusione da parte degli altri all’estremo opposto in cui noi stessi ci autoescludiamo. In una società ideale non esisterebbe nulla di tutto ciò, non si saprebbe nemmeno cosa sia il coming out tanto dovrebbe essere normale l’omosessualità. Certamente questi sono stati mezzi fondamentali per la nostra autodeterminazione, io stesso quando stringo amicizia con qualcuno sento la necessità di ‘confessare’ subito la mia sessualità, ma è proprio perché anche io faccio questi errori che ne colgo l’illogica assurdità. Ora che lì fuori, tra gli etero, i nostri problemi sono diminuiti credo che sia giusto iniziare a lavorare anche su noi stessi. Per il futuro mi auguro una palingenesi dell’intera comunità LGBT ed in essa mi inserisco anche io: sarebbe fantastico se smettessimo noi per primi di sottolineare il confine che corre tra etero e gay, nella speranza che anche gli altri seguano il nostro esempio.
Pensate quando siete voi gay da soli in un gruppo di ragazze e di fronte ad una ragazza oggettivamente bella vi scappa un apprezzamento: le vostre amiche molto probabilmente vi guarderanno stranite. La stessa cosa succede se siete in mezzo ad altri ragazzi a guardare la partita e sottolineate la prestanza fisica di un giocatore, i vostri amici vi guarderanno storto. Se invece non ci fosse la malizia, se non ci venissero insegnate tutte quelle odiose differenze tra esseri umani forse nessuno ricollegherebbe ogni vostro gesto o parola alla sessualità, prenderebbero un complimento ad una ragazza o ad un ragazzo come una banale osservazione. È questo il mondo che sogno io, un mondo in cui le differenze ci siano ma non ne si tenga conto.
Ed è proprio questo il momento di agire: ora che il Diritto è cambiato è tempo di far cambiare anche la più profonda coscienza degli uomini. Anche se gli etero ci accettano in cuor loro permane la consapevolezza di essere diversi: noi dimentichiamoci di queste differenze così che anche loro se ne dimentichino. In particolare a tutti noi giovani, a noi che nel rosa vediamo solo un colore, a noi che non ci stupiamo di una borsa da uomo, a noi che guardiamo con genuino disinteresse alla fluidità sessuale, a noi viene dato questo pesante compito a cui in parte però già stiamo adempiendo. I nostri genitori erano più moderni dei nostri nonni, e così noi siamo più moderni dei nostri genitori, ma come sempre accade, contro ogni logica temporale, le novità influenzano non solo le nuove generazioni ma anche, paradossalmente, le vecchie. Diamo noi il primo esempio così che la nostra visione delle cose dilagando finisca per contagiare chi ci circonda.

LEGGI ANCHE: Disturbiamo la società etero-normata per rivoluzionarla! > >

 

 

 

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/eterocrazia-finita-cambiamo-noi-stessi-per-cambiare-altri/feed 0
Coming out saga: come l’ho detto al mio migliore amico https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-come-ho-detto-sono-gay-al-mio-migliore-amico https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-come-ho-detto-sono-gay-al-mio-migliore-amico#respond Thu, 17 Mar 2016 09:11:04 +0000 https://blogs.gay.it/?p=3018

Fare coming out è un passo difficile da compiere, soprattutto se si è alle prime esperienze: si ha difficoltà a dire, addirittura, a voce alta “Io sono gay” perché, magari, quelle parole non sono mai uscite dalle nostre bocche prima di quel giorno.

Si ha paura, e purtroppo bisogna ammetterlo, del giudizio degli altri, tanto più se sono amici perchè abbiamo paura di perderli. Da un certo punto di vista è utile sempre ripetersi la solita frase “Se non ti accettano allora meglio non averceli come amici!” e andare avanti convinti di ciò, ma poi nei fatti il timore di non essere accettati c’è, eccome. Sarebbe una gran cosa poter affrontare con sovrano distacco momenti così difficili, quantomeno sarebbe di aiuto non prestare importanza al giudizio altrui, ma siamo tutti, in ogni caso, esseri umani e l’amicizia è un valore fondamentale a cui è difficile rinunciare.

amici_maschi_migliore_amico
Ricordo bene quanto mi sudassero le mani quando ho fatto coming out con le mie compagne di classe … pensate che avevo creato un gruppo Whatsapp ad hoc per l’occasione. Sono ancora fresco di rivelazioni sulla mia sessualità, l’ultima delle quali risale a quest’estate, quindi so cosa si prova. Per me non è stato facile fare coming out, o meglio, diciamo che non è stato facile sopportare quei cinque minuti che hanno preceduto la fatidica frase. Ma se con le ragazze hai buonissime probabilità di esser accettato senza problemi, perché dopotutto è scientificamente provato che le donne sono molto più aperte a questo tipo di novità, fare coming out con altri ragazzi diventa una specie di all-in ad un sadico poker in cui in ballo c’è parte della tua vita.

 
amici_maschi_migliore_amicoIl primo ragazzo a cui ho detto di essere gay era, ed è tutt’ora, il mio migliore amico. Nonostante la sua aria a metà tra poeta maledetto e truzzetto con il risvoltino acqua alta-style, nonostante sia la prova vivente del luogo comune per cui gli uomini saranno per sempre degli eterni bambini e nonostante io non lo abbia mai preso molto sul serio, stranamente non ho mai avuto paura che lui la prendesse male. Forse solo un attimo, dopo aver detto la fatidica frase, solo in quel momento ho sentito un brivido al pensiero di ricevere una risposta “negativa” o,  addirittura, di non ricevere alcuna risposta. Invece anche con lui tutto è andato per il meglio: mi ha compreso e ha accettato la mia sessualità. Addirittura non ha nemmeno iniziato a farmi le solite domande che si fanno in queste situazioni del tipo “Ma non ti piacciono neanche un po’ le tette?” , o “Ma ti piace prenderlo da dove esce la cacca?” anzi, con assoluto rispetto, ha sorvolato su quelle che probabilmente erano le sue naturali curiosità e a cui io avrei dato senza problemi una risposta. Ho apprezzato soprattutto quel suo apparente “freddo disinteresse” (passatemi il termine).
Da quando credeva che fossi etero a dopo il coming out il nostro rapporto non si è raffreddato, anzi, è diventato

