Dario Accolla – Gay.it Blog https://blogs.gay.it I migliori Blog LGBTQ in Italia Thu, 01 Dec 2022 11:21:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 I Sentinelli di Milano e l’appuntamento del 3 ottobre https://blogs.gay.it/dario-accolla/sentinelli-di-milano-3-ottobre-evento-le-nostre-vite-la-nostra-liberta https://blogs.gay.it/dario-accolla/sentinelli-di-milano-3-ottobre-evento-le-nostre-vite-la-nostra-liberta#comments Mon, 14 Sep 2015 15:38:42 +0000 https://www.gay.it/blogs/?p=1646

sentinellimilanocoverL’ironia salverà il mondo. Anche quello LGBT. E soprattutto il mondo etero. Se ne sono accorti “I Sentinelli di Milano”, un movimento che nasce nel 2014 – così come dichiara il suo portavoce, Luca Paladini – in contrapposizione alle famigerate sentinelle in piedi. La scelta del nome è dunque sia politica sia ironica. «Abbiamo lanciato questo messaggio, che è stato poi raccolto da più parti in Italia» dice Paladini. Lo scopo è semplice: «Noi facciamo controinformazione, basandoci non solo sull’ironia ma anche sulla capacità di smontare le tesi dei gruppi omofobi». I Sentinelli nascono da lì. Un movimento spontaneo, “dal basso”, come si direbbe nel linguaggio politico, ma che ha raccolto da subito molte adesioni. «Abbiamo visto che c’era molto interesse rispetto alle nostre iniziative di piazza, nella città di Milano. E così non ci siamo fermati alla sola questione dei diritti delle persone LGBT, ma abbiamo aperto ad altri temi, dai diritti civili, la difesa della legge 194 e altri temi attinenti la laicità».

Da qui, l’esigenza dell’appuntamento del 3 ottobre prossimo, il cui titolo è Le nostre vite, la nostra libertà. «Da troppo tempo il mondo laico non scende in piazza», ricorda ancora Paladini, sostenendo la volontà di andare oltre le tradizionali manifestazioni che caratterizzano la gay community italiana. «Noi riconosciamo i valori dei pride, ma quella è una manifestazione che copre solo un aspetto della laicità. Noi vogliamo fare una giornata di “rivendicazione dell’orgoglio laico”», partendo da una piattaforma programmatica quanto più ampia possibile. Questa la sua specificità. Una manifestazione, quella milanese, che non si ferma solo al momento rivendicativo, ma richiama le istituzioni a una netta presa di posizione rispetto ai temi trattati: «Chiederemo ad alta voce alla politica – che sembra disinteressarsi al tema della laicità o, quando se ne occupa, se ne occupa male – di farsi carico di diritti specifici: dal trattamento di fine vita, di cui ci parlerà Beppino Englaro, al matrimonio egualitario. Dalla fecondazione assistita alla scuola pubblica».

milpridecuoriMomento politicamente strategico, per altro, la data prescelta, visto che da lì a poco meno di due settimane dovrebbero essere approvate – secondo quanto ricordato sia da Monica Cirinnà, sia dalla componente LGBT interna al Pd – le unioni civili al Senato. «Sul mese di ottobre abbiamo poche speranze, in verità» afferma ancora il portavoce dei Sentinelli «e vediamo che adesso ne hanno poche anche i fan del presidente del consiglio. Noi chiederemo il matrimonio egualitario, perché crediamo che la strada di una laicità compiuta passi dall’uguaglianza dei diritti. Questa legge non solo rischia di essere peggiorata nella discussione parlamentare, ma così com’è non ci soddisfa, non ci accontenta, non ci basta».

Intanto sulla pagina Facebook dei Sentinelli e su quella dell’evento – per cui è stato creato l’hashtag #Milano3ottobre – è partita la raccolta dei fondi, necessari per fare fronte alle spese di allestimento del palco, per l’impianto audio e quanto necessario all’organizzazione dell’evento. Il dettaglio dei costi sostenuti – si legge sulla pagina – sarà pubblicato online, in nome della massima trasparenza.
Non rimane che aderire alla piattaforma programmatica e, infine, essere in piazza a Milano, il 3 ottobre per ricordare alle istituzioni e alla società che esiste una voce laica, in questo paese, e che parla le parole dell’uguaglianza e dei diritti.

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Le unioni civili e le parole sbagliate de L’Unità https://blogs.gay.it/dario-accolla/unioni-civili-parole-sbagliate-unita https://blogs.gay.it/dario-accolla/unioni-civili-parole-sbagliate-unita#comments Sat, 12 Sep 2015 12:44:51 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1643

lostessosiDi recente l’Unità ha pubblicato alcuni articoli i cui titoli e contenuti si traducono in attacchi più o meno espliciti alla comunità e alle associazioni LGBT italiane, responsabili del nulla giuridico attuale per l’opposizione al ddl Cirinnà. Credo che non giovi al dibattito in corso, già abbastanza scadente, fare ulteriore disordine. Si fa confusione tra critica del metodo e contestazione alla legge e su un punto occorre essere chiari: le associazioni non remano contro, ma mantengono la loro linea politica sull’ottenimento dell’uguaglianza totale. A legiferare, invece, è il Parlamento. Giusto per capire chi sta nella stanza dei bottoni.

Chiarito ciò, è importante soffermarsi su alcune strategie retoriche e lessicali utilizzate. I titoli recitano: “Chiedere il matrimonio gay è un modo per non fare niente” e “Associazioni lgbt, non siate i nostri peggior nemici”. Il contenuto di quegli articoli poi fa ulteriori specificazioni sull’obiettivo finale, che sarebbe il matrimonio, ma chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la comunicazione on line sa che l’utente si ferma molto spesso alla titolazione. Ed essa, a un primo sguardo, veicola due messaggi fuorvianti: se chiedi il matrimonio egualitario non otterrai mai nulla e chi lo chiede è visto come “nemico”. Mutatis mutandis, è la stessa strategia già messa in atto contro i sindacati, a ben vedere.