amici_maschi_migliore_amico

ancora più forte, più forte perché più sincero. Continuiamo a cambiarci l’uno davanti all’altro, quando capita dormiamo nella stessa stanza, e ci aiutiamo a vicenda nelle faccende di cuore: dopotutto, da buon gay, di psicologia femminile ne capisco qualcosa in più di lui e da seduttore incallito lui, di corteggiamento, ne capisce certo più di me! Ci completiamo. Siamo semplicemente amici, né più né meno. Come lui è etero e convive senza problemi con me che sono gay, così io convivo e accetto lui, nonostante giochi allo sport che più odio al mondo! Se lui è il tuo migliore amico, davvero, ti capirà.
Alla fine è un circolo vizioso: il coming out e la sua riuscita dipendono dalle persone che hai davanti e se credi siano quelle giuste vuol dire che le hai scelte bene, e se le hai scelte bene allora devi fidarti di loro. Quindi, ragazzi, non abbiate paura di dirlo ai vostri amici maschi e, in particolare, al vostro migliore amico! Nella peggiore delle ipotesi rimarranno traumatizzati solo per qualche giorno nello sforzo di metabolizzare la scoperta.

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-come-ho-detto-sono-gay-al-mio-migliore-amico/feed 0
Weekend: analisi di alcune tipiche difficoltà nei rapporti omosessuali https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/weekend-film-gay-rapporti-omosessuali https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/weekend-film-gay-rapporti-omosessuali#respond Mon, 14 Mar 2016 15:33:09 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2971

Molti dicono che Weekend è un film d’amore, altri (leggi CEI) dicono che è un film che tratta di sesso e droga. Io non sono d’accordo né con i primi né tanto meno con i secondi.

Si sa, la CEI ha interessi omofobi, perché dietro alla storia di due ragazzi che si incontrano un venerdì sera e passano un weekend insieme a raccontarsi vicendevolmente se stessi e le loro storie di certo vi è poco di sessuale, se non una o due scene in cui i due protagonisti forse più che sesso fanno l’amore. É, forse, proprio l’amore omosessuale è ciò che scandalizza. Ma si tratta davvero di amore?

Glenn e Russell si incontrano in un locale gay, tra i due nasce subito una forte attrazione. Ma quello che sembrava solo un incontro occasionale per sesso, si trasforma in qualcosa di più.   weekendmashup3

Glenn è un omosessuale dichiarato e fiero di esserlo. Lui è uno di quegli omosessuali delusi dall’amore, tradito a ripetizione dal suo ex ragazzo, ormai disilluso riguardo all’amore. Anche se lui dice, forse negandolo, di non essere deluso, ma semplicemente di non crederci e di non cercarlo. Per lui il sesso è diventato qualcosa di quotidiano e fatto con estrema naturalezza, quasi dal non lasciargli più molte emozioni, e ne parla senza vergogna con tutti, amici e non, anche con eterosessuali conosciuti da poco. Da un punto di vista psicologico Glenn fa bene: mostrarsi per come si è, non vergognarsi di se stessi, è quanto di più maturo possa fare un qualsiasi essere umano. Egli vive con molta naturalezza ed orgoglio la sua omosessualità e combatte attivamente per sfatare i miti attorno al sesso omosessuale. E li combatte tanto da avere come progetto proprio quello di raccontare tutte le emozioni e le sensazioni provate dai suoi amanti dopo una notte di sesso: registra i loro racconti della notte appena trascorsa su un registratore per poi formarne delle storie che vorrebbe raccontare ad un ampio pubblico.

Perché Glenn ha capito che l’accettazione dell’omosessualità, come di qualsiasi cosa che non si conosce, passa attraverso la sua conoscenza. Gli omosessuali per primi sono chiamati a far si che questo avvenga non nascondendosi, questo è quello che pensa e cerca di fare Glen.

Ma sulla sua strada non incontra solamente persone chen come lui, si sono accettate e sono altrettanto aperte al mondo, a raccontarsi senza vergogna e a non avere risentimento e non sentirsi scherniti se chiamati “froci”, a sentirsi liberi di camminare mano nella mano, baciarsi in pubblico, parlare con i propri amici. No Russell non è così. Lui non ha dei genitori con i quali fare coming-out perchè è stato affidato a più famiglie e l’unico che è a conoscenza della sua omosessualità è il suo miglior amico, che conosce da quando avevano 12 anni. Bloccato nell’espressione delle emozioni, soprattutto quelle rivolte a Glenn, è timido, impacciato, vergognoso rispetto al proprio orientamento sessuale.

Non-voglio-più-essere-gayIn piscina, dove Russell lavora come bagnino, nessuno conosce il suo vero orientamento sessuale, così come in nessun altro posto. Neanche con il suo migliore amico in realtà ha mai parlato delle sue frequentazioni e avventure sessuali.

Una scena molto significativa racconta di due colleghi di Russell che molto liberamente parlano di una avventura sessuale avuta da uno dei due con una donna e non si preoccupano minimamente che Russell è li di fianco e può ascoltare tutto. Gli eterosessuali”, dirà Glen “parlano sempre di se stessi, ce li ritroviamo sbattuti sui telegiornali, film, riviste, ovunque”.