25_aprile_gayAncora si trova «stupefacente il comportamento di alcune associazioni lgbt e di una piccola parte del mondo gay nei confronti del ddl Cirinnà». Pensiamo alle argomentazioni delle sentinelle: solo una piccola parte degli omosessuali appoggia certe soluzioni massimaliste, come il matrimonio. La maggioranza delle persone Lgbt disconosce certe rivendicazioni. “Ho molti amici gay e la maggior parte non vuole il matrimonio”, sembra essere il trend delle organizzazioni omofobe. Si recupera lo stesso linguaggio, insomma. Peccato però che di fronte a queste prese di posizione non ci siano dati statistici reali e verificabili. Le piazze dei pride, invece, suggerirebbero tutt’altro.

Leggiamo, poi, che «non è giusto attaccare il Pd, la relatrice Cirinnà e il governo su modifiche necessarie e impercettibili o per partito preso» e magari si ignora che sta nel senso stesso della dialettica democratica criticare chi sta al governo, chiunque egli sia, quando si pensa che stia lavorando male. E accanto a questo, passa il messaggio che certe soluzioni – le stesse che hanno portato alla dicitura “formazioni sociali specifiche” – siano inevitabili e comunque ininfluenti, quando eminenti giuristi ci confermano che le modifiche non sono per nulla impercettibili, come si vuol far credere. La stessa relatrice ha detto, pubblicamente, che quella formulazione è una mediazione al ribasso e che non è disposta ad accettarne altre. Rincarando con «meglio nessuna legge che una cattiva legge». Secondo il pensiero del gay 25_aprile_gay3renziano, anche Monica Cirinnà dovrebbe essere stata contagiata dal virus del “gufismo”, a questo punto.

Emerge quindi un vero e proprio sentimento dell’emergenza, rispetto alla questione: «il Pd sta facendo riforme strutturali molto importanti, ma anche molto impegnative dal punto di vista legislativo. E in tutto questo è riuscito a ricavare uno spazio per i nostri diritti». Insomma, c’è ben altro a cui pensare e nonostante tutto, ci si occupa anche dei gay… Ma la lotta per i diritti civili non dovrebbe essere vissuta con quella marginalità per cui poi arriva il legislatore caritatevole pronto a “concedere” leggi parziali. Concedere è, si badi, il termine che la stessa ministra Boschi ha usato per rassicurare la comunità arcobaleno circa le unioni civili. Ma una società democratica e avanzata è quella in cui una maggioranza “permette” che certi diritti possano esistere, oppure è quella in cui questi hanno legittimità a prescindere dal numero di individui che ne beneficerà? Anche questa è cultura politica dell’inclusione e dell’uguaglianza che nel Pd stenta, evidentemente, ad attecchire in pieno.

Sembra, in buona sostanza, che l’Unità voglia far passare l’idea che quanto elargito dal Pd sia il massimo che un gay possa rivendicare, in attesa di un bene superiore rimandato (guarda caso) sempre a poi. Il 15 ottobre intanto è dietro l’angolo. Non vorrei che si arrivasse a quella data con urgenze ulteriori. Se c’è ben altro a cui pensare, si penserà a ben altro. E se lo dicono anche i gay di partito – e, a sentir loro, la maggioranza delle persone Lgbt del paese – perché non procrastinare chissà per quanto tempo ancora?

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Il castello delle fiabe vietato alle coppie gay https://blogs.gay.it/dario-accolla/castello-coppie-gay-unioni-civili https://blogs.gay.it/dario-accolla/castello-coppie-gay-unioni-civili#comments Thu, 03 Sep 2015 09:00:37 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1586

castello1Facciamo un esempio: volete raggiungere il castello, in cima alla collina nel paese delle fiabe e volete andarci in carrozza, perché è così che funziona nelle storie che ci leggevano prima di andare a dormire. Tuttavia, siccome siete coppie gay, arriva qualcuno che dice di no, non è possibile al momento arrivare al castello, ma potete accomodarvi nella dependance. Alla fine, sta proprio dentro le mura, come gli alloggi reali, l’arredamento è lo stesso, vi servono le stesse pietanze e le tende sono fatte con la stessa stoffa, pregiata e di qualità. Mugugnate un po’, voi volevate il castello delle fiabe, ma qualcuno – sempre gay e vicino a voi – vi fa notare che lamentandovi non arriverete mai in cima e quell’altura e che è meglio dormire in una comoda dependance, che rimanere al freddo e al gelo. E allora accettate e vi preparate per affrontare il viaggio. D’altronde l’importante è arrivare.

Dopo di che, l’indomani, aspettate di partire. Ma a un certo punto vi dicono che, sempre perché siete gay, non potete salire sulla carrozza che vi condurrà alla dependance del castello, ma dovete prendere il calesse. Certo, non è la stessa identica cosa, ma ci sono comunque i cavalli, i sedili sono imbottiti e comodi e poi l’importante è arrivare in cima, no? State lì per lì per pensare che comincia a darvi fastidio questa storia che, siccome siete coppie gmatrimonio_castello2ay, prima niente castello e poi niente carrozza, ma ci sono altri gay che vi fanno notare che a furia di lamentarvi non si arriverà mai in cima alla collina, dove sta il castello delle fiabe. E così abbozzate, l’importante è arrivare. E vi mettete seduti, aspettando di andare.

Il viaggio, tuttavia, per una serie di motivi, non comincia mai. Una volta il cocchiere è stanco, un’altra volta devono ferrare i cavalli, un’altra ancora devono cambiare le ruote o bisogna dare precedenza ad altri convogli, perché la strada per giungere al castello è ripida, tortuosa e ci passa un veicolo per volta. Alla fine vi dicono che sì, forse potete partire, ma a una condizione: la meta finale non sarà in cima al monte, ma dalla parte opposta. Sì, per carità, alla fine alloggerete in un palazzo stupendo, ma sulla collina accanto. Certo, bisogna solo essere un po’ pazienti, ma nel vostro comodo calesse (che non è la carrozza) arriverete nella vostra splendida dimora (che non è né il castello né la dependance che vi era stata promessa all’inizio). In tutto questo vieni anche a sapere che tutto questo è successo perché alcuni abitanti del castello non volevano nemmeno che voi saliste sulla carrozza e che l’espediente del calesse era stato pensato per permetterti comunque di arrivare a destinazione.