Ed è vero; questa società è eteronormata. Basata sulle regole di una sessualità considerata “normale” e rappresentata ovunque. Abbiamo esempi di eterosessualità ovunque, ma pochissimi di omosessualità. La mancanza di tali esempi, il non essere rappresentati è un danno che questa società fa a tutti gli omosessuali e a se stessa. Questa non rappresentazione della sessualità e dell’affettività è una delle cause della vergogna che gli omosessuali provano nel fare coming-out serenamente, nel dirsi omosessuali e vivere la propria omosessualità in modo sereno ed aperto, a mostrarsi per strada, a parlare di sé e delle proprie esperienze sia amorose che sessuali anche ai propri cari ed amici, spesso portandoli ad una forte solitudine soprattutto in adolescenza e spesso portandoli a ricercare solamente avventure sessuali per poi vivere, invece, alla luce del giorno false relazioni eterosessuali. Se l’eterosessualità è rappresentabile e riconosciuta, l’omosessualità purtroppo non lo è ancora totalmente, anche se la società sta migliorando e sta diventando sempre più inclusiva. Tuttavia, ultimi dati sul comportamento degli omosessuali in coppia ci dicono questo: tra i 18 e i 24 anni, il 72% degli italiani evita di tenersi per mano, il 49% di frequentare luoghi pubblici, il 43% di parlare del proprio orientamento sessuale in alcuni luoghi. Percentuali che variano di poco con l’aumentare dell’età.    

Gay male couple holding hands

E così Glenn e Russell si ritrovano a parlare di se stessi a capirsi, ma due persone così estremamente diverse tra di loro potrebbero durare più di un weekend?

Quanto a lungo andare sarebbero pesate a Glenn le difficoltà di Russell di uscire allo scoperto? Se la relazione tra di loro fosse durata a lungo Glen sarebbe stato capace di rispettare il volere di Russell di non parlare di loro, di non potersi baciare in pubblico, camminare mano nella mano ecc? Russell avrebbe da parte sua capito quanto, invece, queste cose fossero importanti per Glenn? Per la sua identità, che una volta venuta fuori sarebbe una estrema fatica rimettere dentro l’armadio. Sarebbe come rinnegare nuovamente se stesso. Quanto, davvero, una storia tra due omosessuali uno dichiarato e uno non dichiarato (o comunque non totalmente) è possibile nella realtà?

Purtroppo questa è un’altra delle numerose sfide a cui gli omosessuali vanno incontro quando cercano una relazione stabile: avere lo stesso o simile grado di coming-out. In molte storie, purtroppo, ciò non avviene, c’è molto spesso chi è più apertamente dichiarato e chi meno, e la persona (più) dichiarata deve riuscire a fare a meno di tante attenzioni che il proprio fidanzato non riesce a dargli, soprattutto se in pubblico. Ma non è facile, e spesso succede che quello che dei due è maggiormente dichiarato si senta meno amato ed apprezzato dal partner.

Perciò mi chiedo: quello che hanno vissuto Glenn e Russell non sarà una semplice empatia, e comprensione, di uno splendido weekend?

]]>
https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/weekend-film-gay-rapporti-omosessuali/feed 0
Cosa fare per vivere meglio come omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale#comments Tue, 23 Feb 2016 13:31:38 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2621

Molti studi hanno documentato l’impatto dell’ineguaglianza sociale sulla salute degli omosessuali e bisessuali.

I dati suggeriscono che lo stress sociale sia un fattore causale per lo sviluppo dell’ansia e della depressione, due disturbi di cui gli omosessuali soffrono maggiormente rispetto agli eterosessuali. Soprattutto l’ansia sociale ( che si riferisce alla percezione dell’ambiente sociale come minaccioso e alla paura delle interazioni con gli altri) esprime livelli più elevati nella popolazione LGB che in quella eterosessuale. Essa si svuluppa soprattutto in adolescenza, anni in cui un omosessuale ha un  compito evolutivo molto più complicato, ovvero quello di accettare e costruire un’immagine positiva di sé nonostante l’immagine dell’omosessualità sia denigrata a livello sociale.

Gli adolescenti omosessuali, ma anche coloro i quali arrivano a organizzare il proprio orientamento sessuale in età più avanzata, devono confrontarsi con gli stereotipi sull’omosessualità e con le reazioni degli altri sia emotive (disprezzo, disgusto, paura, imbarazzo, curiosità) che comportamentali (ridicolizzazione, discriminazione, linguaggio offensivo fino a maltrattamenti psicologici, bullismo, violenza fisica).  okGli omosessuali hanno, però, la possibilità di reagire e costruirsi un’immagine positiva e, in questo senso, hanno alcuni strumenti utili perchè essere gay, lesbiche o bisessuali, infatti, non ha solamente lati negativi.

Se si è vittima delle reazioni negative degli altri in quanto nero, arabo o ebreo si può trovare nella propria comunità o nella propria famiglia supporto e aiuto, mentre i gay, le lesbiche e i bisessuali potrebbero non aver fatto ancora coming out (cioè essersi dichiarati come omosessuali o bisessuali) o non essere stati accettati dalla famiglia e dagli amici, perciò diventa più difficile cercare supporto ed aiuto. “La differenza tra un omosessuale ed un nero- dice una frase su facebook che va di moda in questi giorni- è che se sei nero almeno non devi dirlo a tuo padre”.

Eppure il coming out è la miglior risposta a come vivere meglio come omosessuale!

L’invisibilità, celare la propria identità, in casa e negli ambienti sociali, rendono omosessuali e bisessuali ancora più vulnerabili e diventa ancora più difficoltoso per loro alleviare lo stress e trovare supporto sociale e familiare nella comunità di appartenenza.

Attraverso il coming out le persone si creano la possibilità di esprimere ciò che sono, condividere con gli altri le gioie e i dolori, raccontare le proprie relazioni. Al contrario, celare la propria identità induce al monitoraggio continuo delle informazioni che si vogliono inviare agli altri e all’evitamento sociale. Le ricerche segnalano quanto sia nocivo per l’equilibrio mentale nascondere la propria omosessualità o bisessualità soprattutto agli altri significativi. Ciò genera, infatti, una costante tensione emotiva ed un vivere continuamente in fase di allarme: “ho paura che mi scoprano”. Ma essere omosessuali non è assolutamente un crimine e la vita va vissuta per ciò che si è, ricordando che è una sola e non torna più indietro.

Eppure molti omosessuali continuano a non accettare sè stessi e ad utilizzare meccanismi difensivi per non far capire di esserlo: alcuni inventano una vita alternativa da raccontare agli altri e a volte anche a sé stessi ( ad esempio un gay che declina al femminile il racconto delle vicende con il proprio partner, oppure i single che inventano l’esistenza di finte/i fidanzate/i), oppure omettono le informazioni salienti ( per esempio raccontare gli episodi della propria vita non facendo riferimento al proprio partner o parlane e presentarlo/a come amico/a). Tutto ciò disconferma la propria vita affettivo-sessuale e, inoltre, toglie moltissime energie che potrebbero essere impiegate in maniera più propizie oltre a produrre una netta separazione tra vita pubblica (considerata rispettabile e rappresentabile) e privata, spesso vissuta clandestinamente e nel più completo anonimato.

Le ricerche hanno dimostrato che chi è dichiarato ha relazioni più stabili e durature!

imagesgEssere omosessuali ha, inoltre, aspetti positivi ed è su questi che le persone LGB dovrebbero maggiormente riflettere per vivere meglio con sé stessi in quanto omo/bisessuali.

Una ricerca (Rigale et al., 2008) ha provato, attraverso interviste on-line a persone LGB, quali sono alcuni degli aspetti percepiti come positivi (ne riporto solo alcuni per necessità di sintesi, ma ognuno può trovarne di altri nella sua esperienza quotidiana personale):

 

  1. Appartenere ad una comunità, come una grande tribù che può dare forte e positiva energia per migliorarsi e costruire una società migliore
  2. Creare una famiglia di scelta, soprattutto la rete amicale fatta di amici omosessuali
  3. Essere dei modelli di ruolo,una partecipante dichiarava “come lesbica dichiarata sul posto di lavoro ritengo di essere un buon esempio per tutte le persone gay e lesbiche
  4. Senso di sé e autonomia nel giudizio, “Essendo l’omosessualità ancora un tabù, ho dovuto decidere da me se era giusta o sbagliata, così ho un occhio critico e personale su altre questioni
  5. Empatia e comprensione degli altri, “Non sono giudicante perché so come gli altri facilmente mi potrebbero giudicare. Essere “altro” mi ha reso più sensibile rispetto alle altre minoranze e più consapevole dell’accettazione che deve essere costruita nel mondo
  6. Giustizia sociale ed attivismo, “mi piace lottare per i diritti umani”
  7. Relazioni egualitarie e libertà dai ruoli di genere, “Con la mia compagna non ci sono conflitti di potere: condividiamo tutte le incombenze domestiche

Dichiararsi, frequentare associazioni LGBT, crearsi una rete sociale amicale, poter essere liberi di viversi la propria omosessualità lottando per i propri diritti e quelli delle altre minoranze, impegnarsi ad essere di esempio a livello sociale, personale e familiare, liberarsi dai rigidi stereotipi e ruoli di genere sono tutte cose da fare per potersi vivere meglio come omosessuale.

Per quanto nella società permangano pregiudizi, stereotipi e non venga reso facile alle persone LGB viversi per ciò che si è, l’unica via è il coraggio. Coraggio di lottare per un mondo migliore, innanzitutto, a livello personale. Questo è possibile solo attraverso il contatto con l’altro, quindi meno chat, meno Facebook, meno social: c’è bisogno di recuperare il contatto umano con chi ci circonda.

 

 

]]>
https://blogs.gay.it/serena-mente-lgbt/cosa-fare-per-vivere-meglio-come-omosessuale/feed 8
COMING OUT SAGA: la prima volta che ho detto di essere gay https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-prima-volta-che-ho-detto-di-essere-gay https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-prima-volta-che-ho-detto-di-essere-gay#respond Mon, 08 Feb 2016 11:09:17 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2649

Come promesso, oggi torno a parlare della mia lunga e non ancora conclusa avventura nel magico mondo del coming out. Nel precedente articolo della Saga vi avevo parlato del coming out con noi stessi, oggi vi racconto della prima volta in cui ho detto a qualcuno di essere gay. Devo confessare che i ricordi di quella fatidica sera sono un pò confusi, ma i punti salienti li ho ben chiari in testa.best_friend

La prima persona che ha saputo della mia sessualità è stata la mia migliore amica, la mia inseparabile compagna di banco del liceo. A dire il vero non la conoscevo da molto tempo, l’avevo incontrata alle superiori, e nonostante avessimo subito legato non era di certo la mia amica più stretta. Sarà stato il suo volto, che m’ispirava affidabilità, sarà stata l’atmosfera del liceo classico, sta di fatto che verso l’autunno decisi di dirglielo.

Sono sempre stato leggermente egocentrico e non mi sono mai risparmiato quando c’era da fare qualcosa di spettacolare, così dissi a me stesso che non potevo fare questo grande passo in un giorno qualunque: occorreva scegliere bene la circostanza, occorreva fare il coming out più importante nel giorno più importante, e quale giorno migliore dell’ultimo giorno dell’anno?

Così, il 31 dicembre del 2013, mentre mio padre mi stava accompagnando ad una festa, presi il mio cellulare e scrissi alla mia amica che dovevo dirle una cosa importante. E lei, prendendomi completamente alla sprovvista mi chiese così, dal nulla, se mi piaceva il ragazzo di cui le avevo parlato qualche mese prima. Lì per lì rimasi sconvolto. La prima cosa che pensai fu:

Ma come **** ha fatto a capire subito?

Subito ero quasi tentato di negare tutto, come d’altro canto avevo sempre fatto con tutti coloro che precedentemente mi avevano chiesto se ero gay, e come avrei fatto in futuro tante altre volte prima dell’ultimo, fondamentale, coming out. Poi però, (saggiamente), ci ripensai. Stavo per dirle tutto e lei mi aveva preceduto, quindi la “confessione” sarebbe stata addirittura più semplice del previsto! Feci un grande respiro, aprii la tastiera e le scrissi questo messaggio, messaggio che sarebbe poi diventato un modello per tutti gli altri miei coming out:

“Volevo dirtelo da un pò, ma avevo paura della tua reazione. Non è facile per me ma devo liberarmi di sto peso. Se non lo dovessi accettare ti chiedo solo di tenerlo per te. Comunque, penso tu l’abbia capito, sì sono gay

BEST_FRIENDSTutto sommato ero un bel discorsetto, breve, chiaro, coinciso: ero ancora spaventato dalle possibili reazioni altrui, quindi cercavo di anticipare anche le reazioni peggiori con un “se non lo accettassi ti prego di tenere il segreto“. Ripensando a quel messaggio mi viene da ridere: ero così ingenuo e insicuro, e si parla solo di due anni fa. Ora, invece, i tanti coming out che ho affrontato mi hanno sicuramente fatto crescere: ormai lo dico con una sicurezza ed una serenità che allora neppure potevo immaginare!