Adesso tornate al mondo della realtà e pensate a cosa sta succedendo con il ddl sulle unioni civili. Renzi, durante le primarie che lo videro vincitore con il 70% dei consensi, ci disse che se volevamo il matrimonio non si sarebbe ottenuto nulla. Meglio le civil partnership, con gli stessi diritti ma senza l’adozione. Quindi si scrive il testo sulle unioni civili, che prima aveva riferimenti diretti al matrimonio, poi quella parola viene eliminata e infine, per rendere il tutto digeribile a chi non vi vmatrimonio_castello3uole nel castello – Ncd, Area popolare e cattolici vari – e diviene una “formazione sociale specifica”. Il rischio, l’ho già scritto, è quello di inculcare nella testa delle persone l’idea che le coppie gay o lesbiche con prole o meno non rientrano nel concetto di famiglia. A suggello di questo capolavoro di discriminazione Ncd e centristi, alla fine, non votano la modifica che comunque passa anche grazie al voto del M5S.

Il castello e la magica collina, in tutto questo, sono sempre lì, in un orizzonte che rimane distante. Il calesse, intanto, sembra prendere la sua direzione. In senso contrario all’obiettivo che si voleva raggiungere: la piena uguaglianza. Poi per carità, il palazzo che ci hanno promesso sembrerebbe arredato allo stesso modo, più o meno però, con qualche cosa in meno. Ma non è il castello delle fiabe. E chi vi dice che vi lamentate sempre, a ben vedere, sta nello stesso partito di chi nel castello ci sta e detta ordini. Ma questa è un’altra storia.

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Unioni civili, coscienza collettiva e rischio di inferiorità per legge https://blogs.gay.it/dario-accolla/unioni-civili-rischio-inferiorita-per-legge https://blogs.gay.it/dario-accolla/unioni-civili-rischio-inferiorita-per-legge#comments Mon, 31 Aug 2015 07:50:37 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1546

unioni_civili_serie_b1La retorica utilizzata nel dibattito sulle unioni civili, che a partire dalla riapertura delle camere si promette rovente, è indicativa del clima culturale che si respira nel paese, rispetto alla vicenda in corso. L’anatema di Bagnasco, il silenzio di Renzi al meeting di CL, il famigerato articolo su Avvenire, il balletto delle smentite, le dichiarazioni di Cirinnà sull’eliminare i riferimenti al matrimonio e l’intervista di ieri del premier al Corriere forniscono un quadro indicativo, che non rende onore alle buone intenzioni da cui si era partiti. Dichiara la relatrice della legge: «tutti sanno che questo istituto giuridico non è il matrimonio». Una questione di forma, «la sostanza non cambia». Ma ne siamo così sicuri? Adesso, è comprensibile ogni strategia del caso per licenziare il testo, ma di fatto si immette nella coscienza collettiva un’idea pericolosa: quella della differenziazione giuridica. Una sorta di “sedile” separato per gli affetti di gay e lesbiche, che ci riporta col pensiero a quelle pratiche segregazioniste che tanto andavano in voga in Sud Africa e negli USA degli anni ’50. E non finisce qui.

unioni_civili_serie_b2Intervistato al Corriere, Renzi dichiara che le unioni civili si faranno e che tuttavia si avvieranno politiche per la famiglia, mettendo così in opposizione le due cose. La classe politica, in altre parole, sembra voler legiferare non per creare una cultura della parità giuridica, ma per segnare una distanza tra la norma e ciò che non rientra in essa. Non credo che sia questo lo spirito che ha animato il referendum irlandese e la decisione della Corte Suprema americana, che hanno fatto esultare migliaia di supporter del presidente del Consiglio.

Riguardo questi ultimi, è interessante vedere come tale retorica del separate but equal sia recepita e riutilizzata. Ciò è importante ai fini del consenso rispetto la legge stessa, soprattutto tra coloro che dovrebbero beneficiarne. La strategia argomentativa del gay di fede renziana si basa su tre assiomi: 1) portare a casa il risultato, 2) meglio una legge anche depotenziata che il nulla attuale, 3) solo Renzi ci può dare i diritti. Analizziamo al dettaglio questi tre postulati.

unioni_civili_serie_b4Sul primo: c’è risultato e risultato. E ancora: bisogna vedere come lo si ottiene. Assistiamo da mesi a percorsi ad ostacoli e mille distinguo, si alimentano tensioni e si disseziona una legge come un cadavere per capire cosa metterci e cosa togliere. Tutto ciò è già svilente di per sé. Poi va da sé, rispetto al nulla, anche una briciola è sicuramente qualcosa. Ma se io voglio costruire una nave e mi ritrovo con una zattera, non posso dire di aver raggiunto un risultato. Il termine esatto è fallimento.

Ancora: “poco è meglio di niente”. Affermazione tipica di chi non ha una prospettiva politica di ampio respiro basata sulla piena uguaglianza delle persone LGBT. Elemosina giuridica per cui, a chi ha fame di diritti, si danno almeno le briciole. È questo il concetto di dignità con cui dovrebbero essere trattate le persone, in nome della piena cittadinanza (art. 2 e 3 della Costituzione) a cui dicono di rifarsi i nostri governanti? Lascio a voi la risposta a questo interrogativo.

Terzo aspetto: o Renzi o niente. Premesso che sostenere che qualcuno possa concedere diritti è indicativo del ritardo culturale di chi si avventura in affermazioni simili – i diritti non si “danno”, si riconoscono – mi chiedo: ne unioni_civili_serie_b3siamo proprio sicuri? Il pronunciamento della Corte Costituzionale, le varie sentenze dei tribunali italiani e della Corte di Strasburgo si sono ottenuti proprio in opposizione all’attuale offerta politica che va dal nulla ai DiCo. Si è innescato un processo virtuoso a livello giudiziario che l’azione della politica potrebbe interrompere. La retorica dei gay renziani sembra più funzionale a questo quadro, forse per giustificare la loro permanenza dentro il partito nell’esclusivo interesse della dirigenza e, possibilmente, scalarne i vertici per qualche riconoscimento futuro.