Dopotutto il coming out instaura un vero e proprio circolo vizioso: dalla timidezza iniziale si passa, amico dopo amico, ad avere una sicurezza sempre maggiore che ti spinge a dirlo a sempre più persone che, a loro volt,a aumentano la tua sicurezza; e avanti così. Alla fine, se ci penso bene, il coming out è come una droga, dopo la prima volta ne vuoi sempre di più! 

Dopo aver inviato il messaggio ammetto di essere andato in iperventilazione per l’ansia, ma la risposta della mia amica ha sorpreso ogni mia aspettativa e demolito tutta la retorica del mio “formale” coming out:

Sì lo avevo capito, ma io ti voglio tanto bene comunque. Non cambiare mai

Hai proprio ragione tesoro, il segreto è non cambiare mai!

Non cambiare anche se un prete mi dice di farlo, non cambiare anche se un bullo mi sfotte, non cambiare anche se gli altri non capiscono. Grazie, grazie perché avertelo detto è stato più utile per me di quanto non sia stato per te sapere che sono gay.

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-prima-volta-che-ho-detto-di-essere-gay/feed 0
COMING OUT SAGA: dirlo è davvero necessario? https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-davvero-necessario https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-davvero-necessario#comments Tue, 05 Jan 2016 11:01:49 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2248

coming-out-adolescenteCon questo pezzo voglio inaugurare una sorta di rubrica, una rubrica interamente dedicata al coming out. La mia idea iniziale era quella di fare un articolo generale su questo particolare rito di passaggio poi però mi sono reso conto che è un argomento troppo esteso e con le sue mille sfaccettature non poteva essere esaurito in venti misere righe.

Col tempo tenterò di parlarvi di tutti questi aspetti, dalla decisione di fare il grande passo al desiderio di raccontare a tutti di essere gay. Vi parlerò della mia esperienza personale, sia degli episodi divertenti sia di quelli spiacevoli, vi dirò a chi l’ho detto, come l’ho detto loro e come ciascuno di loro l’ha presa. E se vi va potrete contattarmi e raccontarmi le vostre esperienze per condividere pensieri, opinioni e, perché no, anche delle dritte. 

Oggi vorrei inaugurare questa nuovissima rubrica riflettendo con voi sul problema, come avrete potuto intuire dal titolo, della necessità o meno di fare questo passo. Di solito siamo abituati a credere che il coming out sia inevitabile, una sorta di rituale da cui non si sfugge, addirittura una tappa obbligata nel percorso di accettazione.

fuck-societySe prendo in considerazione la mia esperienza personale devo ammettere che non appena ho interiorizzato il fatto che mi piacevano i ragazzi non ho sentito assolutamente il desiderio di dirlo a qualcuno. Avevo finalmente trovato la pace, avevo chiare le idee in testa (non illudetevi, è durato poco) e volevo solamente godermi la serenità di aver capito chi ero. Solo col tempo ho sentito il desiderio di sbandierare in giro la mia sessualità ed in quel momento l’ansia ha preso il posto della beata noncuranza del pensiero altrui

Il coming out è sì utile ma non crediate che sia la magica soluzione a ogni problema. Essere gay è un dato di fatto e “confessarlo” dovrebbe essere, credo, nient’altro se non un modo per confermare la sicurezza che voi avete acquisito. Il coming out insomma non porta all’accettazione, è l’accettazione che porta al coming out.

Io stavo bene quando nessuno sapeva di me e starò bene con me stesso sempre, indipendentemente dagli amici e dalla famiglia che potranno accettarmi come no. L’egoistico e incondizionato amore per se stessi è meglio della psicoanalisi e va oltre la sincerità verso gli altri. Se non ve la sentite, se credete che i vostri genitori non lo accetteranno mai, se temete di essere bullizzati non sentitevi costretti a fare coming out. Questo passo non deve provocarvi dei dolori ma dovrebbe al contrario rendervi felici. Il vero coming out non è dire “Sono gay” ma dire “No aspetta, cosa dovevo dire?”.

coming-out-genitoriQuando io mi sono chiesto se dirlo o meno ai miei genitori per esempio ho messo sui piatti della bilancia tutte le possibili variabili: i miei avrebbero potuto sì prenderla bene ma anche infuriarsi. Se si fossero infuriati forse non sarei stato cacciato di casa ma il clima in famiglia non sarebbe stato mai più lo stesso; bronci, musi lunghi, sguardi eloquenti e silenzi innaturali mi avrebbero fatto più male del dire bugie e quindi ho deciso di tenere tutto per me.
Riguardo al coming out con gli amici … beh, questo è un altro discorso e avrò modo in futuro di parlarne. Per ora il mio consiglio è questo: fate coming out se potete permettervelo e soprattutto solo nel caso in cui voi ve lo sentiate!

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/coming-out-saga-davvero-necessario/feed 1
Noi, gay di provincia, a cavallo tra due mondi https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/noi-gay-di-provincia-a-cavallo-tra-due-mondi https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/noi-gay-di-provincia-a-cavallo-tra-due-mondi#respond Sat, 02 Jan 2016 11:35:17 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2210

londra-notteEssere gay non è semplice in generale. Ancora oggi nonostante tutto ci sono persone, e sono molte, che non vedono di buon occhio gli omosessuali; chi per un motivo chi per un altro tutti gli etero bene o male hanno delle riserve nei nostri confronti. E se nelle grandi città questa insofferenza viene velata per quanto possibile, figuriamoci in provincia, nelle piccole città o pseudo tali. E con piccole città intendo anche quei centri che agli occhi di chi ci vive appaiono grandi: io vivevo in una città che a me pareva una metropoli, il viale principale sembrava sconfinato, ma è bastato andare a Milano o a Londra per vedere una vera metropoli.