Poi, nessuno lo mette in discussione: va benissimo una legge che dia gli stessi diritti del matrimonio, purché sia il primo passo per la piena equiparazione. Ma se arrivasse un ddl restrittivo e monco, quell’azione progressiva sarebbe compromessa. Nel frattempo, linguaggio e strategie retoriche utilizzate pongono “naturalmente” le persone LGBT in un rango di inferiorità, giuridica e sociale. È davvero questo che vogliamo, per la nostra dignità di esseri umani? Lascio a voi, di nuovo, l’onere di trovare una risposta.

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Per il senatore Malan il matrimonio egualitario è come il nazismo https://blogs.gay.it/dario-accolla/lucio-malan-matrimonio-gay-nazismo https://blogs.gay.it/dario-accolla/lucio-malan-matrimonio-gay-nazismo#comments Fri, 28 Aug 2015 12:21:43 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1524

malan_gay_nazismo4In questi giorni vuoi perché a letto per un “piccolo” incidente avuto a Ferragosto – sì, stavate per liberarvi di me, ma io ho la pellaccia dura e sono ancora qui – vuoi perché il tempo, quando devi stare immobile a letto, passa più lentamente, ho fatto una deroga al mio voto rispetto a sentinelle et similia: il silenzio assoluto. Sì, credo che con questa gente sia inutile dialogare, fosse non altro perché contro i muri puoi solo sbatterci la testa. Quindi ho intrapreso un catfight – non saprei come altro definirlo – col senatore Lucio Malan e i suoi accoliti, spaziando dalle solite assurdità su Mario Mieli (quell’uomo ne è ossessionato) fino ad arrivare al ddl Cirinnà.

In quella che si è defilata come vera e propria sequenza di attacchi e insulti alle persone LGBT, ad un certo punto ho postato un’immagine in cui alcuni omini rainbow travolgevano con un rullo dei tristi figuri. Nell’economia della discussione, rappresentava l’avanzamento dei diritti contro il grigiore dell’omofobia. Non escludo, per altro, che quella foto sia stata creata da omofobi che fanno intendere che siamo così “violenti” da voler schiacciare chi non la pensa come noi, secondo il mantra tanto caro in certi ambienti di silenziosi lettori di piazza. Mi sembrava quindi carino restituire il favore. Tra un piagnisteo e un’accusa di “indicibile violenza” contro gli eterosessuali, una fan di Malan – rigorosamente anonima (chissà perché) come tutta la cricca che ha partecipato allo scambio di tweet – ha risposto così:

malan_gay_nazismo1

Mi è sembrato inevitabile ricordargli come funzionano le cose nel mondo reale (l’immagine ritrae in blu i paesi in cui c’è il matrimonio egualitario e in azzurro quelli in cui ci sono le unioni civili):

malan_gay_nazismo2

Quindi, il senatore Malan ci ha messo del suo, con la solita serenità di giudizio che lo contraddistingue:

malan_gay_nazismo3

Per chi non lo sapesse, quella foto ritrae il mondo sotto il dominio del nazi-fascismo (in nero). Malan ha messo, quindi, sullo stesso piano la lotta per i diritti LGBT con una dittatura sanguinosa che ha generato distruzione e milioni di morti. Credo a questo punto che si sia passato il limite della normale “dialettica” politica, per quanto aspra.

Occorrerebbe che qualcuno ricordasse al senatore che il nazi-fascismo i gay e le lesbiche li faceva fuori nei campi di sterminio. Non saper riconoscere quel limite, per cui la lotta politica non dovrebbe travalicare il decoro istituzionale e il rispetto per le vittime dei campi di concentramento – paragonandole ai loro carnefici – è indice appunto di un profondo degrado istituzionale che grava non solo sulla figura del senatore, ma del suo partito nella sua interezza.

Si spera, perciò, che dentro Forza Italia (e più in generale, dentro il parlamento) qualcuno riconduca certi suoi rappresentanti nell’alveo di una dialettica più civile e meno incline a queste forme di volgare violenza che non solo non rispetta i vivi, ma getta fango e discredito anche su chi non c’è più. Degradante, appunto.

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Chi detta l’agenda del governo sulle unioni civili? https://blogs.gay.it/dario-accolla/renzi-unioni-civili-avvenire-governo https://blogs.gay.it/dario-accolla/renzi-unioni-civili-avvenire-governo#comments Thu, 27 Aug 2015 10:48:02 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1493

coppia_palermo_congedo1L’articolo pubblicato da Avvenire ha gettato in allarme la gay community italiana. Sui social l’opinione è quella che si stia consumando l’ennesima mediazione al ribasso, cattolici e Ncd starebbero remando contro le stepchild adoption e sarebbe in dirittura d’arrivo una riscrittura dell’intero ddl Cirinnà, che snaturerebbe la legge originaria e dilaterebbe ulteriormente i tempi di approvazione. Nell’attesa che Renzi stesso – tirato in ballo dai suoi stessi parlamentari – smentisca quelle dichiarazioni, invito a una riflessione sul perché sarebbe grave se tale scenario fosse reale.

Innanzi tutto emergerebbe l’evidenza che Renzi si fa dettare l’agenda da un partito minoritario, inesistente nelle intenzioni di voto degli italiani, che conta più inquisiti che elettori. Per chi si è proposto come novità totale rispetto al passato, sarebbe una sconfitta sul piano dell’immagine senza precedenti. Sarebbe tragico – per chi ha dipinto la vecchia classe dirigente come un esercito di spaventapasseri di palazzo – scoprire di appartenere alla stessa schiera da cui ha preso le distanze.

renzi_regionaliSecondo poi: Renzi medierebbe solo con la chiesa. Non ha avuto problemi a inimicarsi sindacati e insegnanti quando si è trattato di abrogare l’articolo 18, o di fare una riforma della scuola che assomiglia a un’immane operazione di tappabuchi (con trasferimenti forzati annessi). Ha pure umiliato la minoranza interna del suo stesso partito, accusando di “gufismo” chi gli faceva notare che la sua azione politica seguiva più l’insegna dell’arroganza, che la normale dialettica democratica. Con la chiesa, invece, ha mutato indirizzo. Questo dimostra solo due cose: o il premier ha seguito la sua natura di credente, obbedendo a sua volta a quell’istituzione che detta la linea ai suoi sottoposti (e questa non è democrazia); oppure è tornato all’ovile, stringendo la mano a CL e tradendo l’ala LGBT del suo partito in primis, per poi girare le spalle al resto del paese che crede nell’allargamento dei diritti civili.

bergoglio arcigay napoliDa queste considerazioni ne scaturiscono altre, che investono la comunità LGBT e il movimento che essa produce. A partire dai gay credenti. Da mesi, dopo l’elezione di Bergoglio, siamo stati bombardati da entusiasmi fuori luogo sui cambiamenti in Vaticano. La contrarietà espressa a chiare lettere da Bagnasco fino a qualche giorno fa, dovrebbe farli ricredere. Il loro permanere nella chiesa sembrerebbe obbedire più al timore di chissà quale inferno interiore da scongiurare, ma non incide minimamente sugli equilibri interni dell’organizzazione a cui dicono di appartenere. Discorso che si può comunque estendere ai credenti in generale che si dicono gay-friendly. Se poi vai a messa e fai spallucce rispetto a quanto accade nei palazzi, sei semplicemente complice di un sistema che lavora alacremente per il permanere delle discriminazioni.

Ci sono poi i gay del Pd, renziani soprattutto. Non tornerò sui continui insulti ricevuti da questi quando si è trattato di criticare (e giustamente) provvedimenti irricevibili. Sempre da quelle schiere sono arrivate, pappagallescamente, accuse di gufismo sulle unioni civili quando si è espresso un dubbio legittimo: partire dall’ennesima mediazione al ribasso, non porta poi a ulteriori svilimenti, come ci insegna la storia dei PaCS, poi divenuti DiCo, poi divenuti nulla? Domanda lecita, converrete. Seguita da offese. Sembra che il problema non sia l’irrilevanza di chi fa certa militanza dentro il Pd, ma il timore di chi ragiona basandosi su evidenze storiche. Se quanto scritto su Avvenire dovesse avverarsi, occorrerebbe un azzeramento totale dei quadri rainbow dentro il partito. Perché la responsabilità politica di tutto ciò cadrebbe direttamente su nomi noti e meno noti che – tra varie dichiarazioni contro il movimento – hanno millantato magnifiche sorti progressive che, al momento attuale, sono per lo più un miraggio di chi le esalta.

papa_gay_figlio2In cauda venenum: il movimento LGBT dovrà interrogarsi profondamente sulle ragioni della sua inconsistenza nel rapporto con la politica di palazzo. A cominciare dalle grandi associazioni nazionali, fino a quelle locali più rappresentative. La mancanza di strategia, i veleni interni, la presenza di personaggi mossi da carrierismo o vicini ai partiti, l’incapacità di essere forza sociale autorevole (per non dire temibile) sono tutti argomenti che dovrebbero aprire riflessioni profonde, anche laceranti, e avviare a un rinnovamento radicale di pratiche, dinamiche e rappresentanza.

Nell’augurio che Renzi si pronunci in merito, rimane da sperare che quanto pubblicato da Avvenire sia più una boutade propagandistica che una prospettiva politica reale. Sarebbe grave tornare al Vietnam del 2007 e non solo per i nostri diritti, ma per la democrazia nella sua interezza.

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La morale della chiesa che dice sì ai mafiosi e no alle coppie gay https://blogs.gay.it/dario-accolla/morale-chiesa-funerali-casamonica-coppie-gay https://blogs.gay.it/dario-accolla/morale-chiesa-funerali-casamonica-coppie-gay#comments Fri, 21 Aug 2015 09:23:49 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1484

funerali_casamonica2Era dicembre del 2012. Da oltremanica e da oltreoceano spiravano venti che poi avrebbero portato al matrimonio egualitario in Inghilterra e negli USA. Puntuale arrivò l’anatema di Joseph Ratzinger, che definì le unioni gay come “offesa contro la verità della persona umana” e “ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Formula ripresa dopo il referendum irlandese dal cardinale Parolin, che sentenziò: “una sconfitta per l’umanità”. A onor del vero, in tali scomuniche finiscono anche eutanasia e interruzione di gravidanza. A quanto pare, per i rappresentanti della chiesa – ormai ridotti a ridicola imitazione di guardiani della fede – la libera gestione del corpo rientra in una sfera di fenomeni che avvicinano a Satana, distruggono la società e minacciano (manco a dirlo) i bambini. Amen.

funerali_casamonica1A proposito di eutanasia: ricordate Piergiorgio Welby? Giornalista e attivista radicale, si batté per il trattamento di fine vita. Contrariamente a quanto raccontano i nostri ayatollah all’amatriciana, una legge in merito non comporterebbe lo sterminio di vecchietti che non trovano posto alla casa di cura, ma risolverebbe le sofferenze di chi è in stato terminale. Dovrebbe essere anzi “amore cristiano” (ammesso che questa formula abbia mai significato davvero qualcosa) porre fine, in modo dignitoso, alle sofferenze di qualcuno. E se proprio vogliamo scomodare la sfera del diritto, dovrebbe essere dovere dello Stato provvedere affinché i cittadini abbiano un degno trattamento in casi similari.