Lesbians-holding-hands-mediumIo, qui dove vivo come “gay di provincia”, mi stupisco ancora di vedere un ragazzo effeminato o di scoprire che una è lesbica, sono gay ed anche se non mi fa strano vedere due uomini baciarsi su YouTube, tuttavia se vedo due ragazze a mano insieme in centro rimango a bocca aperta. Non credo però sia come alcuni dicono “omofobia interiorizzata” o stranezze simili, io credo semplicemente di essere al confine tra due mondi: uno più esteso, senza orizzonti, un mondo dominato dalla modernità e dall’apertura verso tutto ciò che è diverso, ma legato inevitabilmente ad un altro mondo, quello in cui sono cresciuto, una roccaforte in cui tradizioni e falsi miti determinano ancora la mentalità delle persone. Sono un nativo digitale e ho come valore aggiunto l’età, la mia visione della realtà è molto più ampia di quanto non sia quella dei miei genitori: io vedo come assolutamente normale Scialpi baciare in suo fidanzato ma mi rendo conto che per molte altre persone l’intimità gay sia ancora un tabù, anche se confinato ad una pagina di giornale. Molti pensano che la tecnologia non ci abbia davvero permesso di aprirci al resto del mondo e forse in parte è vero, ma certamente con internet e con la nuova informazione abbiamo oggi la possibilità di vedere i grandi pride di New York, di sapere che non siamo noi unici gay della terra isolati nel nostro paesino in cui nessuno ci comprende, basta andare su Google e migliaia di nostri”simili” ci fanno capire la nostra banale normalità.

gay-simpsonsQuando io ho capito di essere gay mi disperavo al pensiero di essere l’unico diverso, l’unico che non poteva parlare di relazioni e coppia con i genitori, l’unico a non poter essere sereno, ma crescendo ho incontrato molte altre persone come me e ho capito che la parola gay ha un significato ed un peso solamente nella mia personale realtà. Le persone davvero aperte mentalmente non si curano affatto della sessualità altrui e se pensiamo che in provincia la parola gay non viene quasi mai usata, allora teoricamente i piccoli paesini dovrebbero essere considerati non dei covi di retrogradi ma anzi i centri più all’avanguardia in cui chi sei, in fondo, non interessa. A voi sta ora l’interpretazione positiva o negativa di questo “non interessa” …

Nel frattempo se siete dei ragazzi gay di provincia (ma non solo) scrivetemi! Sulla mia pagina Facebook risponderò ai messaggi di chi tra voi vorrà raccontarmi la sua esperienza di gay in una piccola città e magari sarà un’occasione per scambiarsi qualche divertente aneddoto sulla vicina chiacchierona o sulla parrucchiera che sapendo tutto sapeva anche della vostra omosessualità prima che voi lo capiste.

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/noi-gay-di-provincia-a-cavallo-tra-due-mondi/feed 0
Accettarsi: delle montagne russe su cui si sta (sempre) male https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/accettarsi-montagne-russe https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/accettarsi-montagne-russe#respond Wed, 09 Dec 2015 08:04:21 +0000 https://blogs.gay.it/?p=2087

orientamenti sessualiCapire chi ero per me non è stato facile. O meglio, capirlo non è stato poi così complicato, diciamo che il vero problema è stato accettarlo. Io appartengo a una generazione abituata a conoscere tutti gli orientamenti sessuali e a non stupirsene. Etero, gay, lesbiche, bisex, pansessuali, asessuali e così via non sono altro se non nomi che siamo abituati ad usare quotidianamente. Le differenze sociali oggi tra persone di diversa sessualità sono davvero molto ridotte e, anche se il bullismo omofobo è ancora molto presente, non possiamo di certo lamentarci di vivere in un mondo che non ci dà la sua accettazione o addirittura ci emargina. Io stesso ho paradossalmente più amici etero che non gay … anzi, pensandoci bene conosco pochissimi gay, e con amici non intendo solo amiche ma anche ragazzi. Non so se per pura fortuna o perché so scegliermi bene gli amici, ma nel fare coming out con gli amici non ho incontrato nessuna resistenza. Forse una sola persona ha fatto davvero fatica ad accettarmi, una persona che per tanti mesi non ha voluto saperne nulla di me e che si rifiutava di riconoscermi … ero io.

censoredEro in quinta elementare: in aula di informatica alcune mie compagne di classe aveva cercato delle donne nude per farsi quattro risate. Io una volta tornato a casa lo avevo raccontato a mia madre che con superficialità aveva commentato :”Beh, avrebbero dovuto cercare degli uomini nudi!” In quel momento la folgorazione: incuriosito sono andato in camera e su Google ho cercato foto di uomini nudi. So che può sembrare una storia surreale ma il mio primo approccio con il mondo gay è stato proprio così: da bambino, curioso di sapere come era fatto un uomo completamente nudo. Certo non immaginavo che quella semplice ricerca su internet mi avrebbe portato fin qui un giorno, e tantomeno pensavo che mi avrebbe cambiato in modo tanto radicale la vita.

Subito dopo quella sera per una settimana la mia quotidianità l’ho trascorsa tra foto più o meno hot. Ormai mi era chiaro che i maschi fossero molto più interessanti delle femmine e all’inizio ero abbastanza tranquillo, pensavo solo a godermi le bellezze della natura. Poi però sono iniziati a sorgere i sensi di colpa, ho cominciato a farmi domande e rapidamente la mia vita è diventata un incubo. Piangevo ogni giorno, continuamente, congiungevo le mani ed in ginocchio scongiuravo Dio di farmi”guarire”. Non volevo assolutamente amare i ragazzi, mi rifiutavo ostinatamente di pensare apprezzamenti sugli uomini, mi auto infliggevo ridicoli test mentali per capire se mi eccitava stare in una vasca con dei surfisti o con delle avvenenti modelle. Ripensandoci mi viene da ridere, ma ricordo perfettamente il dolore che provavo in quei momenti. In seguito, lentamente, ho dimenticato il problema, la mia vita è andata avanti e con le medie sono divenuto devoto, come i miei coetanei, ai siti porno. Erano video da etero quelli che guardavo, un uomo e una donna, poi sono diventati due uomini e una donna ed alla fine, quasi senza rendermene conto, ho premuto sulla sezione porno gay.