Welby fece staccare le macchine e gli furono negati i funerali in chiesa. Il Vicariato di Roma precisò di non voler concedere le esequie perché la volontà di porre fine alla propria vita contrastava con la dottrina cattolica. Se ti suicidi, se interrompi la gravidanza o se più banalmente ti innamori di una persona del tuo stesso sesso, la casa del Signore ti è preclusa. Ricordiamo il caso di Barbara Johnson, che si è vista rifiutare la comunione al funerale della madre. Il motivo? “Sei lesbica, è peccato”. Dio, d’altronde, è fatto così: per ammetterti in paradiso deve rendere la tua vita un inferno. Almeno secondo quanto ci insegnano i vari Bagnasco, Parolin e Ratzinger.

funerali_casamonica3Ho citato il caso Welby perché ieri, nella stessa chiesa che gli ha negato l’ultimo saluto, si è celebrato il funerale del boss Vittorio Casamonica. Esequie pompose, con tanto di banda musicale, musiche del film Il padrino e striscioni inneggianti al “re di Roma” fin dentro la cappella. Fatto non nuovo, nella recente storia del cristianesimo: in Calabria non è raro che la Vergine Maria si inchini al cospetto di qualche capo mafioso… Ma comunque fatto strano e incomprensibile, se guardiamo chi avrebbe dovuto far di tutto per evitare questo tipo di apologia al crimine. Innanzi tutto perché siamo a Roma e forse sarebbe stato il caso di vigilare meglio, dopo i recenti scandali di “mafia capitale” nei quali, tra l’altro, i Casamonica sono coinvolti. È singolare, cioè, che il nostro ministro dell’Interno – tale Angelino Alfano – irriducibile a mobilitare i prefetti per annullare le trascrizioni dei matrimoni di gay e lesbiche contratti all’estero, poi nulla fa per evitare questo insulto alla legalità. E non è l’unico a doverne rispondere. Molti sono i parroci che, da settimane, si sono mobilitati per scongiurare il pericolo del “gender”, mettendo a disposizione pullman e sacrestie per il Family Day e impedire che venga approvato il ddl Cirinnà. Non sembra che gli stessi si stiano prodigando con la stessa forza di fronte a questo tipo di eccessi. Non mi sembra di sentire lo stesso clamore, almeno, da parte dei soliti fedeli indignati. O forse la mafia è omogenea alla dottrina cattolica?

funerali_casamonica4E ancora, ulteriori interrogativi turbano le nostre coscienze di cittadini/e per bene: come mai il parroco della chiesa dello show pro-mafia non ha invitato i suoi fedeli alla morigeratezza che si conviene a un luogo di culto? Sentiremo mai un vescovo qualunque affermare, con la stessa veemenza, che questo tipo di manifestazioni sono un pericolo per la pace o una sconfitta, se non per l’umanità, almeno per il concetto di rettitudine? Perché la sensazione che si ha, da oltre Tevere alla più piccola pieve di campagna, è che si sia persa un po’ la bussola e si confondano le scelte di persone libere e oneste per crimini aberranti. E gli stili di vita di criminali per atti di fede. Sarebbe il caso, da parte di Bergoglio in poi, di rivedere codici etici e ordini di priorità. Se non si vuole apparire ridicoli e senza credibilità alcuna, come succede da qualche tempo a questa parte.

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Dolce e Gabbana, il dietrofrónt e le menzogne che diventano verità https://blogs.gay.it/dario-accolla/dolce-e-gabbana-il-dietrofront-e-le-menzogne-che-diventano-verita https://blogs.gay.it/dario-accolla/dolce-e-gabbana-il-dietrofront-e-le-menzogne-che-diventano-verita#comments Tue, 18 Aug 2015 09:25:30 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1454

dolce_gabbana_dietrofront1Ricordiamo tutti e tutte il caso Dolce & Gabbana. Il primo, alcuni mesi fa, si è scagliato contro le famiglie omogenitoriali, con frasi quali: «Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre […] oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Opinioni di cui si fa benissimo a meno, fosse non altro perché la surrogacy non è come comprare biancheria intima sul Postalmarket. Per non parlare della dicitura “utero in affitto”, che non corrisponde ed esaurisce la realtà delle famiglie arcobaleno, visto che interessa in misura maggiore le coppie eterosessuali.

Non voglio tornare sul caso in sé, perché molto si è già detto. Vorrei però fare notare un tic linguistico che in molti hanno quando si parla di omogenitorialità e omosessualità più in generale: non ne sai nulla, raccogli tutta l’inesperienza dettata dai tuoi pregiudizi e proferisci verità immani. Adesso, funziona così per l’uomo della strada su migranti, rom, donne (sì, anche voi amiche mie…) e ovviamente persone LGBT. Con la differenza sostanziale che se lo dice il barista, la cosa si conclude con una chiacchiera da bancone. Se lo dice un personaggio pubblico, quella inesattezza diventa “verità” mediatica. E il problema è dunque questo: possiamo far passare per reale ciò che è disinformazione, se non vera e propria menzogna? Nel caso di Domenico Dolce, per altro, quel richiamo alla psichiatria denuncia una sostanziale ignoranza rispetto a quanto dice la scienza sulle famiglie arcobaleno, ovvero: i figli e le figlie di genitori LGBT non palesano criticità maggiori rispetto alla prole delle famiglie eterosessuali. Dati APA, studi trentennali. Eppure lo stilista ha sentenziato. In nome di chissà chi e forte di niente. Dovrebbe bastare solo questo per far capire la violenza del caso. Ma la violenza, purtroppo, non si ferma a quelle dichiarazioni.

dolce_gabbana_boycottLeggo qua e là, infatti, commenti sgomenti e scandalizzati di chi fino a ieri applaudiva a Dolce perché, in quanto gay, aveva denunciato l’abominio del mercimonio di bambini e adesso, invece, si arrende alle pressioni dei “lobby gay”. Adesso, io non ho problemi a credere che questa retromarcia possa essere motivata dagli estratti conto delle vendite all’estero dei prodotti D&G. Alla fine, se ti inimichi una fetta di mercato, in un modo o nell’altro devi recuperarla. E non è pressione di gruppo di potere, questa, ma appunto capitalismo. Al di là del fatto economico in sé, emerge però un sostanziale analfabetismo civile in chi si avventura in commenti quali “La lobby gay è la nuova inquisizione. Ovviamente nessuno crede alla sincerità di queste scuse, così come gli inquisitori non credevano alle abiure, ma le accettavano lo stesso come atto di sottomissione” e amenità simili che potete leggere in calce all’articolo apparso sul Corriere.

Non è questione di inquisizione, così come non è questione di libere opinioni. Forse dovremmo parlare di ignoranza, che può produrre un effetto valanga fino ai discorsi d’odio. L’omofobia sociale funziona così e ha, ho cercato di dimostrarlo altrove, un alleato formidabile nella sua riproduzione linguistica più o meno automatica. Sarebbe libera opinione, oggi, se io dicessi che i neri hanno il ritmo nel sangue (ma magari puzzano), che gli ebrei sono attaccati al denaro, che le donne non sanno guidare e che i rom rapiscono bambini? Sì, sarei libero di dirlo. Nessuno me lo vieta. Ma Salvini a parte, chi si avventura oggi a proferire tali enormità in consessi pubblici? Nessuno. Sia perché è dequalificante per chi afferma certi luoghi comuni, sia perché genera, appunto, una comunicazione dolce_gabbana_dietrofrontcollettiva in cui quelle categorie vengono viste non nella loro umanità, ma nella limitazione della stessa. Secondo questa narrazione, spacciata per libera opinione, i gay e le lesbiche sono destrutturanti per la famiglia. Nonostante le evidenze scientifiche che dicono esattamente il contrario.

Ciò che si condanna(va) a Dolce, non è il fatto di essere stato pessimo come qualsiasi italiano medio e mediocre (poi bisognerebbe chiedergli, semmai, quanto ha bisogno uno come lui di scendere a livello di massa incolta e becera), ma di aver contribuito ad alimentare quel clima di diffidenza e inesattezze. Poi ognuno è libero di credere a quello che vuole, dalle scie chimiche alla bontà delle sentinelle in piedi. Ma non spacciamole per opinioni. Stiamo parlando di ignoranza. Errore, a mio giudizio, che occorrerebbe evitare. Sempre.

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Mieli pedofilo? La morale a corrente alternata di Malan & co. https://blogs.gay.it/dario-accolla/mieli-gay-pedofilo-morale-malan-giovanardi-formigoni https://blogs.gay.it/dario-accolla/mieli-gay-pedofilo-morale-malan-giovanardi-formigoni#comments Sat, 08 Aug 2015 14:40:46 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1437

formigoniUn drappello di senatori cattolici si è da poco accorto che il circolo Mario Mieli di Roma ha partecipato alla “Strategia nazionale contro le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere” voluta dall’Unar, da realizzare a scuola. Gli stessi hanno fatto un’interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio chiedendo se sia opportuno che un’associazione intitolata a «un intellettuale che inneggiava apertamente alla pedofilia» possa essere considerata un ente formatore.

Gli eroi in questione sono il classico Giovanardi, l’imbarazzante Gasparri, il semprevergine Formigoni e l’astro nascente dell’omofobia di palazzo, Lucio Malan. Quest’ultimo dice di aver letto gli Elementi di critica omosessuale, riportando le frasi incriminate del libro in cui l’autore inneggerebbe ai rapporti pedofili. Credo che su questo occorra fare molta chiarezza, sia rispetto al pensiero stesso di Mario Mieli sia in merito all’obiettivo dei parlamentari in questione.

interpellanza_mieli

In primo luogo: Mieli non era pedofilo. La psicologia di allora (era il 1977) condannava l’omosessualità come perversione e per opporsi a quelli che l’autore chiamava “psiconazisti”, riabilita tutte le parafilie: coprofagia, zoofilia, necrofilia e sesso con i minori. Il punto di partenza era però estremamente diverso, rispetto a quello che vogliono farci credere i nostri “fantastici quattro”. Mieli, infatti, non teorizzava la libertà dell’adulto di abusare a suo piacimento del minore. Era semmai l’individuo sessualmente libero a poter disporre del suo corpo sin dalla più giovane età.

mieliStiamo parlando di quarant’anni fa e di un modello chiaramente utopistico. È scientificamente accertato – anche dalla psicologia, nel frattempo cambiata – che la sessualità debba avvenire tra soggetti paritari e consenzienti. E non può esserci rapporto simmetrico tra un adulto e un bambino. Ciò porta, va da sé, tutta una serie di implicazioni morali che il movimento LGBT non ha mai messo in discussione, ovvero: non si fa sesso con i bambini. Non siamo mica preti! L’interrogazione dei senatori risulta perciò pretestuosa e con il solo scopo di voler mettere sullo stesso piano pedofilia e omosessualità. Una novità assoluta a ben vedere…

Al di là del pensiero dell’autore degli Elementi, cerchiamo di capire l’assurdità del procedimento culturale portato avanti dai signori sopra menzionati. Partendo da alcune evidenze. Il testo incriminato è stato pubblicato prima da Einaudi e poi da Feltrinelli, case editrici di comprovata professionalità. Ammettere che Mieli fosse un teorico della pedofilia significa screditare in primo luogo chi lo ha pubblicato. Fossi nei responsabili delle case editrici, agirei nelle sedi opportune contro quello che si profila come reato di diffamazione.

Ancora sui senatori in questione, così attenti su quanto accade altrove, ma forse un po’ distratti in casa loro: ricordate il famoso convegno omofobo di Milano con tanto di marchio Expo? C’era un prete, tale don Inzoli, tra i partecipanti, incriminato per atti pedofili. E chi c’era seduto vicino a lui, una fila davanti? Proprio il senatore Formigoni. Prima di chiedere al presidente del Consiglio spiegazioni sul Mieli, forse dovrebbe capire chi fa certi inviti a convegni ai quali lui stesso partecipa, sempre se vuole apparire credibile.

inzoli_convegno_milanoStrano poi che questi signori frequentino piazze e associazioni che si battono in prima linea contro legge 194, divorzio, educazione alle differenze, lotta all’omofobia, unioni civili, ecc, ma che – almeno a mia memoria – mai si siano distinti in una campagna contro gli abusi sui minori interni a quella chiesa cattolica a cui dicono di appartenere e a quella famiglia tradizionale che pretendono di difendere. Non era Gesù, loro leader spirituale, che diceva che prima di guardare alla pagliuzza dell’occhio del vicino occorre togliersi la trave che acceca il proprio sguardo?

E a proposito di testi citati: la condanna all’omosessualità risale all’episodio biblico di Sodoma. Cosa riporta quel testo? Lot, presagendo che i suoi concittadini vogliono stuprare gli angeli mandati da Dio, dice: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini» (Genesi 19, 7-8). Se volessimo ribaltare i termini della questione e giocare a citare passi decontestualizzati, ne consegue che la Bibbia è un testo che teorizza (e sacralizza) lo stupro. Sempre in Italia, per altro, esiste tale “Gruppo Lot” a favore delle teorie riparative che ha partecipato alla famigerata malanpiazza del Family Day, dove c’erano i quattro senatori. Seguendo il loro schema mentale: è opportuno che un politico che si dice “cattolico” possa sedere in parlamento, visti i testi sacri di riferimento?