Accettarsi: delle montagne russe su cui si sta (sempre) male - giovane computer - Gay.it Blog

Non so bene come spiegarvelo ma la mia vera accettazione non è avvenuta quando piangevo e pregavo, ma è avvenuta lasciandomi andare davanti agli uomini nudi, è stato un passaggio lento, silenzioso, quasi non me ne sono accorto. L’unica cosa certa è che a me piacevano i maschi, i loro corpi, le loro voci e alla fine della terza medie non la vedevo come una terribile piaga ma anzi la vivevo con assoluta leggerezza. Non nego che il mio sia stato un passaggio sofferto e faticoso, ho pagato cara la mia sessualità eppure guardandomi indietro non rinnego nulla, se potessi tornare indietro non cambierei nulla e rivivrei volentieri ogni pianto perché tutto questo dolore alla fine si è dimostrato utile. Ora posso dirmi un ragazzo forte, sicuro di me e sono convinto che questo sia il risultato del mio difficile vissuto, un vissuto che in fin dei conti non mi ha solamente insegnato a curare le mie ferite ma mi ha anche ricompensato con amici stupendi che mi hanno accettato e che ancora adesso mi amano per quello che sono, che mi difendono e che soprattutto mi sostengono.

questionMolto spesso, purtroppo, si sente di ragazzi che si suicidano perché non riescono più a sostenere il peso della vita, perché alla fine del tunnel della scoperta della sessualità non riescono ad intravedere la luce; a tutti loro io porto un grande rispetto e posso capire la loro fatale scelta, ma a chi tra voi sta capitando di scontrarsi con la dura verità vorrei dire questo: sgomenti vi renderete conto o vi siete già resi conto di non essere come tutti gli altri, il fatto che i tempi siano cambiati e che oggi essere gay non crea grossi problemi certamente non vi consola, ma vi dovrebbe consolare sapere che quello che non volete essere in realtà lo siete e fino a quando non lo accetterete non potrete essere davvero voi.

Accettare di essere gay non è scegliere il vostro ruolo nel mondo, è semplicemente conoscersi. Tutti hanno il diritto di rispondere alla domanda “Chi sono?” Non permettete alle vostre paure di farvi allontanare da questa risposta, perché se la otterrete ci penserà lei stessa ad allontanare le vostre paure.

]]>
https://blogs.gay.it/gay-teen-is-the-new-normal/accettarsi-montagne-russe/feed 0
La visibilità batte l’omofobia: venite tutti alla Festa delle Famiglie https://blogs.gay.it/michele-giarratano/la-visibilita-batte-lomofobia-venite-tutti-alla-festa-delle-famiglie https://blogs.gay.it/michele-giarratano/la-visibilita-batte-lomofobia-venite-tutti-alla-festa-delle-famiglie#respond Tue, 28 Apr 2015 11:06:57 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1081

festa_famiglie_blog1L’altra sera sono stato alla Red Square alla Festa Nazionale dell’Unità organizzata a Bologna in questi giorni per celebrare il 70 anniversario della Liberazione, invitato da Matteo&Matteo&Matteo (non sono impazzito, e non mi si è bloccato il tasto “copia e incolla”, sono proprio 3 Matteo 🙂 ) per parlare di questo blog.

La domanda classica, e normale, è sempre la stessa: come mai la scelta di raccontare la vostra storia?
Il concetto cardine è quello della visibilità: senza di essa noi persone gay e lesbiche, e di riflesso noi famiglie omogenitoriali, rischieremmo di non esistere, sparire, non contare… essere, appunto, invisibili.
La visibilità è certamente uno degli strumenti più forti ed efficaci per spazzare via i pregiudizi degli altri.

Avendo scelto come compagno un uomo che è stato prima un leader del movimento lgbt italiano e poi anche un politico, io ho avuto sempre un rapporto abbastanza complesso con la visibilità: non tanto perché avessi problemi a esternare la mia omosessualità, ma perché in certi momenti la visibilità era imposta dai media e non cercata, e la mia privacy familiare veniva invasa senza che io ne avessi controllo.
festa_famiglie_blog3Con gli anni, però, ho avuto sempre più consapevolezza di quanto fosse importante la mia visibilità, non tanto e non soltanto per me, ma soprattutto per gli altri, e lo testimoniavano le decine di messaggi ricevuti su FB di ragazzine e ragazzini che magari avevano letto la mia storia sul giornale locale di Caltanissetta o altrove e avevano avuto il coraggio di fare coming out oppure semplicemente avevano capito che la felicità poteva essere dietro l’angolo anche per loro.

Con la nascita di Luca mi sono a lungo interrogato se fosse giusto o meno raccontare di noi, della nostra storia, della nostra quotidianità.
Non è stata affatto una decisione semplice, perché stavolta non stavo decidendo solo per me, ma anche per lui.
Mentre mi interrogavo mi accorgevo, comunque, che da un lato era praticamente impossibile riuscire a proteggere la sua privacy al 100% (e infatti la notizia della sua nascita è stata pubblicata da Repubblica mentre noi eravamo ancora negli Stati Uniti) e dall’altro che in un bilanciamento di pro e contro raccontare la nostra storia è, probabilmente, la cosa migliore che possa fare, e non soltanto per tutte le altre famiglie arcobaleno e per le coppie omosessuali che desiderano dei figli, ma anche per lui e, scusate se sembro presuntuoso, per l’intera società.

festa_famiglie_blog2Lo vedo tutti i giorni, quando io e Luca incontriamo persone nella nostra vita: chi aveva dei dubbi sulla genitorialità gay vedendoci nella quotidianità spesso cambia idea, e lo stesso sta avvenendo con il blog… Mi scrivono persone che mi dicono che conoscere più da vicino una realtà che sembrava loro distante e non lo è, ha di fatto spazzato via i pregiudizi immotivati.

Mi auguro che questo piccolo contributo che posso dare raccontando di noi, dunque, serva anche solo in piccola parte a Luca e a tutte le sue coetanee e i suoi coetanei per vivere in una società migliore e più inclusiva e che dunque questo rischio di esposizione ne sia valsa la pena.

Tutto questo post solo per invitarvi a conoscere da vicino la nostra famiglia e tutte le altre Famiglie Arcobaleno domenica prossima 3 maggio alla Festa delle Famiglie 2015 a Salerno per scoprire dal vivo che “è l’Amore che crea una Famiglia”.

]]>
https://blogs.gay.it/michele-giarratano/la-visibilita-batte-lomofobia-venite-tutti-alla-festa-delle-famiglie/feed 0
“Prof, mi dicono gay!”: così ho fatto coming out con i miei alunni https://blogs.gay.it/dario-accolla/prof-mi-dicono-gay-cosi-ho-fatto-coming-con-miei-alunni https://blogs.gay.it/dario-accolla/prof-mi-dicono-gay-cosi-ho-fatto-coming-con-miei-alunni#comments Sun, 11 Jan 2015 11:00:08 +0000 https://blogs.gay.it/?p=429

bullismo scuola«Non parlare con me. Se parli con me la gente penserà che sono frocio». Questa è stata una delle frasi che, quando ero adolescente, mi sono sentito dire più volte in classe, nei corridoi, nei bagni della mia scuola. A volte ciò succedeva di fronte gli insegnanti stessi, che si limitavano a invitare al silenzio. A volte imbarazzati, incapaci di reagire e di dire l’unica cosa possibile. Ciò mi umiliava due volte, come essere umano e come studente. E la mia vita è andava avanti così per diversi anni, fino a quando le cose si sono normalizzate. Ho fatto coming out e quel corredo di insulti e di parole acuminate si è dissolto nel nulla. La gente ha paura delle cose che addita come sbagliate e quando queste si palesano con un volto, un nome e il coraggio di dire «sì, è così. E allora?» certe persone scappano via. Come sempre succede ai codardi. Ma questa è, appunto, una storia vecchia. Almeno per quello che mi riguarda.

bullismo scuolaQualche anno fa insegnavo in una scuola di un quartiere popolare di Roma, fuori raccordo. Una scuola ritenuta difficile. Moltissimi migranti, bambini/e i cui genitori si alzano alle quattro e tornano a casa col buio. Persone umili e oneste, ma a causa delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti, spesso assenti. Quei bambini e quelle bambine, in non pochi casi, sono lasciati a loro stessi e lo vedi dai loro volti, dal loro sguardo, quanta rabbia può fare vivere in un mondo che ti descrive come corpo estraneo, ostile, e ti tratta come un reietto. In quella scuola qualcuno ebbe la brillante idea di fare un profilo falso su Facebook con il mio nome, intervallato da un bell’insulto a sfondo omofobico. “Dario er frocio Accolla” mi chiese l’amicizia. Sprofondai in un malessere che pensavo di aver archiviato più di venti anni prima, ma evidentemente certe ferite erano ancora lì, per quanto piccole o lontane. Il sostegno di colleghi e colleghe e delle mie classi stesse mi diede il coraggio necessario. Una volta un bulletto di un metro e novanta, quasi sedicenne, venne perché voleva picchiarmi, a sentir lui. Perché ero frocio. Mi vide da lontano e mi raggiunse. Una mia allieva, nigeriana e bellissima, si frappose tra noi. «Embè? Qualche problema?» e il tipo scappò via. Come sempre succede ai codardi, appunto.

comingout_scuola3L’altro pomeriggio, durante l’ultima ora di lezione, un mio alunno mi ha detto che i suoi compagni di classe lo insultano dandogli del “gay”. Capirete da soli le ragioni per cui ho fatto coming out…
«Non c’è niente di male, ad essere gay» gli ho detto.
«Ok, ma a me dà fastidio!»
«E allora impareremo due cose» ho detto alla mia classe «la prima è che non si dice “gay” per insultare nessuno e la seconda è che se dite questo potreste offendere anche altre persone. Magari avete un prof omosessuale e non lo sapete. Oppure lo sapete, e fate finta di nulla…».
E quando i loro occhi si sono cercati, forse vedendosi scoperti, ho sorriso e sono andato avanti con le mie parole.
«Ho già detto che usare la parola “ebreo” come offesa non fa male solo a chi la subisce, ma a tutte le persone che sono ebree. Ebbene usare “gay” come parolaccia, non dà fastidio solo al vostro compagno, ma rischia di offendere anche me».
Ne è seguita una discussione sul rispetto reciproco, sulla pacifica convivenza e per premiarli ho mandato tutti e tutte a giocare in giardino qualche minuto prima.

coming out giovaniQuanto accaduto quel pomeriggio, nella mia aula, è una tappa di un percorso lungo, che si sovrappone a una vita intera. Credo sia un atto di onestà intellettuale dare un nome alla propria identità, soprattutto di fronte a casi di discriminazione, in un contesto così delicato come quello scolastico. Fare coming out ci rende forti, aiuta ad incontrarsi, a capire che il mostro descritto da chi ne ha paura e scappa via quando lo vede, è solo un essere umano. Forse è per questo che i soliti noti non vogliono che se ne parli a scuola: per non essere scoperti di fronte alla loro vigliaccheria.

Ai miei tempi mi avrebbe fatto piacere che un prof avesse detto ai miei compagni quel «non c’è nulla di male nell’essere gay, non ha senso usare quella parola come insulto». Quel pomeriggio, un po’ grigio e un po’ gelido, ho sanato quella ferita fatta al bambino che ero trent’anni fa. E, lo credo davvero, non solo a lui.

]]>
https://blogs.gay.it/dario-accolla/prof-mi-dicono-gay-cosi-ho-fatto-coming-con-miei-alunni/feed 3