Ricapitolando: il Mieli è famoso a Roma per il suo impegno civile in ambiti quali salute, contrasto al bullismo omofobico, assistenza carceraria, promozione della cultura, ecc. Ha un curriculum che parla da sé. L’azione politica dei quattro senatori sembra invece orientata a gettare discredito sulle persone LGBT, con pretesti e inesattezze, con l’unico scopo di affossare le unioni civili. Questi i fatti, davanti agli occhi di chiunque. È oggettivamente grave, infine, che per impedire che gay e lesbiche abbiano diritti di base, siano dipinti come potenziali violentatori di infanti. Criminale, oserei dire. E di questo qualcuno, prima o poi, dovrà risponderne.

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Ecco cosa c’è dietro il “no gender” a scuola https://blogs.gay.it/dario-accolla/motivazioni-no-gender-scuola https://blogs.gay.it/dario-accolla/motivazioni-no-gender-scuola#comments Wed, 05 Aug 2015 14:55:03 +0000 https://blogs.gay.it/?p=1425

genderÈ successo giusto ieri mattina. Mi sveglio, guardo Facebook e trovo un’amica che ha condiviso un articolo di una pagina contro il “matrimonio gay”. L’argomento? Il “gender” a scuola, la masturbazione collettiva di bambini, insegnanti compiacenti e apocalissi similari. Mi stupisco che questa mia amica abbia abboccato a una baggianata simile. Così come resto incredulo di fronte alla notizia condivisa, presa da un sito chiaramente omofobo. Chiedo spiegazioni, cambio pagina e trovo un’altra mia amica ed ex collega che ha condiviso la stessa identica notizia. Bene, abbiamo un problema, penso.

La pagina in questione titola: “Mamma disperata dopo un incontro sul gender; ecco cosa accadrà a settembre”. Leggendo l’articolo vengo a scoprire che i miei colleghi e le mie colleghe delle scuole italiane tra poco meno di un mese «insegneranno ai nostri figli che non si nasce maschio o femmina ma si decide che cosa essere» e destruttureranno la famiglia «insegnando ai bambini che mamma e papà non è normale». Rivoluzionato l’insegnamento delle materie scientifiche: «il problema di matematica sarà: Mary e i suoi due papà…» per arrivare, manco a dirlo, alla legalizzazione della pedofilia.

11852730_10152923264090703_614091298_oContinuando a leggere l’articolo, oltre a recuperare il famoso volantino nato e diffuso a ridosso del Family Day viene fuori una non meglio precisata congiura mondiale, ordita dall’UE e dagli USA, con lo scopo di distruggere la famiglia, rendere sessualmente confuse le persone e, quindi, controllare i flussi demografici. Una roba che assume i connotati del fantasy e che ci fa rimpiangere le congetture su scie chimiche e rettiliani, ma che a quanto pare fa presa anche su persone intelligenti e oculate.

Le amiche che hanno condiviso questa notizia, per intenderci, sono sempre state gay-friendly. Una di loro viveva con una mia amica lesbica e conosceva la sua compagna. Si stava insieme, ai tempi dell’università, in modo sereno e pacifico. L’altra voleva addirittura presentarmi un suo conoscente, perché a parer suo saremmo stati una splendida coppia. E allora, di fronte a tutto questo, ti chiedi: cosa è successo per arrivare al punto che due persone siffatte, entrambe laureate e a contatto con le cose del mondo, si siano bevute una sfilza di cazzate simili?

È bastato leggere le loro giustificazioni per capire qual è stato il “black out” mentale. Sono madri e le hanno spaventate. Se hai un figlio che gioca in giardino e ti dicono “guarda che è in grave pericolo”, tu non stai lì a razionalizzare: corri fuori a vedere cosa è successo. Anche se non è successo niente. Poi magari viene fuori che c’è qualche nuvola e c’è il rischio di essere colpiti da un fulmine e che forse la persona che ti ha allarmato o è semplicemente fuori di testa oppure ha bisogno che tu abbia paura. Per poterti controllare. Te e le tue emozioni. Questi gruppi di pressione funzionano così. D’altronde è un istinto antico, ancestrale. Quasi animalesco. La madre difende i cuccioli (contro)attaccando. Non importa di chi sia la mano che si è introdotta nella tana. Intanto, per sicurezza, morde.

11824228_10152923264535703_529800559_nÈ interessante vedere che questi gruppi che paventano il cosiddetto “gender” a scuola siano gli stessi che si scagliano con non poca violenza psicologica e verbale contro le persone LGBT. Attaccando il ddl Cirinnà, per esempio, che non si è ben capito cosa c’entri con le materie di insegnamento. Sempre tali gruppi di invasati religiosi non hanno nessun problema a far passare notizie false, mettendo sullo stesso piano omosessualità e pedofilia. Non mi pare, però, che abbiano mai fatto una sola iniziativa contro gli abusi reali contro i minori, a cominciare da quelli interni a certa chiesa cattolica. Giusto per capire di chi stiamo parlando.

Per dire no alla legge sulle unioni civili, questa gente si inventa di sana pianta interventi educativi che non verranno mai messi in pratica. Fosse non altro perché illegali. È stata una reazione immediata, mi ha spiegato una delle due amiche «il mio terrore da mamma è la pedofilia. Potrei uccidere ma l’innocenza rubata non te la restituisce nessuno». Ecco cosa fanno queste persone per evitare che il ddl Cirinnà passi. Proiettando nella mente di persone ignare immagini orribili. A zero scrupoli. Giocando con le loro paure, per questioni politiche di altro tipo. Questa sì che è una violenza abominevole e reale, perché tocca davvero i bambini e le loro famiglie con immagini orribili. Obbligandoli a pensare a certe cose per dire no a tutt’altro. Occorrerebbe riflettere su questo.

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